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Poetic Robot, da una mail alla maestra

Pubblicato il: 02/08/2013 10:44:39 - e


Degli alunni di quinta elementare hanno realizzato un robot rappresentandone il cuore attraverso dei versi poetici, per fargli dire: “Io, la tecnologia, mi fermo un momento, cedo il passo alla poesia, insieme renderemo più bello il mondo.”
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Cara maestra,
come da sua indicazione le inviamo la nostra descrizione di Poetic Robot.

Il nostro Poetic Robot è stato realizzato utilizzando:
1 scatola per scarpe per il busto
2 scatole di carta forno per le braccia
1 scatola di cartone più piccola per la testa
6 perline a pastiglia per naso e bocca e 2 bottoni blu per gli occhi
2 tappi di plastica per le orecchie
1 macchina radiocomandata
carta alluminio
27 fusilli bucati corti per i capelli
carta per cassetti per la camicia
tappetino di gomma per cassetti per la cravatta
1 foglio di carta riciclata

La macchina radiocomandata non funziona, ma il nostro robot doveva essere dotato di movimento. Allora abbiamo pensato: “Che cosa si muove anche se stiamo fermi?… Ma certo, il cuore!”

È così che abbiamo pensato di fare al nostro robot un piccolo cuore di carta riciclata, rappresentando i battiti con alcuni versi di poesia.
Con l’aiuto di mamma abbiamo cercato tra alcuni libri di poesie e abbiamo scelto un piccolo haiku del poeta svedese Tomas Transtromer (premio Nobel per la letteratura 2011):

“Stupendo sentire come la mia poesia cresce
mentre io mi ritiro.
Cresce, prende il mio posto.
Si fa largo a spinte.
Mi toglie di mezzo.
La poesia è pronta.“

Con questi versi abbiamo voluto rappresentare i battiti del cuore e la voce del robot, per fargli dire: “Io, la tecnologia, mi fermo un momento, cedo il passo alla poesia, insieme renderemo più bello il mondo.”

Gli altri versi vogliono raccontare qualcosa del robot.

PAGINA DI LIBRO NOTTURNO (Tomas Transtromer)

Sono sbarcato in una notte di maggio
in un gelido chiarore lunare
in cui l’erba e i fiori erano grigi
ma la fragranza verde.

Son scivolato su per il pendio
nella notte ignara dei colori
mentre pietre bianche
segnalavano la luna.

Uno spazio di tempo
lungo alcuni minuti
largo cinquantott’anni.

E dietro di me
oltre le acque luccicanti come piombo
c’era l’altra riva
e quelli che dominavano.

Uomini con il futuro
al posto del viso.

La poesia vuole raccontare lo sbarco del robot sulla Terra durante una notte di maggio, venuto chissà da quale mondo lontano.
È un robot che stravolge le misure del tempo e dello spazio, viene in pace per portare il futuro agli uomini, quegli esseri che vivono su un pianeta dove vi sono prati, fiori profumati e chiari di luna.

Il breve brano preso da “Il piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry:

Il piccolo principe traversò il deserto e non incontrò che un fiore.
Un fiore a tre petali, un piccolo fiore da niente…
“Buon giorno”, disse il piccolo principe.
“Buon giorno”, disse il fiore.
“Dove sono gli uomini? ” domandò gentilmente il piccolo principe.
Un giorno il fiore aveva visto passare una carovana:
“Gli uomini? Ne esistono, credo, sei o sette. Li ho visti molti anni fa. Ma non si sa mai dove trovarli. Il vento li spinge qual e là. Non hanno radici, e questo li imbarazza molto”.
“Addio”, disse il piccolo principe.
“Addio”, disse il fiore.

continua a dare voce al robot, il quale, come un piccolo principe, con tutta la meraviglia che può provare un bambino, si rivolge a un piccolo fiore da niente, di soli tre petali e in mezzo al deserto. Il robot è venuto da lontano sulla Terra, ha trvato un mondo meraviglioso, se ne è innamorato e per questo cerca gli uomini. Intanto gli spunta un piccolo cuore pieno di poesia. Si ferma ad ascoltare i battiti del suo piccolo cuore, cede il passo alla poesia.



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