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Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: Bullomino

Pubblicato il: 20/06/2013 10:16:52 -


Nell’ambito del progetto Pinocchio 2.0 è stato chiesto a mamme, papà, sorelle, fratelli, zie, zii, nonne e nonni, amici di inventare brevi storie e poesie che poi vengono lette in classe dalle maestre e illustrate da bambine e bambini della scuola dell’infanzia di Latina e da quelli che fanno parte della rete di progetto. Ecco la storia inventata da Nonno Marpi.
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“Rettomino! – dice Geomino, davanti alla grande quercia dove vive – Che bello rivederti!”

“Ciao, Geomino. – risponde il nuovo arrivato – Come stai?”

Dopo i primo scambi di saluti e l’accoglienza dell’ospite in casa, Geomino chiede il motivo di quella visita inaspettata.

“Ma prima dimmi come sta Bullomino” – chiede Geomino.

“È proprio di lui che vorrei parlarti – sospira il preside – Non riusciamo più a tenerlo. Fa sempre più dispetti, prendendosela con i più deboli. Molti non lo sopportano più, ma ci sono anche alcuni che invece stanno iniziando a imitarlo. Abbiamo provato con le buone e con le cattive. Senza risultato, anche perché, da gnomo, lui può fare le magie come noi. E usa i suoi poteri per dei dispetti o per evitare le punizioni.”

“Che dice Psicomino?” – chiede Geomino.

“Appunto! – riprende Rettomino – Lo psicologo consiglia di affidarlo a un educatore che possa aiutarlo a cambiare con sistemi convincenti. E abbiamo pensato a te.”

Geomino non aveva avuto alcun risultato con Bullomino a scuola. Anche per quello, non aveva più voluto stare con i ragazzi: si sentiva ormai inadatto.

Davanti alle insistenze di Rettomino, però, accetta l’incarico, ma senza promettere nulla.

Il giorno dopo, di buon mattino, lo gnomo si sente chiamare da fuori.

“È questa la mia nuova prigione?”

Geomino si affaccia dal suo rifugio e vede Bullomino. Lo riconosce subito, anche se è un po’ cresciuto.

“Entra” – lo invita.

“E perché? Si sta bene fuori. Che bello qui! Sono anche lontano da quella galera della scuola. Là, non ci tornerò mai più. Trallallà, trallallà, come si sta bene qua…” – dice e canta Bullomino, sporgendosi da una radice, ma all’improvviso viene colpito da una cascata di ghiande che dalla quercia piovono solo addosso a lui.

Il giovane non se lo aspettava e corre a ripararsi dentro il rifugio di Geomino che lo accoglie: “Benvenuto! Hai fatto colazione? Accomodati!”

Bullomino si rende subito conto che quello è stato uno scherzo del prof.

Dato che è ormai dentro, accetta di starci, ma resta guardingo.

Geomino gli comunica che deve uscire, per una commissione.

Ora lo gnometto è solo e si guarda intorno.

“Forse sta preparandomi il secondo scherzetto. – pensa – Devo stare attento!”

Finita la colazione, Bullomino esce di corsa, per preparare un dispetto a Geomino.

È distratto. Pensa solo a come ferire l’insegnante. Non si accorge di un leprotto che sta passando e gli pesta una zampa.

“Ben ti sta!” – dice arrabbiato il giovane gnomo.

“Aiutami, – si lamenta il leprotto – ho una zampa rotta”.

“Ma non potevi fare attenzione?” – risponde l’altro a mo’ di rimprovero.

“Sto scappando da una volpe, che mi insegue. – piange il leprotto – Aiutami ti prego!”

Bullomino è imbarazzato. Non aveva mai badato ai pianti delle vittime dei suoi scherzi o delle sue violenze: quei lagnosi avevano sempre ricevuto il soccorso di qualcuno. ”Uffa! – si era detto ogni volta – Quanta smania di fare gli eroi: ‘sti rompiscatole!”

