Educare l’immaginazione è cruciale
Insegnare “come” si pensa e non più a “cosa” pensare è la nuova visione pedagogica per sviluppare capacità ed educare alla vita tra i banchi di scuola. Questo può essere il ruolo svolto dalla letteratura dell’infanzia.
Per migliorare la scuola qualcuno vorrebbe ripescare vecchi metodi dal passato, altri inneggiano alle tecnologie, ma tutti sognano un futuro in cui le attività didattiche siano meno stressanti e più efficienti.
E se partissimo dalle piccole cose? Le più comuni, per esempio il desiderio.
Ogni bambino viene al mondo con il desiderio di essere felice, ma la pratica della vita puo? fargli credere che si tratta di un inganno, perché mai potra? permettersi di esserlo. Educare significa dare senso a questo desiderio, aiutando i piccoli a sviluppare la capacita? d’immaginare mondi nuovi in cui sentirsi a proprio agio.
Siamo a una svolta cruciale, si avverte il bisogno di una nuova visione pedagogica per insegnare ai ragazzi “come” si pensa e non più “cosa” pensare (1).
Educare l’immaginazione diventa, dunque, fondamentale. Come? Attraverso il gioco creativo. Tra tutti, il gioco creativo con le parole è sicuramente il più efficace.
Come sociologa dell’educazione, ma anche come e insegnante, credo nell’importanza di sollecitare i piccoli a produrre un libero pensiero scritto. Del resto, già negli anni settanta, L. Lombardo Radice esortava: “Incoraggiate i bambini a scrivere su ciò che li interessa […]che vivono, che sentono, che pensano. Otterrete non soltanto dei documenti straordinariamente preziosi per l’anima infantile, ma anche delle opere d’arte, a cui le composizioni preparate seguendo le antiche ricette non possono che fare da contraltare” (2).
Da allora poco è stato fatto in questa direzione e la narrazione dei piccoli riveste ancora un ruolo marginale nella scuola. Eppure, attraverso la produzione di testi narrativi il bambino si nutre e cresce. Scrivendo, è obbligato a organizzare il proprio pensiero in modo da essere compreso dagli altri. Impara quindi a muoversi in una dimensione sociale, ovvero s’impegna per gli altri, per i suoi lettori. Impara a riflettere, a osservare, con tutti i propri sensi. Perché narrare non e? semplicemente tradurre in parole cio? che si vede, vuol dire scrutare oltre l’apparenza. Scopre che c’è sempre un modo giusto di tradurre i pensieri, per capire e farci capire, per inventare nuove soluzioni. Che poi, in fondo, è il mestiere di ogni essere umano.
Così, lettura e scrittura si alimentano a vicenda. Del resto, come potrebbero vivere separate?!
Tuttavia, i metodi didattici tradizionali non favoriscono la libera espressione del bambino. Bisognerebbe, forse, utilizzare le risorse scolastiche in maniera nuova. In tal senso potrebbe risultare utile e proficua una stretta collaborazione tra docenti e scrittori.
Facciamo entrare gli scrittori nelle scuole, non saltuariamente come già accade, bensì in maniera stabile, creando collaborazioni proficue e scambi costanti. Non si tratta di proporre il solito corso di scrittura creativa, ma di concedere ai bambini il tempo di raccontare i propri interessi, le emozioni, i sogni, senza sostituirli subito con gli interessi e gli obblighi dei programmi scolastici.
Imparare a utilizzare lo strumento del racconto in maniera nuova, attraverso la pratica dell’osservazione, della lentezza e della libertà di espressione. Lasciare lo spazio necessario affinché fiorisca una letteratura infantile autentica. Ricchezza inestimabile, per noi tutti. A questo scopo, ho elaborato una serie di giochi basati sull’uso della parola scritta, adatti a tutti (3).
Un esempio: “Fotografie d’epoca”.
Procuriamoci vecchie fotografie in cui sono immortalate famiglie, singoli e bambini. Insomma, immagini che rimandano a vite passate. Ne scegliamo una, annotando i dettagli su un taccuino. Cominciamo dalla prima cosa che attira la nostra attenzione, passiamo poi a osservare meglio le persone e ogni oggetto ritratto. Annotiamo la loro posizione, l’atteggiamento fisico, l’abbigliamento. A questo punto proviamo a formulare ipotesi sulla loro vita, ponendoci domande di ogni genere, liberamente. Anche le piu? strampalate, se dovessero spuntare fuori, saranno bene accette. Potremmo cominciare con il chiederci, ad esempio, perche? e? stata scattata la foto oppure cercare di immaginare cosa pensavano in quel momento le persone ritratte. Che cosa rivela il loro sguardo? Quali emozioni o pensieri?
L’importante e? percorrere un tragitto attraverso passato e presente, arrivando fino al futuro. Cos’era successo un attimo prima dello scatto? E cosa sara? successo dopo? Proprio questo sara? il nostro compito: arricchire le annotazioni, trasformandole in un breve racconto, con l’aggiunta di altri dettagli, esercitando la fantasia. In seguito, possiamo anche incrociare i singoli racconti, immaginando gli incontri piu? stravaganti tra le varie persone ritratte.
Un modo divertente per aiutare i bambini a coltivare la propria creatività e per favorire lo sviluppo di una letteratura dell’infanzia.
Buone storie a tutti!
Per approfondire
Note
(1) R. T. Bruno, “Letteratura fiabesca: strumento didattico, ponte tra dubbio e verità” in “Le nuove frontiere della scuola”, La Medusa Editrice, Marsala 2014.
(2) L. Lombardo Radice, “Taccuino pedagogico”, Firenze, La Nuova Italia, 1983.
(3) R. T. Bruno, “Parole come stelle”, Mammeonline Edizioni, Foggia 2013.
Bibliografia di riferimento:
1) L. Lombardo Radice, “Taccuino pedagogico”, La Nuova Italia, Firenze 1983.
2) C. Freinet, “Les méthodes naturelles dans la Pédagogie Moderne”, Ed. Bourrelier, Parigi 1956.
3) A. Vivarelli, “Proposta per la scuola dell’obbligo indirizzata al Corriere della Sera”, Torino 2014.
4) R. T. Bruno, “Parole come stelle”, Mammeonline Edizioni, Foggia 2013.
5) R. T. Bruno, “Letteratura fiabesca: strumento didattico, ponte tra dubbio e verità” in “Le nuove frontiere della scuola”, La Medusa Editrice, Marsala 2014.
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Rosa Tiziana Bruno