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L’arcivernice: Vivere per la morte (quinta puntata)

Pubblicato il: 16/12/2011 17:02:30 -


“‘Maestro, perché dovrei pensare alla mia morte?’ ‘Ramon, ci pensi sempre e non lo sai’”. Uno studente di filosofia riporta in vita i grandi pensatori del passato. Stavolta si trova a colloquio con Heidegger.
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Ramon era pentito. Mai e poi mai avrebbe dovuto osare tanto: non era pronto per Heidegger. Eppure la sua sfidante curiosità aveva vinto sulla prudenza.

“Così tu puoi partire dalle categorie dell’essere, e ti diventa problematico il fondamento dell’individuo; oppure, all’opposto, puoi partire dall’individuo, e non raggiungerai mai le categorie dell’essere. Ma in effetti tu sei dasein, sei capitare hic et nunc, sei esserci e non essere, e all’essere puoi solo aspirare con ansia metafisica. Puoi scegliere tra proprietà con infiniti individui, o individui con infinite proprietà”.

“Maestro, io mi sento me stesso, mi sento autosufficiente quando ottengo ciò che voglio, io non so se ho bisogno della trascendenza…”

“Io non ho parlato di trascendenza. Tu rimuovi la consapevolezza della tua finitudine, come tutti. Tu vivi nella rimozione del vero problema, la coscienza della morte. La morte è sempre declinata al di fuori: ‘si muore, è morto’, in un panorama entro il quale la propria morte non esiste. Nell’attesa, nel posporre, nel fare i conti con il tuo futuro, tu vivi per la morte, mentre ne attui la rimozione. Solo perché morirai le tue scelte hanno un senso definitivo; perché se tu fossi eterno tutto sarebbe inautentico. Così, tu hai coscienza solo della morte degli altri, della morte come fatto altrui. Come in fondo ci consolava Epicuro. Come avere paura della morte, poi che essa è ciò che necessariamente non incontreremo mai? Fino a che ci sei tu, non ci sarà la morte, e quando ci sarà la morte, non ci sarai più tu”.

“Non c’è Feuerbach dietro a tutto ciò? Il perno di tutto non è la proiezione all’infinito del soddisfacimento dei propri bisogni, l’istanza ‘dio’? Poteva nascere ‘Sein und Zeit’ senza ‘L’essenza del cristianesimo’?”

“La philosophia è per sua natura perennis, Ramon. Certo, il debito a Feuerbach va pagato, e chissà a quanti altri… Da un lato, vedi, Hegel ha scoperto la dimensione storica dello svolgimento; dall’altro la teoresi si dà nell’eterno presente. Pensa al terribile abbrivio di ‘Verità e menzogna’: ‘In un angolo remoto dell’universo scintillante e diffuso attraverso infiniti sistemi solari c’era una volta un astro, su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e più menzognero della storia del mondo: ma tutto durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovettero morire. Quando tutto sarà finito, non sarà avvenuto nulla di notevole’”.

“Hegel ha scoperto la dimensione storica della filosofia?”

“Non lo sai, Ramon? Non c’erano storie della filosofia prima di Hegel. Summule, quodlibetane, manuali sistematici: teologia, ontologia, gnoseologia, etica, estetica. Hai mai visto un manuale di filosofia per i seminari, come la filosofia la studiano i preti? E probabilmente alla fine la sanno meglio dei nostri laureati”.

“Maestro, perché dovrei pensare alla mia morte?”

“Ramon, ci pensi sempre e non lo sai”.

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Note bio:
Maurizio Matteuzzi, insegna Filosofia del linguaggio, Teoria e sistemi dell’Intelligenza Artificiale e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. Studioso poliedrico, ha rivolto la propria attenzione alla corrente logicista rappresentata da Leibniz e dagli esponenti della tradizione leibniziana, maturando un profondo interesse per gli autori della scuola di logica polacca (in particolare Lukasiewicz, Lesniewski e Tarski). Lo studio delle categorie semantiche e delle grammatiche categoriali rappresenta uno dei temi centrali della sua attività di ricerca. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’occhio della mosca e il ponte di Brooklyn – Quali regole per gli oggetti del second’ordine? (in «La regola linguistica», Palermo, 2000), Why Artificial Intelligence is not a science (in Stefano Franchi and Güven Güzeldere, eds., Mechanical Bodies, Computational Minds. Artificial Intelligence from Automata to Cyborgs, M.I.T. Press, 2005). Ha svolto il ruolo di coordinatore di numerosi programmi di ricerca di importanza nazionale con le Università di Pisa, Salerno e Palermo. Fra il 1983 e il 1985 ha collaborato con la IBM e, a partire dal 1997, ha diretto diversi progetti di ricerca per conto della società FST (Fabbrica Servizi Telematici, un polo di ricerca avanzata controllato da BNL e Gruppo Moratti) riguardo alle tecniche di sicurezza in informatica, alla firma digitale e alla tecniche di crittografia.

Maurizio Matteuzzi

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