“Ora provvederà Geomino” – pensa.

“Prof, prof. – urla – Qui c’è uno che sta male”.

Nessuna risposta.

“Ehi! Prof.! – ripete, e poi impreca: “Accidenti! Proprio adesso doveva fare una commissione? Lo sapeva che io ne combino sempre una! Accidenti, accidentaccio.” E riprende: “Prof. GEOMINOOOO! Qui c’è un ferito!”

Niente. Lo gnomo non appare e non si sa dove sia.

“Vedi la volpe?” – chiede il leprotto, piangendo.

“Ancora no! – risponde Bullomino – Dai, non ti preoccupare. Il Geo adesso arriva”.

E invece niente.

“Basta! – decide Bullomino – Faccio io”. Si avvicina al leprotto, lo solleva, lo porta nel rifugio e gli fascia la zampa”.

Il leprotto lo guarda con occhi pieni di gratitudine. Il giovane gnomo si sente un po’ strano. Esce. Vede passare una volpe che sta annusando le impronte del piccolo animale. I due si studiano. La volpe vorrebbe chiedere, ma sa che dagli gnomi non ha mai ricevuto aiuto e prosegue. Non ci sono tracce oltre la grande quercia. Forse il suo leprotto ha trovato una tana. Insomma, lascia stare e va a cercare un’altra preda.

Bullomino è soddisfatto. Rientra e dice: ”Scampato pericolo! La volpe è andata oltre. E abbiamo fatto tutto da soli!”

Poco dopo arriva Geomino. Vede il leprotto. Sente il racconto dei fatti e dice: “Hai fatto bene a soccorrerlo, ma non dovevi portarlo in casa. Io non ospito animali”.

Bullomino protesta. Geomino rimane fermo sulle sue. Le proteste aumentano. Allora Geomino dice: “Non voglio animali in casa, perché sporcano, ma, visto che ci tieni tanto, se mi prometti che te ne occupi tu, ci possiamo provare”.

Bullomino è felice e promette. Ogni mattina procura da mangiare e dell’acqua per il leprotto ferito e tiene sempre pulita la sua cuccia provvisoria.

Giorno dopo giorno, il giovane gnomo sente cambiare il suo carattere.

Dice a Geomino: “Fino a quando devo stare qui?”

“Dovevi starci poco. Giusto il tempo di convincerti a diventare più buono, – risponde lo gnomo – ma ora, con questa storia del leprotto ferito, non siamo ancora riusciti a parlare. Magari domani ti rispedisco a scuola”.

“Oh, no! – esclama Bullomino – Non voglio andare via senza che il leprotto sia guarito”.

“Toh! Non ridi più come facevi a scuola, quando qualcuno si faceva male? – osserva Geomino – Cosa è cambiato?”

“Non lo so, ma vorrei occuparmi del leprotto fino alla sua guarigione.” – risponde deciso Bullomino.

E così avviene.

Il leprotto guarisce, ma è stato così bene lì, che decide di costruirsi una nuova tana proprio tra le radici della grande quercia.

Bullomino riprende gli studi, ma va spesso da Geomino e dal leprotto. E… SORPRESA: a scuola smette di fare dispetti! Ormai è interessato ad altro. Parla con tutti del suo leprotto e di come se n’è occupato. Un giorno, un amico gli porta un uccellino ferito e decidono di curarlo insieme. Data la sua bravura, anche altri gli chiedono consigli e imparano a stimarlo.

Arriva così il giorno in cui Rettomino propone che gli venga cambiato il nome.

Con soddisfazione di tutti, da quel momento, Bullomino si chiama Teriomino. Diventa poi un bravissimo veterinario, con l’incarico di occuparsi degli animali feriti del bosco.

***


“Ciao, siamo alcuni dei personaggi delle favole di Marpi, pubblicate nel sito Folartisti. Vieni a trovarci e a leggerci?”

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Nonno Marpi

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