Istruzione e formazione sono l’assicurazione contro la crisi: la conferma dai dati
Il connubio fra austerità e spesa per l’istruzione ha un effetto ritardato. L’analisi dei due focus dell’OCSE riguardante gli indicatori di “Education at a glance” conferma che l’istruzione e la formazione sono un’assicurazione contro la crisi. Ma la politica dei tagli continua a perdurare.
Education at a glance (OCSE) raccoglie e pubblica annualmente importanti informazioni, organizzate entro quadri di riferimento comparativi, sullo stato dell’educazione a livello mondiale.
Lo studio riporta dati relativi alle strutture, alle risorse impiegate e ai risultati dei sistemi educativi in 40 paesi e produce indicatori utili per interpretare e monitorare i fenomeni più significativi.
A partire dal 2012, una serie di pubblicazioni sintetiche (Education Indicators in Focus) illustra in modo specifico alcuni indicatori che rivestono particolare interesse per i decisori politici, gli attori e gli operatori del settore.
Il primo focus di questa serie “How has the global economic crisis affected people with different levels of education” ha presentato gli effetti della crisi economica globale sulle diverse popolazioni dei 40 paesi in relazione ai livelli di istruzione/qualificazione posseduti.
Nel periodo 2008-2009 il tasso di disoccupazione nei paesi OCSE è cresciuto ovunque e ha colpito l’insieme delle popolazioni, ma soprattutto chi aveva un titolo inferiore al diploma.
Nel 2009 il tasso medio di occupazione nei paesi OCSE era, infatti, molto più elevato tra chi era in possesso di un titolo post diploma, queste persone avevano a disposizione abilità e competenze che meglio corrispondevano alle richieste di un mercato del lavoro attraversato da processi di cambiamento, come effetti della drammatica crisi economica in atto.
La disoccupazione delle persone prive di diploma è aumentata in media di 2,8 punti percentuali nei vari paesi, con punte più elevate (fino a un aumento di 5 punti percentuali) in alcune situazioni che già presentavano elementi di grave criticità, questo non significa che la crisi non toccasse persone con un titolo di studio elevato, ma l’impatto risultava meno pesante, in relazione al crescere del titolo/qualificazione posseduta.
La crisi economica nel mondo occidentale si traduce quindi in alti tassi di disoccupazione, e la stagnazione della crescita economica in molti paesi ha creato prospettive incerte per il 2012, il focus è arrivato a questa conclusione: la lezione è chiara, la crisi economica ha colpito le persone con bassi livelli d’istruzione.
Livelli d’istruzione più elevati sono quindi una buona protezione contro il rischio di disoccupazione, perdita di lavoro e di reddito in periodi di crisi.
Il più recente Focus (n.18, attualmente disponibile) “What is the impact of the economic crisis on public education spending?” analizza l’impatto della crisi economica sulla spesa pubblica per l’educazione.
Il focus inizia con tre constatazioni:
1) gli effetti della crisi finanziaria del 2008 hanno prodotto “tagli significativi nella spesa per l’istruzione nella maggioranza dei paesi Ocse”, anche se in alcuni tra il 2009 e il 2010 il PIL è aumentato, in un terzo di questi la spesa per l’istruzione è stata ridotta;
2) in 12 dei 25 paesi OCSE, di cui si dispone dei dati, “gli stipendi dei docenti sono stati congelati o tagliati”, questo può scoraggiare gli studenti migliori a intraprendere la professione di docente;
3) la “domanda d’istruzione e formazione è in aumento” proprio mentre l’austerità continua a ridurre la spesa per l’istruzione, le istituzioni scolastiche quindi dovranno fare di più con meno risorse.
Quindi, mentre da un lato si conferma che l’istruzione e la formazione sono un’assicurazione contro la crisi, la politica dei tagli continua a perdurare.
La parte più interessante del focus riguarda lo sviluppo temporale di queste politiche di austerità: l’esplosione della crisi non si è tradotta immediatamente in tagli per l’istruzione, almeno nella maggior parte dei paesi Ocse, ma si è via via consolidata negli anni successivi al 2008, anche quando tra il 2009 e il 2010 il PIL cominciava a segnalare deboli riprese.
L’espressione usata per i tagli sulla spesa per l’istruzione: “un effetto ritardato della crisi” è molto interessante, per due ragioni:
– la prima è che la crisi comunque ridefinisce le priorità nella spesa per le politiche sociali e, l’istruzione, sembra pagarne le conseguenze più di altre;
– la seconda gioca sull’ambiguità dell’espressione “ritardo”, i tagli della spesa per l’istruzione peseranno nel futuro dei vari paesi sulle spalle delle attuali e future giovani generazioni.
Il focus analizza anche, in modo preciso, la compressione degli stipendi dei docenti e le conseguenze di queste scelte.
La conclusione è che le politiche di spesa pubblica oggi si trovano di fronte a un bivio che richiede responsabilità e lungimiranza, se si vorranno mobilitare nei prossimi anni risorse per investimenti in educazione e far diventare questo settore più efficace, per migliorarne la qualità e renderlo attrattivo per le professionalità più preparate.
Focus n. 18 – Indice di cambiamento dei salari dei docenti della secondaria inferiore con 15 anni di servizio (anni 2000, 2008 e 2011).
Per approfondire:
“OECD Education Indicators n.1 e n.18”
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Vittoria Gallina