La sfida dei nativi digitali
Possiamo raggruppare gli articoli pubblicati in tre grandi insiemi, ognuno dei quali rispettivamente caratterizzato dal seguente descrittore:
1. L’identità del nativo digitale
2. Apprendimenti e intelligenza digitale
3. Modelli culturali e contesto storico-sociale
Com’è noto, il fenomeno dei nativi digitali nasce nel momento in cui Prensky ne fa un’operazione pubblicistica intorno al 2000. Da semplice informazione diventa oggetto di indagini internazionali.
Oggi si condivide il fatto che trattasi di una nuova forma di intelligenza (Intelligenza digitale) e che il suo peso è destinato a incidere drasticamente sulle sorti dell’apprendimento dei prossimi anni, e quindi dell’istruzione nel suo complesso, o se vogliamo, per l’appunto sull’Education (come azione complessa non solo pedagogico relazionale ma anche e soprattutto disciplinare).
I primi nativi digitali sono giunti alle superiori quest’anno.
Nel bagaglio delle competenze chiave UE 2020, infatti, si introducono “legittimamente” le competenze digitali per i futuri apprendimenti.
Nel primo gruppo si introduce il dibattito in corso sull’identità del nativo digitale che, sempre più, distingue le “scelte” del nativo – indotte dai “nuovi bisogni” – da quelle del “migrante”.
È cruciale quindi la relazione del nativo con il migrante perché questa determina la natura dell’ambiente e la natura della “dipendenza” o della “interazione” di entrambi dalle tecnologie digitali.
Il secondo gruppo di articoli entra nel merito della natura di alcuni stili di apprendimento ‘”tipici” di questa nuova intelligenza, l’intelligenza digitale, che si auto-organizza intorno a nuovi processi.
Si aprono percorsi strutturati sulle connessioni – intelligenza connettiva – dove l’obiettivo formativo è anche la soluzione di un problema.
Interagire con lo strumento digitale diventa essenziale per costruire le proprie esperienze.
Il terzo gruppo di contributi alla rivista introduce e analizza con cura diversi modelli culturali nel contesto degli standard che hanno coniato quello attualmente in auge nella scuola italiana (e non solo).
Le nuove tecnologie digitali sono all’origine delle divergenze attuali (rivoluzione digitale) – come all’epoca lo fu la rivoluzione industriale (con la nascita delle macchine) e poi il transistor seguito dal chip – generando una forbice storico-sociale tra nativi digitali e migranti digitali, che si innesta in una più ampia dicotomia tra “istruiti” e “non istruiti” (nuove forme di analfabetismo di ritorno e funzionale).
Il modello culturale del migrante digitale entra in conflitto con quello del nativo digitale: abbiamo due specie in un sistema ecologico che lottano per salvaguardare i propri spazi, i propri tempi e le proprie emozioni, tutte dinamiche strutturate diversamente a tal punto da essere considerate proprio due specie “antropologicamente” diverse.
Gli autori di questo editoriale (e molti esperti di questo speciale) sono convinti che occorre costruire un nuovo sistema di apprendimento, fondato su nuovi stili cognitivi, per una didattica efficace nel traghettamento dei nativi digitali verso la cultura del migrante (e viceversa).
L’ambiente tecnologico è foriero d’innovazione culturale, oltre che semplicemente strumentale, e induce la riscrittura e la riorganizzazione dei processi di apprendimento e quindi il bisogno di un nuovo modello di knowledge management.
1. L’identità e l’ambiente costitutivo del nativo digitale
• “Nativi digitali. Marc Prensky: ‘It’s time to adapt’” la Redazione
• “Born digital 2.0” di Paolo Ferri
• “Nativi digitali puri e nativi digitali spuri” di Paolo Ferri
• “I nativi digitali, una specie in via di apparizione” di Paolo Ferri
• “Noi siamo figli del libro!” di Paolo Ferri
• “I nativi digitali non sono tutti uguali” di Arturo Marcello Allega
• “Lo tsunami dei nativi digitali” di Arturo Marcello Allega
• “La rivoluzione dei Geek” di Arturo Marcello Allega
• “Paolo Ferri: i nativi digitali esistono eccome!” video intervista a Paolo Ferri curata da Linda Giannini
• “Paolo Ferri: l’identikit dei nativi digitali” video intervista a Paolo Ferri curata da Carlo Nati (prima parte)
• “Paolo Ferri: l’identikit dei nativi digitali” video intervista a Paolo Ferri curata da Carlo Nati (seconda parte)
• “Nativi e migranti digitali” video intervista a Guglielmo Trentin curata da Bruno Nati durante la Conferenza GARR
• “Web e trasformazione dei modelli educativi secondo Carlo Infante”: Carlo Nati e Linda Giannini intervistano Carlo Infante
2. Apprendimenti e intelligenza digitale
• “Cloud Education” di Arturo Marcello Allega
• “E-book, verso l’intelligenza digitale” di Arturo Marcello Allega
• “E-book, criticità e innovazione” di Arturo Marcello Allega
• “Il senso della laboratorialità” di Arturo Marcello Allega e Filomena Rocca
