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A lezione d’Europa

Pubblicato il: 08/05/2014 11:52:49 -


Lo studio della Commissione Europea “Learning Europe at School” (2013) può innescare una riflessione sulla responsabilità che la scuola ha nella formazione del futuro cittadino europeo.
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In occasione di un casuale accenno alle prossime elezioni del 25 maggio, un mio studente di quinta superiore indirizzo commerciale, mi interrompe candidamente: “Perché? Noi votiamo per il Parlamento Europeo? E da quando?”
In questa primavera di prossime elezioni europee mi chiedo se le scuole italiane, cui è deputata la formazione del cittadino oltre alla trasmissione del sapere, riescano in questa loro funzione.

Ma come parlare di Unione Europea? Organi o politiche? A quale età cominciare? Come costruire conoscenza, evitando posizioni ideologiche o spot elettorali?

L’UE, consapevole delle accuse di deficit democratico che le vengono rivolte e del fatto che le nuove opportunità offerte ai cittadini dal Trattato di Lisbona saranno colte solo da chi è consapevole dell’identità dell’Unione stessa, ha pubblicato uno studio dal titolo significativo: “Learning Europe at School”. Si tratta di una panoramica su ciò che è stato fatto negli ultimi anni nei Paesi membri, ma soprattutto su quelle iniziative che più hanno funzionato nel promuovere consapevolezza e partecipazione tra i giovani.

In nessuno dei Paesi membri esiste un piano di lavoro pluriennale che accompagni lo studente dalla conoscenza delle nozioni di base fino a una comprensione approfondita dell’identità comunitaria. Diverse materie intervengono in momenti differenti, senza che i docenti si pongano il problema della complementarietà delle loro lezioni. Il materiale fornito nei libri di testo, anche qualora sia attraente, è insufficiente, cosicché i docenti sono obbligati a crearsene di proprio. Peraltro solo un insegnante personalmente motivato e convinto dell’importanza dell’UE dedicherà spazio a un argomento che rappresenta comunque una piccola parte del suo corso. Egli si troverà comunque solo e troverà difficile tenersi al passo con gli sviluppi incessanti che l’Unione conosce.

La risposta degli studenti alle lezioni sull’UE è positiva: essi sono interessati a conoscere l’UE, perché ne sentono parlare nei media, anche se non sempre in modo completo e corretto.

I metodi più proficui sono quelli tipici di un corso di “civic education”, metodi interattivi quali giochi di ruolo o incontri con soggetti esterni alla scuola che hanno un coinvolgimento personale con l’UE e che possono quindi offrire una conoscenza non libresca degli ambienti di Bruxelles. Inoltre è essenziale far osservare i collegamenti tra l’azione dell’UE e la vita quotidiana degli studenti, esaminando per esempio le iniziative sulla telefonia mobile, la sicurezza dei giocattoli, la promozione della mobilità giovanile, le tematiche ambientali. Si innesca così un coinvolgimento affettivo, su cui costruire una conoscenza più strutturata degli organi e dell’evoluzione dell’UE.

Gli aiuti offerti dall’UE stessa sono cospicui. Basta iniziare l’esplorazione del sito www.europa.eu per rendersene conto. A questo scopo sono utili i video che l’UE mette a disposizione sul canale YouTube (EuTube) e sulla televisione del Parlamento Europeo. Inoltre lo stesso studio suggerisce di avvalersi dell’esperienza degli studenti “Comenius” o “Erasmus”.

In Italia in quest’ultimo anno le iniziative si sono moltiplicate sia per il prossimo appuntamento elettorale sia per il semestre di Presidenza italiana, ma si può temere che il vuoto ci risucchi a partire dal dicembre 2014. Quando i miei futuri studenti della primavera 2019 scopriranno di avere il diritto di voto per il Parlamento europeo? Gli ultimi tre mesi prima delle lezioni o negli anni precedenti?

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eTwinning, una community per gli insegnanti di tutta Europa: in occasione del seminario regionale “eTwinning, la comunità delle scuole europee”, tenutosi a Roma il 15 maggio 2013 presso il liceo Machiavelli, Massimiliano D’Innocenzo, membro dell’Unità nazionale eTwinning italiana ci parla di eTwinning. La video intervista è di Linda Giannini.
“Collective Awareness platforms”: Fabrizio Sestini, Scientific Officier alla Commissione Europea, ci parla di “Collective Awareness platforms”, un’iniziativa europea di ricerca che mira a promuovere l’integrazione delle tecnologie, anche esistenti, per fini sociali. La video intervista è di Carlo Nati e Linda Giannini.
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allegato con testo completo
“La sfida dei nativi digitali”, speciale, introdotto da Arturo Marcello Allega e Paolo Ferri, raccoglie i contributi più rilevanti offerti dalla rivista sul tema dei nativi digitali – Articoli di: Paolo Ferri, Arturo Marcello Allega, Carlo Nati, Bruno Nati, Linda Giannini, Filomena Rocca, Liborio Dibattista, Francesca Morgese, Andrea Turchi, Gabriella Paolini, Paolo Beneventi, D’Alonzo Di Antonio Falini, Veronica Mobilio, Anna Verde, Maurizio Tiriticco, Franco De Anna, Francesco Macrì, Anna Dall’Acqua
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Chiara Saracco

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