Pinocchio 2.0, le storie inventate per bambine/i: La storia di Chiaralis
Nell’ambito del progetto Pinocchio 2.0 è stato chiesto a mamme, papà, sorelle, fratelli, zie, zii, nonne e nonni, amici di inventare brevi storie e poesie che poi vengono lette in classe dalle maestre e illustrate da bambine e bambini della scuola dell’infanzia di Latina e da quelli che fanno parte della rete di progetto. Ecco una nuova storia dalla Scuola in ospedale San Carlo di Milano.
Viveva un tempo, nel Paese del Vento, una bambina molto sola, di nome Chiaralis.
Chiaralis abitava in una piccola casa, con un immenso giardino cintato da un’alta siepe; il nonno della piccola era un viaggiatore e quando tornava dai suoi lunghi viaggi in terre lontane riportava a casa un seme o una piantina del luogo dove era stato.
Così, in pochi anni, la casa di Chiaralis era stata soprannominata dagli abitanti del luogo “Regno delle Piante e dei Fiori”.
Chiaralis giocava sola, arrampicandosi sugli alberi e correndo tra i fiori, ma la cosa che più la affascinava di quella sorta di paradiso erano le straordinarie foglie multicolori che affollavano gli alberi del giardino.
La bimba si era sempre divertita a osservarle, a inseguire quelle trasportate dal vento, ad animarle con la sua fantasia, rendendole attrici di curiose storielle che popolavano le sue giornate, facendola sentire meno sola.
Un giorno, però, le venne un’idea: decise di dipingere alcune delle foglie più belle e affidarle al vento perché le accompagnasse oltre il giardino, lungo le strade della sua città e forse ancor più lontano.
Cominciò dunque da una setosa foglia di faggio.
La bimba vi dipinse un magnifico cavallo bianco, poi, mentre la sollevava verso il vento, le disse: “Corri, fogliolina, fa’ galoppare il tuo cavallo fino alle lontane praterie”.
E la foglia si alzò in volo, allontanandosi sempre più dal giardino.
Chiaralis lasciò passare qualche giorno, poi raccolse una foglia ovale di gelso, dove dipinse una maestosa aquila imperiale.
La bimba accompagnò la foglia al vento dicendole: ”Corri fogliolina, fa’ volare la tua aquila fino alle lontane montagne”.
Anche stavolta il vento aiutò il suo desiderio e la foglia si sollevò sempre più in alto, scomparendo presto dalla sua vista.
Chiaralis lasciò passare ancora qualche giorno, poi trovò una foglia di fico e su ognuno dei suoi cinque lobi dipinse un piccolo delfino; aspettò che il vento soffiasse maestoso, e gli affidò la foglia dicendo: “Corri, fogliolina, fa’ nuotare i tuoi delfini fino al lontano Oceano”. E l’amico vento sollevò la foglia con i simpatici animaletti.
Trascorsero i giorni e Chiaralis tornò a giocare con le piante del giardino; passava le sue giornate a correre sul grande prato. Spesso le tornavano in mente le foglie che aveva dipinto e lasciato volar via dal giardino.
Presto la nostalgia e la curiosità di sapere dove fossero arrivate si fecero tanto forti che Chiaralis, un mattino in cui il vento soffiava particolarmente impetuoso, lasciò che questi gonfiasse la sua vestina blu e si lasciò librare in aria: in un attimo fu sopra il tetto della sua casa, dove atterrò dolcemente richiudendo la veste con le sue braccia. Aveva scoperto che poteva manovrare facilmente la direzione del suo percorso, così decise di proseguire il viaggio.
Lo spettacolo del panorama che si apriva sotto i suoi occhi la lasciava quasi senza fiato. Decise di seguire il corso di un fiume che scorreva sotto di lei, e pian piano arrivò sopra una pianura, oltrepassò una foresta e atterrò su una prateria, dove, essendo molto stanca, si addormentò.
Quando riaprì gli occhi si trovò circondata da un branco di cavalli multicolori. Fra tutti Chiaralis ne vide uno bianco, magnifico, che assomigliava tantissimo a quello che aveva dipinto sulla prima foglia.
Guardandolo meglio vide che sulla fronte aveva impressa una piccola foglia di faggio. Il cavallo le si avvicinò e sembrava tanto docile che la bambina provò a salirci sopra e l’animale cominciò a muoversi verso il fiume. Dopo che si fu abbeverato Chiaralis gli chiese di continuare a costeggiare la riva, e così poco dopo arrivarono ai piedi di una montagna.
La bambina incitò il cavallo a salire, ma arrivati a un certo punto l’animale si fermò e la fece scendere su una roccia: salutò con la coda e tornò verso valle.
Chiaralis allora si sentì perduta e, non sapendo cosa fare, si addormentò.
Quando si risvegliò si sentì osservata da due occhi che la scrutavano dalla cima della roccia. Era un’aquila, una maestosa aquila imperiale che ricordava molto quella che Chiaralis aveva dipinto qualche tempo prima. Da così vicino la bambina si accorse che in mezzo agli occhi l’animale aveva impressa una piccola foglia di gelso e tutto a un tratto si sentì al sicuro e si aggrappò all’aquila, che la trasportò fino alla cima della montagna.
Quando arrivarono la bambina poté vedere quello che c’era oltre il monte: era l’immenso Oceano, che Chiaralis non aveva mai visto.
Come era vasto, non si riusciva a vederne i contorni, o forse non ne aveva!
L’aquila scese la scogliera con rapidità, poi planò un po’ sull’acqua fino a trovare un isolotto dove lasciò la piccola, che vinta dalla stanchezza di addormentò.
Quando si svegliò andò verso il mare, si chinò a cogliere qualche conchiglia e a sentire con i piedi la piacevole freschezza dell’acqua.
Tutto a un tratto vide saltare davanti a sé un piccolo branco di delfini, che si immergevano e ricomparivano, mostrando ora la testa, ora la coda.
Chiaralis rideva e batteva le mani, incantata dallo spettacolo. I delfini attirati dalla novità si avvicinarono alla riva e la bambina andò loro incontro nuotando.
Quando li raggiunse i delfini si disposero in circolo intorno a lei. Ormai sapeva cosa cercare: li guardò attentamente e sulla fronte di ognuno di loro trovò impressa una piccola foglia di fico.
Uno dei delfini invitò Chiaralis a salire su di lui, e seguito dagli altri, che si alternavano nel trasporto della bambina, continuò la traversata fin dall’altra parte del mare: lì la lasciarono scendere, aspettarono che arrivasse a riva, la salutarono con i loro salti e tornarono verso le profondità dell’Oceano.
Ora Chiaralis era di nuovo sola e, non sapendo cosa fare, si addormentò.
Al risveglio aprì gli occhi e poco lontano vide una figura curva sul terreno che le dava le spalle.
Anche vedendolo girato Chiaralis non aveva dubbi: quello era proprio il suo caro nonno, intento a cogliere una piantina di una specie esotica.
La piccola gli corse incontro e, quando si riconobbero, grande fu la commozione di entrambi. Chiaralis gli raccontò del suo incredibile viaggio, e il nonno le spiegò che la sua spedizione era terminata e poteva tornare a casa.
Così, per la prima volta il nonno e la nipotina fecero un lungo viaggio insieme, e tornati a casa, nel Regno delle Piante e dei Fiori, Chiaralis aiutò il nonno a piantare i semi e le piantine del suo ultimo viaggio e insieme si presero cura del giardino per tutta l’estate.
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Scuola in ospedale San Carlo di Milano