Chi ha il pane non ha i denti
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La recensione del libro di Arturo Marcello Allega “Analfabetismo: il punto di non ritorno” (Herald Ed. 2011).
Per presentare questo esplosivo volumetto, partiamo dalla fine delle sue indagini, e cioè dal risultato in esso più eclatante: lo scenario inquietante dell’analfabetismo, attuale e prossimo futuro, rappresentato dal grafico qui appresso offerto.
Considerando la popolazione “non istruita” o “dealfabetizzata” come costituita da tutti coloro che non hanno completato l’obbligo scolastico (fissato entro il 16° anno di età) o che nel tempo hanno perso la propria istruzione sostanziale a causa delle diverse forme di analfabetismo di ritorno, calcoliamo la velocità di crescita di questa popolazione rispetto a quella degli “istruiti”, dal 1951 ai nostri giorni. In figura, la curva rossa mostra che i “non istruiti” crescono con una velocità sempre più elevata mentre gli “istruiti” crescono fino al 2001, dove invertono la loro velocità. Nel 2006 i “non istruiti” superano gli “istruiti” e il grafico lascia sperare ben poco per questi ultimi.
Figura. Tasso di crescita istruiti/dealfabetizzati.
Abbiamo visto con l’articolo “La scuola di Gentile e la scuola di massa” che i dati OCSE puliti, cioè senza filtro alcuno, portavano a un 47% di “non istruiti” e al 57% degli “istruiti” nel 2011. Con il filtro prodotto dal processo di dealfabetizzazione, abbiamo visto nell’articolo “Darwin, Pareto e i dati Ocse sull’istruzione” che nel 2011 i dati si stabilizzano intorno al 66% per i primi e al 34% per i secondi, come già annunciato da Tullio De Mauro in diverse proiezioni anticipate in interviste sull’argomento. Con il calcolo delle velocità qui riportato, lo scenario di Pareto sembra scontato e inevitabile: i “non istruiti” tenderanno nel prossimo futuro all’80% e gli “istruiti” al 20%.
Questo scenario è motivato dalle dinamiche introdotte nel libro e descritte rispettivamente dal fattore del Pierrot e dal processo di Snow, dove il primo mostra la difficoltà dell’educatore a mediare fra le due categorie che si ignorano quasi totalmente e l’altro, finalizzato a costruire un tessuto culturale per condurre all’integrazione dell’“istruito” con il “non istruito”. In caso di successo avremmo raggiunto, secondo il modello descritto nel volume, il cosiddetto punto di Snow, punto di fusione, “melting point”, punto di superamento delle divisioni. In caso contrario, avremmo una crescita delle fratture tra i due mondi, una moltiplicazione delle diversità. La figura riportata mostra che sia la frammentazione degli alfabeti che il processo di destrutturazione dei linguaggi storici si sviluppano molto rapidamente, così rapidamente che invece di un punto di Snow assistiamo alla comparsa di un punto di non ritorno, oltre il quale la popolazione dei “non istruiti” è destinata a costituire la maggioranza assoluta della popolazione.
Positivo? Negativo? La destrutturazione dei linguaggi storici è involuzione? La moltiplicazione delle diversità (anche dei linguaggi) è foriera di innovazione, di ricchezza culturale o l’avvio di una nuova Babele? Gli “istruiti” saranno i nuovi esclusi, i nuovi dropped out?
Questi e altri temi sono discussi in questo pamphlet con considerazioni sociali e politiche sulle priorità valoriali di una società né utopica né distopica ma essenzialmente e sostanzialmente democratica, a sostegno delle quali Norberto Bobbio e Guido De Ruggiero discutono in un divertito dialogo virtuale.
Per approfondire:
• La scheda del libro sul sito dell’editore.
Redazione