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L’arcivernice: Ramon fa un sogno (quarantaquattresima puntata)

Pubblicato il: 13/12/2012 16:11:02 -


“Trascurando l'istruzione, la cultura, la protezione del territorio, il paesaggio, si vede bene cosa accadrà nel futuro: l'Impero Ottomano scomparirà, ed entro breve non ci sarà più”. Visioni e riflessioni nel sogno di Ramon (che ci ricorda qualcosa...).
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Mai avrebbe creduto di poter assistere a un dialogo del genere. Da una parte sedeva per terra, con le gambe incrociate, il Gran Visir Olezzo, responsabile di tutta l’istruzione delle scuole coraniche di tutto l’impero Ottomano; di fronte a lui sedeva Ottis, Satrapo della provincia così detta “l’Anormale” (doveva il suo nome al fatto che là c’era un obelisco pendente, che tuttavia stava su da secoli). E così il Satrapo disse:

“Il primo e più importante dei problemi è quello di ridare dignità agli insegnanti delle scuole coraniche, che sono avviliti sia quanto a orgoglio che nella paga dalla politica di tagli del Sultano Promontorio I, che tu rigorosamente metti in atto”.

“Recentemente sono stato in visita a molte scuole; ho trovato tante belle realtà, tante persone degne”.

Si udì distintamente una voce stentorea fuori campo: “Non sequitur!”.

“Anche quest’ultima uscita del Sultano, che li accusa di pigrizia per non avere accettato di far fare due preghiere in più al giorno, non ha giovato. E poi ha frainteso: il tuo disegno era di farne fare non due, ma ben sei in più. Già ne facciamo cinque, sarebbero divenute ben undici al giorno; persino Allah si sarebbe infastidito. Non si può fermare continuamente il Paese”.

“L’importante è che non sia uno ‘stop-and-go’, ma un processo poliennale. E poi la cosa è comunque decaduta”.

Si udì distintamente una voce stentorea fuori campo: “Non sequitur!”.

“Voglio aggiungere che c’è un brutto clima nelle province. Questa decisione della visir Forno Bianco (era così detta perché discendente da un grande capo pellerossa) di tagliare la mano sinistra a tutti gli anziani dell’impero non ha giovato. E poi credeva che fossero cinquantamila, ma quando le hanno portato, con tanto carri, quasi quattrocentomila mani mozzate, si è dovuta ricredere, e ha addirittura pianto lei stessa”.

“Io sono Gran Visir da solo un anno, cosa potevo fare se non oliare, oliare, oliare?”.

Si udì distintamente una voce stentorea fuori campo: “Non sequitur!”.

“Ma scusa, quando vi riunite nel Gran Consiglio, non puoi chiedere più soldi per le scuole, non puoi fare sentire la tua voce?”.

“No. Nel Gran Consiglio il Sultano vuole che si parli solo di tagli, e di nuove tasse. Dice che deve finanziare il grande banchiere Dragone, che sta alla Mecca naturalmente, e che tiene le finanze di tutto l’Islam. E poi ci sono le spese militari che incombono. Sai che abbiamo comprato ben novanta nuove navi da guerra, con il doppio sistema, sia a vela che a vapore?”.

“Ma in nome di Allah, a chi mai dovremmo muovere guerra? Siamo appena riusciti a far vincere una guerra persino agli Italiani, che non ne vincevano più una dai tempi dei Romani, e abbiamo perso le terre della Tripolitania e della Cirenaica… Noi dobbiamo solo sperare che non avvenga un’altra guerra, che segnerebbe definitivamente la nostra fine”.

Qui Ramon capì che ci si trovava attorno al 1912, dopo la guerra di Libia. Ma la cosa che lo stupiva di più era che questo strano colloquio, seppure di cento anni fa, era dato per televisione, e per questo lui poteva assistervi.

Il Gran Visir Olezzo riprese:

“La politica del rigore è una necessità. Comunque ho un paio di idee per tranquillizzare i tuoi insegnanti. Questa dignità che vogliono quanto costerebbe? Gliela possiamo dare, ma senza oneri per il bilancio dello Stato. Faremo così. Alziamo due pali, noi Ottomani siamo esperti nel genere, e ne mettiamo uno mediano. Anzi, mettiamo tre mediane. Poi li facciamo saltare, e se uno ci riesce gli diamo un titolo onorifico, che ne so, professore ad esempio. Poi però gli diciamo che anche se ha saltato bene, non possiamo davvero promuoverlo, perché soldi per aumentare le paghe non ce ne sono. Non è una bella idea? Poi facciamo anche un concorsone per gli insegnanti delle scuole coraniche dei più giovani, un bel quizzone come un bingo, ma accettiamo soltanto le prime undicimila tombole, su centocinquantamila che giocheranno; diremo che abbiamo finito i fagioli. L’importante è evitare gli ‘stop and go’, ossia la fregatura deve essere continua”.

Si udì distintamente una voce stentorea fuori campo: “Non sequitur!”.

“Trascurando l’istruzione, la cultura, la protezione del territorio, il paesaggio, si vede bene cosa accadrà nel futuro: l’Impero Ottomano scomparirà, ed entro breve non ci sarà più”.

Si udì distintamente una voce stentorea fuori campo: “Hoc sequitur!”.

Ramon si stava riavendo dal sogno, in fondo che stesse sognando ne era sempre stato consapevole. Anzi, in un angolo remoto del cervello un retropensiero continuava a dirgli: per fortuna che è un sogno; quale governo, quale responsabile dell’istruzione di un grande Paese potrebbe fare una politica così dissennata? Quale governante potrebbe sbagliare i conti da cinquantamila a trecentocinquantamila? Chi se la prenderebbe mai con gli anziani, con gli studenti, a tutto vantaggio dei Satrapi, e dei latifondisti?
Ma di chi era quella voce fuori campo, quella che parlava in latino? Si accorse allora che Giulia sedeva di fronte a un frate francescano, dalla figura minuta ma dai lineamenti decisi, che proprio in quel momento stava dicendo:

“È proprio così, Giulia: ‘frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora’! Ecco la regola d’oro del mio ‘rasoio’; o anche, ‘entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem’. E questa è la fine di ogni platonismo”.

“Ma ci dovrà essere un modo per distinguere il caso di una parola che ha un senso, come ‘gli uomini’ dai nomi vuoti, come la chimera o l’ippogrifo…”.

“Certamente. Nel mondo non esistono ippogrifi, ma uomini. Ma ciò che esiste non è “l’uomo in sé”, o l’archetipo dell’iperuranio, bensì i singoli uomini: tu, io, Ramon, papa Bonifacio VIII… Quando dico ‘gli uomini’ non faccio altro che usare una scorciatoia linguistica per non nominarli tutti, uno ad uno; ma mentre Ramon esiste – vedi che è lì che si sveglia – mentre ogni singolo uomo esiste, ‘l’uomo’ in quanto tale tu non lo incontri nel mondo. I nomi collettivi altro non sono che nella voce, sono ‘flatus vocis’”.

Ramon capì bene che si trovava al cospetto del “doctor invincibilis”, del grande Guglielmo da Ockham. Che, al di là delle sue dottrine teologiche e filosofiche (che avrebbero cambiato il mondo, e forgiato per sempre il pensiero anglosassone) fu anche sommo logico. E se una cosa non consegue, non consegue: “non sequitur”, appunto.

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Maurizio Matteuzzi

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