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“O natura, o natura, perché di tanto inganni i figli tuoi?”

Pubblicato il: 06/03/2014 17:04:09 -


Riflessioni di una studentessa sull’uomo e sulla natura: noi, esseri umani, che ci crediamo superiori alla natura e cerchiamo di piegarla alle nostre esigenze; e la natura che, meravigliosa e beffarda, continua il suo corso. Una natura che, per dirla con Goethe, “costruisce sempre e sempre distrugge; la morte è il suo stratagemma per ottenere molta vita”.
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La Natura, dall’affascinante bellezza ma dalla temibile imprevedibilità, da sempre distrugge e genera vita a suo piacimento, agisce priva di regole, imperterrita governa il mondo come unica, vera “regina”. Gli esseri viventi, umili sudditi impotenti, dovrebbero asservirsi a essa, accettare dogmaticamente norme superiori, vivendo in balìa di eventi a loro inspiegabili.

Perché “dovrebbero”? – “Dovrebbero” perché, come sempre, l’uomo non si accontenta, vuole distinguersi dalla massa, superare i propri limiti, pazzo, giunge a sfidare la “regina” stessa e lo sfidare potenti sovrani – si sa – non può che recare effetti devastanti.
La consapevolezza di una superiorità di fondo rispetto alle altre specie terrestri, ha permesso agli uomini di progredire, di elevarsi dal rango di bestie, di sfruttare le proprie capacità intellettive, di maturare conoscenze tecniche e scientifiche sempre più efficienti, in grado di agevolare la loro stessa vita e di beneficiare i più svariati ambiti lavorativi.
Ma la semplice consapevolezza si è ben presto trasformata in arrogante presunzione, presunzione di voler sottomettere la natura stessa alle proprie necessità, sottovalutando la grande forza devastante celata dietro le limpide acque di un oceano o la fresca brezza autunnale. Dunque insoddisfatto di essersi agevolato la vita, l’uomo ha deciso di complicarsela, inventando geniali marchingegni inquinanti, disboscando, sfruttando eccessivamente le troppe risorse a propria disposizione, edificando la dove la Natura aveva avvertito dell’incombente pericolo.
E poi “si piange inutilmente sul latte versato”, facendo poco o niente per non versarlo nuovamente…

Ora come ora non ci si può permettere d’inimicarsi la Natura; nonostante le avanzatissime tecnologie a propria disposizione, l’uomo, che si è sentito padrone del mondo vedendo un piccolo puntino azzurro stagliarsi nell’immensità dello spazio, deve accettare l’amara verità: non è padrone di un bel niente.

La Natura purtroppo sa essere anche matrigna, in meno di un minuto distrugge intere città, e l’uomo, impotente, sta a guardare quelle migliaia di vite spazzate via dalla furia di un uragano, dall’impeto del mare, dalla violenza della terra o della lava, e in parte anche dalla propria stessa stoltezza.
Come si può pretendere si possano edificare case “di sabbia” in zone altamente sismiche, paesi su fiumare o in prossimità di oceani e di vulcani quando, come dice Edoardo Boncinelli: “eccetto casi particolarmente fortunati, non siamo ancora in grado di prevedere i terremoti e i maremoti”?

C’è chi afferma che catastrofi naturali di enorme portata sono prevedibili eccome, monitorando le variazioni chimiche delle acque e del suolo e studiando le mutazioni comportamentali degli animali, viventi di qualità totalmente estranee alla specie “evoluta”.
Ciò potrebbe essere anche vero se l’uomo non intervenisse, come al solito, modificando lui stesso con le proprie attività le composizioni chimiche e disorientando le povere bestie, vanificando così anche quel piccolo aiuto che la Natura ci ha concesso.

“L’inadeguatezza delle nostre conoscenze, l’insufficienza delle nostre tecnologie” sostenuta da G. E. Rusconi (G. E. Rusconi, “L’Apocalisse e noi”, in “La Stampa”, 30 dicembre 2004), non deve però condurre a un “fare buon viso a cattivo gioco e accettare stoicamente il verdetto del destino”, come affermato contrariamente da R. Thom, matematico e filosofo francese. Thom infatti dice: “… Il mondo brulica di situazioni sulle quali visibilmente possiamo intervenire, ma senza sapere troppo bene come si manifesterà l’effetto del nostro intervento”.

Dunque? Di certo non per questo dobbiamo subire passivamente gli effetti di catastrofi indomabili. Innanzitutto così come ci siamo sforzati di distruggere la Terra, descritta da E. Bonicelli quale “nostra dimora, infinitamente meno fragile di noi, ma pur sempre fragile e difesa soltanto dalle leggi della fisica e dall’improbabilità di grandi catastrofi astronomiche”, così dobbiamo impegnarci a renderla più vigorosa, a diminuire gli impatti ambientali delle nostre attività per ridimensionare gli effetti disastrosi della “violenza assassina del sisma” e delle calamità naturali in generale.

A. Voodckoc e M. Davis in “La teoria delle catastrofi” affermano: “La speranza che tutti i fenomeni naturali possano essere spiegati in termini di materia, di forze fondamentali e di variazioni continue è più esile di quanto si creda (…) Scienze della terra come la geologia o la meteorologia, in cui la complessità non può essere troppo idealizzata, si basano più su descrizioni e giudizi qualitativi specializzati, che su una vera teoria.” È impossibile, infatti, ridurre l’imprevedibile della natura a rigide leggi fisiche. Così come un vento improvviso porta le nuvole là dove ci sarebbe dovuto essere il sole, allo stesso modo, pur se si riuscisse a prevedere quell’evento catastrofico, ci sarà sempre l’“effetto sorpresa” con cui gli uomini saranno chiamati a confrontarsi.

Allora per una volta si dovrebbero mettere da parte gli interessi economici personali e pensare al bene dell’umanità. Sarà certamente più conveniente usare energie inquinanti, quali combustibili fossili e nucleare, ma le energie rinnovabili sono ugualmente efficienti e, soprattutto, non dannose. Non si potrà, infatti, mai prevedere che un violento terremoto si abbatterà in prossimità di centrali nucleari, com’è accaduto recentemente in Giappone, innalzando i livelli di radioattività alle stelle. E ancora, case di cartongesso, se pur molto economiche, hanno vita breve: non c’è da meravigliarsi che alla prima scossa un po’ più intensa crollino inesorabilmente, sgretolandosi come castelli di sabbia.

L’uomo non deve sottovalutare la Natura né sfidarla, essa “costruisce sempre e sempre distrugge”, “la morte (è) il suo stratagemma per ottenere molta vita”, afferma Goethe.
La Natura è madre benevola e crudele matrigna, inganna i suoi figli, alimenta in loro illusioni e speranze, fa vivere loro gioie fugaci per poi annientarli, lasciando un senso di vuoto e desolazione.
Gli uomini devono stare sempre allerta, non sia mai che dietro a piccole scosse si nasconda l’impeto di un violento terremoto…

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Immagine in testata di pixabay (licenza free to share)

Lidia Maria Giannini

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