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L’arcivernice: La linea e il circolo (diciottesima puntata)

Pubblicato il: 23/03/2012 18:12:56 -


In questa puntata, Ramon incontra Giambattista Vico, e con lui si confronta sul tema dei cicli della Storia. “Perché gli uomini dapprima si rivolgono al necessario, poi in un secondo momento individuano l’utile; ma, a questo punto, essi scoprono il comodo, la dissoluzione nel lusso. E così si ha la regressione nella barbarie, da cui ricomincia un nuovo ciclo”.
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Di che cosa parlare con Vico se non della Storia? La Storia come progressione monotòna verso un fine ultimo, la Storia come escatologia, come linea tesa da un inizio a una fine, o la Storia come inviluppo, alternanza di progresso e regresso, come elevamento e ritorno alla barbarie?

“Nessuna delle due, figliolo: la Storia come spirale, come riavvilupparsi lungo la scansione di tre momenti, ma rivissuti ogni volta a livello più elevato, poiché qualcosa di ciò che è stato buono nel passato rimane sempre; come nei grandi crolli, dove una certa struttura, un certo particolare, una qualche opera d’ingegno si salva sempre.

“Ma perché, di tanto in tanto, tornare indietro, riaprire la gabbia perché esca la belva della barbarie?”

“Perché gli uomini dapprima si rivolgono al necessario, poi in un secondo momento individuano l’utile; ma, a questo punto, essi scoprono il comodo, il piacere e la mollezza. E qui inizia la dissoluzione nel lusso, e, infine, nello strapazzare le sostanze. E così si ha la regressione nella barbarie, da cui ricomincia un nuovo ciclo. Gli uomini dapprima sono bestioni tutto senso, dappoi percepiscono con animo perturbato e commosso, e infine ragionano con mente pura. Ma da una constatazione di senso comune, condivisa da tutti, per cui vi è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, spesso parte il degrado di chi vuole solo il comodo e solo per sé. E da qui comincia la decadenza, o perché il popolo stesso decade nei costumi fino a imbarbarirsi, o perché un altro popolo, più giovane e forte, lo soppianta e lo asservisce”.

“Ma, Maestro, a che punto siamo noi ora?”

“È un discorso assai difficile, ragazzo, perché il mondo ora è assai grande. Ci sono popoli che ancora lottano per il necessario, altri che perseguono l’utile, e, infine, malauguratamente, altri ancora che stanno disperdendo le sostanze e le ricchezze naturali sublimandole in un mondo di carta, e a tutto danno degli altri. E, per quanto essi abbiano una forza immensa, e una preponderanza senza precedenti, la Storia, anche per loro, è scritta”.

“Illuminami, Maestro… Io sono molto curioso”.

“Bene, molto bene ragazzo: è proprio la curiosità che appronta il battesimo della scienza. Ma non c’è nulla che io ti possa dire, e che tu non possa scoprire da te: come è distribuita oggi la ricchezza? Come sono utilizzate le risorse naturali? Quanto cibo verrà distrutto oggi fino a sera in una parte del mondo, e quanti esseri umani moriranno di fame da un’altra parte del mondo per l’assenza di quelle stesse sostanze? Secondo te può durare? E, per restare nei nostri paraggi, quanta gente oggi sfoglierà un catalogo di panfili di lusso; e quant’altra andrà da un qualche amico a chiedere un prestito per la sopravvivenza, o si arrabatterà in un qualche altro modo? E tu pensi che saranno di più gli uni o di più gli altri? Tutto questo accadrà andando a sera; e anche domani sera; e così ogni giorno. Tu pensi che possa durare a lungo? Già, a lungo: c’è un tempo della vita umana e c’è un tempo dei popoli. E allora ricorda il mito: la parca che cuce, la parca che fila… ma anche per i popoli la parca che taglia è già pronta”.

È inutile dire che Ramon era scosso. Parlava Vico dei beni comuni? L’aria, l’acqua, il cibo, l’istruzione… Come sono distribuiti, a chi sono in mano? Ramon si sentì quasi colpevole di avere ottenuto il suo Erasmus.

Ma davvero il cavallo non beve? O non gli avremo noi riempito il mastello di fiele?

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Note bio:
Maurizio Matteuzzi, insegna Filosofia del linguaggio, Teoria e sistemi dell’Intelligenza Artificiale e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. Studioso poliedrico, ha rivolto la propria attenzione alla corrente logicista rappresentata da Leibniz e dagli esponenti della tradizione leibniziana, maturando un profondo interesse per gli autori della scuola di logica polacca (in particolare Lukasiewicz, Lesniewski e Tarski). Lo studio delle categorie semantiche e delle grammatiche categoriali rappresenta uno dei temi centrali della sua attività di ricerca. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’occhio della mosca e il ponte di Brooklyn – Quali regole per gli oggetti del second’ordine? (in «La regola linguistica», Palermo, 2000), Why Artificial Intelligence is not a science (in Stefano Franchi and Güven Güzeldere, eds., Mechanical Bodies, Computational Minds. Artificial Intelligence from Automata to Cyborgs, M.I.T. Press, 2005). Ha svolto il ruolo di coordinatore di numerosi programmi di ricerca di importanza nazionale con le Università di Pisa, Salerno e Palermo. Fra il 1983 e il 1985 ha collaborato con la IBM e, a partire dal 1997, ha diretto diversi progetti di ricerca per conto della società FST (Fabbrica Servizi Telematici, un polo di ricerca avanzata controllato da BNL e Gruppo Moratti) riguardo alle tecniche di sicurezza in informatica, alla firma digitale e alla tecniche di crittografia.

Maurizio Matteuzzi

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