• “Il libro si affaccia sulla Rete”: Carlo Nati e Linda Giannini intervistano Fabrizio Emer
• “Il digital storytelling a contenuto storico-scientifico” di Liborio Dibattista e Francesca Morgese
• “La libertà di scegliere e le tecnologie digitali a scuola” di Andrea Turchi
• “Mamma 2.0” di Gabriella Paolini
• “Il bambino produttore di informazioni” di Paolo Beneventi
• “L’accoglienza all’apprendere” di D’Alonzo Di Antonio Falini
• “I comportamenti e i consumi tecnologici dei giovani” di Veronica Mobilio
• “Nativi digitali, sessualità e condivisione” di Anna Verde
3.Modelli culturali e contesto storico-sociale
• “Quattro date che hanno sconvolto il mondo” di Arturo Marcello Allega
• “Link Education: competenze digitali e “digital emotions” di Arturo Marcello Allega
• “Registro elettronico: dalla natura delle reti alla loro violenza” di Arturo Marcello Allega
• “Omaggio a Jean Piaget” di Maurizio Tiriticco
• “A proposito di scuola digitale” di Franco De Anna
• “Ancora (!?) sui nativi digitali” di Franco De Anna
• “Nativi digitali e “homo diversamente sapiens” di Franco De Anna
• “Quale scuola, quale docente nell’era digitale” di Francesco Macrì
• “Chi ha il pane non ha i denti” di Arturo Marcello Allega
• “Darwin, Pareto e l’istruzione” di Arturo Marcello Allega
• “Che cosa farò da grande? Quant’è difficile scegliere!” di Arturo Marcello Allega e Anna Dall’Acqua
Concludiamo con l’aggiunta di alcuni link e alcuni remark utili a un’ulteriore contestualizzazione del tema.
Le infrastrutture delle aule scolastiche e le metodologie didattiche non sono più in grado di reggere la sfida dei nuovi stili cognitivi dei “nativi digitali”.
Uno degli elementi centrali della Riforma Berlinguer fu l’investimento di un eccezionale finanziamento nella formazione e per la installazione delle tecnologie digitali. Da allora nulla fu più fatto di tali dimensioni (qualche PC e qualche LIM di qua e di là).
• In questo articolo Ferri e Moriggi propongono una “ri-voluzione” dell’impianto strumentale sia per ciò che riguarda il setting e la metodologia didattica sia per ciò che riguarda l’aula come spazio dell’abitare. Articolo
• A proposito dello spazio dell’abitare (didattico) si rimanda anche all’articolo di Allega e Rocca sulla laboratorialità tra gli assi portanti di Experimenta (e delle direttrici del Comitato per lo sviluppo della Cultura scientifica e tecnologica). Articolo
• “Imparare giocando” è possibile, e sul web ancora di più. In particolare nell’articolo intervista a Carlo Infante viene analizza la piattaforma di social innovation “IdeaTre360” e in particolare il software didattico Eduskill. Articolo
• Un’attenta analisi della mancata applicazione della legge sull’autonomia della scuola in Italia di Allega mette in rilievo come una riforma che avrebbe potuto dare ossigeno alla scuola italiana (non dimentichiamo voluta da Luigi Berlinguer) sia stata, dopo Berlinguer, progressivamente affossata e vilipesa nel suo significato profondo da un serie di provvedimenti legislativi dei governi del centro-destra che hanno reso davvero difficile la situazione della scuola italiana. Articolo
• Il dibattito sui finanziamenti eccessivi alla scuola paritaria e su quelli “mancati” alla scuola pubblica cela spesso una situazione più grave. L’incuria, la miopia e la mancanza di interesse per la scuola dei governi di centro-destra hanno in questi ultimi anni “incatenato” la scuola pubblica e paritaria con il risultato che spesso insegnanti e dirigenti vedono vanificati i loro sforzi di innovazione da tagli e norme burocratiche draconiane che limitano e bloccano la capacità di proposta della scuola. Articolo
• Una puntuale descrizione di come potrebbe essere la scuola del futuro, una descrizione che è già realtà in molte scuole del Nord America e del Nord Europa. Una scuola fortificata digitalmente che attraverso l’utilizzo di sistemi digitali di gestione della didattica e della organizzazione diventa un nuovo “luogo aperto” del sapere e della cittadinanza. Internet, Lim, Tablet, ma soprattutto strumenti cloud di gestione delle classi, della organizzazione scolastica diventano il sistema nervoso di questa “new school”. Articolo
• L’analisi di esperienze USA, come quella che presentiamo qui, e UK, ma anche quelle dei sistemi scolastici del Nord Europa, testimoniano come l’introduzione di strumenti 2.0 nella scuola non solo permette di snellire la gestione burocratica, ma soprattutto permette agli insegnati “gradi di liberità” molto maggiori nel concentrarsi sugli apprendimenti significativi, sulla personalizzazione della didattica e sulla valutazione. Il digitale nella scuola è, se correttamente utilizzato, un moltiplicatore di libertà. Articolo
Per approfondire ulteriorormente:
Speciale “La Sfida dei nativi digitali” testo completo
Arturo Marcello Allega e Paolo Ferri