“È stato ieri”: una poesia del tempo e dell’anima
Nel susseguirsi delle stagioni, l’attimo in cui l’Estate lascia il posto all’Autunno è una fugace promessa d’amore che si rinnova di anno in anno: emozioni espresse in poesia di una giovane studentessa.
È stato ieri
Attendo quell’istante all’infinito
Ieri l’ho colto finalmente
La mia anima ha trovato pace, come acqua di lago
In passato mi concentravo su lei che fuggiva, sciolti i capelli
O su lui, lo sguardo di colpo spento.
Ieri finalmente
Ho colto il loro primo, ultimo bacio,
Lieve sfiorar di dita.
Nell’aria pagliuzze dorate a sostituir l’arancio
Il primo brivido sulla schiena nuda
Un’eco lontana di un altrettanto distante aereo
Cinguettii prevalgono sul frinire di cicala
Le cime degli alberi non più immobili.
È stato ieri La prima e ultima promessa
Tra Estate che fugge e Autunno che incede.
Io unica testimone di quell’istante
Che non fa ritorno.
Fin da quando ho cominciato a capire che un anno è fatto dal susseguirsi di quattro stagioni, ho sempre “giocato” a cogliere l’attimo in cui le stagioni si sfiorano per lasciare l’una il proprio posto all’altra, l’attimo in cui promettono il loro ritorno. Tra tutti quegli istanti quello che più mi commuove è quando l’estate lascia il posto all’autunno. Quel momento mi dona emozioni e sensazioni a cui sono incline: malinconia, romanticismo, il senso dell’attesa, lo spegnersi dei colori e l’assopirsi della vita lento, lento.
Mi piace pensare che la data dell’equinozio che i metereologi ci comunicano ogni anno con esattezza (quest’anno cadrà domenica 22 Settembre alle ore 20:44) altro non sia che un tentativo di due sfortunati innamorati Autunno ed Estate di sviare i cuori cattivi che ostacolano il loro amore. Ma, ahimè, nonostante anticipino l’incontro, sono comunque destinati a una promessa disillusa e a vagare in luoghi sempre diversi della nostra Terra.
Si dimenticheranno per altri Autunni e per altre Estati che a loro volta si rinnoveranno la fugace promessa. E io, quando riesco a cogliere quel passaggio, amo assaporare quella tristezza, ma al tempo stesso sento di aver colto, rubato, uno dei mille segreti del tempo.
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Martina Di Perna