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OCSE PISA: come vanno le cose fuori dall’Italia?

Pubblicato il: 16/12/2013 12:29:29 -


Appena sono stati resi noti i dati dell’OCSE PISA 2012 la stampa di tutti i Paesi ha dedicato ampio spazio alla pubblicazione e al commento. In sintesi, ecco le opinioni di alcune testate internazionali: Financial Times, Le Monde, El Pais e New York Times.
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Come di consueto, la stampa dei Paesi interessati dedica ampio spazio ai risultati dell’indagine PISA.

In Gran Bretagna, il Financial Times lamenta la stagnazione dei risultati britannici, non diversi da quelli del 2009, benché la spesa della Gran Bretagna per l’educazione sia ben al di sopra della media dei Paesi OCSE. Michael Gove, l’attuale ministro dell’Istruzione, attribuisce gli scarsi risultati al fallimento della politica laburista e insiste sull’urgenza della sua riforma, ispirata fortemente alla “Friskola” svedese, anche se la perdita di posizioni nella graduatoria PISA dei Paesi scandinavi offre argomenti per ulteriori critiche ai numerosi detrattori della riforma stessa.

Le Monde definisce “allarmanti” le diagnosi triennali dell’indagine PISA sulla mediocrità dei risultati delle scuole francesi (la Francia si colloca la 25° posto sui 65 Paesi che partecipano all’indagine, e al 18° tra i Paesi dell’area OCSE); e soprattutto perché la Francia è tra i Paesi dove l’origine familiare e sociale degli studenti pesa più fortemente sul rendimento scolastico dei giovani.

In un decennio, osserva Le Monde, il divario tra i migliori e peggiori studenti si è allargato: i primi, i meglio equipaggiati socialmente, sono spinti verso l’alto, mentre i secondi, in particolare quelli provenienti dall’immigrazione, sono tirati verso il basso. Questo determinismo sociale, geografico ed etnico è ancora più dannoso perché con il passare del tempo diventa più grave e la scuola, invece di correggerlo, non fa che aggravarlo. “Le Monde” dedica parecchio spazio al tema della Francia: campione delle “inégalités scolaires”, il Ministro dell’Istruzione – dopo il PISA 2012 – ha sottolineato la necessità di riformare il sistema e di concentrarsi sulla formazione degli insegnanti.

È interessante notare che nessuno dei quotidiani citati fino a ora contiene critiche o dubbi circa l’attendibilità o la validità dell’indagine PISA: temi che negli anni 2000 sono stati molto diffusi e cari soprattutto alla Francia. Al contrario l’indagine viene definita “robusta” e pienamente attendibile sia dal Financial Times che da Le Monde.

Il dibattito si riaccende, invece, su El Pais che apre la pagina sul PISA con un articolo intitolato “Messi in discussione i presunti dati negativi dell’indagine PISA”, nel quale il prof. Jesús Jornet dell’Università di Valencia esprime dubbi sulla posizione della Spagna al di sotto della media OCSE. Altri articoli esprimono perplessità sulla validità dell’indagine, attribuendo la retrocessione della Spagna a un errore. Anche l’ottima posizione della Spagna in fatto di equità viene messa in discussione e ci si domanda come ciò sia possibile in un Paese con un tasso molto alto di abbandoni scolastici.

Il New York Times dà un’ampia panoramica dei risultati dell’indagine in Europa prima di passare a quelli statunitensi: anche qui si nota una stagnazione. Gli USA si collocano al di sotto della media OCSE in matematica e sono stati sorpassati da Paesi come la Polonia e l’Irlanda con i quali, in passato, si trovavano in posizione di parità. Passando a un’analisi più dettagliata dei risultati, il New York Times nota un netto miglioramento (+15 punti) degli studenti di origine africana – rispetto alle indagini in matematica del 1995 e del 2003 – mentre gli studenti di origine europea sono migliorati di un solo punto e gli ispanici sono scesi di un punto.
I risultati variano a seconda del livello di reddito. Tuttavia, gli studenti americani appartenenti a famiglie con reddito molto elevato hanno avuto risultati inferiori a quelli conseguiti in altri Paesi da studenti appartenenti allo stesso gruppo sociale.

Infine, tutti i quotidiani citati hanno prestato molta attenzione agli eccellenti risultati ottenuti in Asia: come negli anni precedenti Shanghai, Singapore, Hong Kong, Taipei, Corea del Sud, Macao e Giappone si collocano ai primissimi posti.
Inoltre, è da notare che le differenze più marcate tra i sistemi educativi appaiono in relazione agli “high performers”, cioè agli studenti con il più alto livello di competenze. Il 55% degli studenti a Shanghai e il 40% a Singapore sono stati classificati in questa categoria, contro il 12% della Gran Bretagna e il 7% degli Stati Uniti. Secondo un esperto, intervistato dal Financial Times, questi risultati eccellenti sono dovuti al fatto che gli insegnanti sono tenuti in alta considerazione e hanno ottime possibilità di carriera.

Anche in Asia però non tutto è perfetto. Benché Shanghai sia in cima alla classifica OCSE, in Cina il sistema educativo è stato duramente criticato da genitori, studenti e funzionari governativi perché si baserebbe, in misura eccessiva, su programmi molto rigidi. Infatti, continua il Financial Times, un numero crescente di studenti sceglie di studiare all’estero per sfuggire a quella che i loro genitori considerano un’educazione di seconda classe. Di conseguenza, il numero di studenti che sceglie di studiare all’estero, negli ultimi dieci anni, è più che triplicato.

E PISA non misura la felicità a scuola!
Secondo Le Monde, benché sia stato lodato da Barack Obama in persona, e nonostante i brillantissimi risultati nel PISA, c’è un settore nel quale il sistema educativo sud-coreano non eccelle: quello della felicità degli studenti. Nel 2012, meno del 60% dei giovani coreani hanno dichiarato di essere “felici” a scuola contro una media OCSE dell’80%.
Il paese con gli studenti più felici? L’Indonesia, con oltre il 95%.

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Immagine in testata di Photl (licnza free to share)

Angela Vegliante

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