Home » Didattica e apprendimento » Come leggere un libro con la classe: un percorso guidato

Come leggere un libro con la classe: un percorso guidato

Pubblicato il: 08/10/2013 14:10:13 -


Qual è la strategia più proficua per sviluppare negli studenti competenze di lettura del testo narrativo? Non certo quella che si affida alla lettura individuale, ma quella che privilegia la qualità dell’operazione coinvolgendo l’intera classe nell’analisi e nell’elaborazione, sotto la guida dell’insegnante.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Uno degli obiettivi cruciali della scuola media inferiore, che si estende anche ai primi due anni della superiore, consiste nello stimolo alla lettura e nella promozione di abilità di lettura.

Uno dei mezzi utilizzati, forse il principale, è il testo narrativo più o meno lungo. Il racconto è per lo più contenuto nell’antologia adottata (e purtroppo è spesso frantumato e suddiviso in brani), mentre il libro-romanzo è un oggetto autonomo con il quale lo studente ha anche un approccio concreto-fisico: lo maneggia, lo sfoglia, lo fa diventare un compagno per più giorni di fila.

Ma come entra in classe il libro-romanzo? Quali attività lo accompagnano?
È una pratica abbastanza diffusa quella di affidare allo studente la scelta di un libro da un’ampia lista fornita dall’insegnante e di far seguire alla lettura la compilazione di una scheda, su cui deve essere rilevata una serie di aspetti tecnici del testo e devono essere registrate le impressioni del lettore.
Questo passaggio costituisce il lavoro individuale dello studente e il primo nucleo di una possibile interpretazione.

Cosa rimane da fare in classe, se l’insegnante non si limita a leggere e valutare le schede?
In classe gli studenti possono riferire oralmente della loro lettura e rispondere alle domande dell’insegnante. E, se nessuno degli altri componenti della classe ha letto lo stesso libro non si esce dal dialogo insegnante-studente, con il risultato di una diffusa atmosfera di noia per il resto della classe.

Io ritengo che la pratica precedentemente descritta sia da evitare, per diverse ragioni che cercherò di spiegare, sebbene attuata con le migliori intenzioni e normalmente portatrice di un numero elevato di letture.
La principale ragione è che essa nega l’attività di classe, poiché non coinvolge tutti gli studenti nella discussione e, quindi, nella condivisione di un processo di apprendimento.
Il processo consiste:
– nella costruzione di senso del romanzo;
– nel passaggio da un senso individuale a uno collettivo, nato dalla mediazione fra punti di vista parziali.

Non disprezzerei neanche il fatto che una lettura e una discussione collettiva, molto serrata, riducono di parecchio i margini di elusione da parte degli studenti e mettono in grado l’insegnante di verificare in modo abbastanza naturale l’autonomia e la sostanza del lavoro preparatorio svolto a casa. In questo modo acquista senso nel lavoro in classe; inoltre, con l’analisi condivisa si evita che le nozioni tecniche, che meritano il massimo rispetto perché alla base di qualsiasi lavoro interpretativo, rimangano fini a se stesse.

Quale pratica didattica, dunque, è a mio parere più proficua, nel segmento scolastico che copre i cinque anni dalla prima media al secondo anno della secondaria?
Provo a descriverla in grandi linee.

L’insegnante assegna a tutta la classe la lettura di uno stesso romanzo, accompagnato da una scheda di analisi appositamente creata, in grado di guidare i ragazzi alla rilevazione degli aspetti più pertinenti per una successiva interpretazione.
Mi preme sottolineare che questa non è una limitazione della libertà degli studenti, perché non esiste una scheda standard, che sia astrattamente valida per tutti i testi.
Alla scadenza del tempo assegnato tutti gli alunni saranno in classe con il libro e la scheda sul banco; l’insegnante guida la conversazione, chiedendo di volta in volta impressioni di lettura e riscontri tecnici. Di fatto dà avvio a una spirale tra nozioni di base, impressioni, osservazioni, confronti e ipotesi via via più ampi. Su ogni riscontro tecnico (chi è il narratore, qual è il punto di vista da cui si narra, che tipo di scrittura adotta il narratore, ecc.) l’insegnante deve guidare la classe a valutarne la ricaduta sui significati di cui il testo si fa portatore.

In pratica il libro viene riletto, ripercorso secondo vari sensi, cioè fatto veramente proprio da ogni lettore.

L’insegnante non impone apertamente nessun punto di vista, ma può stimolare gli studenti verso un percorso guidato facendo domande appropriate e deve, al tempo stesso, essere aperto a cogliere dalla classe gli stimoli che può benissimo non aver messo in conto.
Inoltre, l’insegnante deve anche badare a contestualizzare il romanzo nel “corpus” delle letture della classe: un testo non dialoga infatti solo con il lettore, ma anche con gli altri testi a cui si riferisce sia in modo esplicito sia in modo implicito.

Un lavoro così complesso deve prevedere passaggi successivi, quindi è bene riprendere ogni tanto la discussione, utilizzando diagrammi di flusso e mappe concettuali elaborati dagli studenti singolarmente e in gruppo.
E, alla fine, è necessario che siano gli studenti a ricostruire l’intero percorso svolto e si evidenzierà che nessuna valutazione sarà uguale all’altra, perché ciascun individuo o ciascun gruppo metterà in evidenza punti diversi, in quanto avrà interiorizzato in modo personale il lavoro collettivo.

Per dare ulteriormente senso e ordine non sarebbe male che, almeno ogni tanto, alla valutazione degli studenti si aggiungesse quella dell’insegnante, portatore di un punto di vista più ampio, di un linguaggio più preciso e di una chiarezza maggiore, osservazioni che possono aiutare sia i singoli studenti sia i gruppi più deboli.

Fatta propria questa pratica di lettura, io credo che lo studente del triennio avrà maturato una sufficiente autonomia che renderà superflui alcuni passaggi, quali la compilazione della scheda o i consuntivi parziali e finali.
La ricerca collettiva del significato delle opere letterarie credo che debba rimanere un momento ineludibile della vita scolastica.

Una conclusione?
Il concetto è semplice: la classe può diventare una vera e propria comunità ermeneutica se opportunamente guidata.

ARTICOLI CORRELATI:
saggio in PDF da scaricare
L’ossessionante ripetizione dei test sulla comprensione della lettura, di Norberto Bottani
A che servono i test sulla lettura?, di Norberto Bottani – 1 – Video intervista a cura di Carlo Nati
A che servono i test sulla lettura?, di Norberto Bottani – 2 – Video intervista a cura di Carlo Nati
Flaubert e i giovani d’oggi, di Laura Carotti
La merenda delle fate, di Rosa Tiziana Bruno
Pane. Per i nostri denti, ma non solo, di Rosa Tiziana Bruno
L’ora della cioccolata, di Rosa Tiziana Bruno
Un babà per l’intercultura a scuola, di Rosa Tiziana Bruno
Il bullismo non va in vacanza: un’occasione per riflettere insieme, di Nonno Marpi
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Che cos’è la bellezza? di Mastro Ticchio
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: La penna e la tastiera, di Mastro Ticchio
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine e bambini: Camilla e il vaso, di Martufi
Pinocchio 2.0 e le storie inventate per bambine/i: La giungla dei desideri, di Claudio e Gianfranco
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine e bambini: Il topolino che odiava la pioggia, di Giorgio Marchegiani e mamma Sara
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine e bambini: La solitudine non è libertà, di Piero Faraone
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine e bambini: Celeste, di Eugenia Curti
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine e bambini: La luna di Leo, di Eugenia Curti
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Il super papà, di Laura B.
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Diamante contro Fuoco, di Giulia Nikita Massimiliano e Ludovica
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: I due cavalli innamorati, di Anna
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Colorandia, di Riccardo e Simone Damiani
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Salire in mongolfiera, di Nonno Marpi
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Il mondo di Geomino, di Nonno Marpi
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Bullomino, di Nonno Marpi
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: La storia di Chiaralis, di Scuola in ospedale San Carlo di Milano
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Camilla ha paura del buio, di Nonno Marpi
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Le avventure della Jefferson, di Debora Lombardo
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Il piede e la pantofola, di La mamma di Greta Rizzi
Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: La chiave d’oro, di Mastro Ticchio

***
Immagine in testata di luigi diamanti / freedigitalphotos.net (licenza free to share)

Laura Carotti

34 recommended

Rispondi

0 notes
7455 views
bookmark icon

Rispondi