Pinocchio 2.0 e i grandi che inventano storie: Il vestito incantato
C’era una volta una regina molto preoccupata perché, dopo vari fidanzamenti e delusioni, non era ancora riuscita a vedere il suo unico figliolo felicemente sposato con una fanciulla che si innamorasse di lui, e non delle sue ricchezze.
Così ordinò a una maga di fare un incantesimo al suo vestito da sposa: colei che, indossandolo, l’avesse calzato a pennello, avrebbe sposato il Principe; sarebbe, invece, caduto in un sonno profondo chiunque avesse apportato modifiche all’abito.
La regina organizzò una grande festa e invitò tutte le damigelle del reame, con la speranza di trovare una fanciulla che avrebbe amato per sempre suo figlio.
Quando la perfida contessa lo venne a sapere, decise subito di partecipare alla festa per far conoscere la figliastra al giovane principe; si precipitò al palazzo reale e il principe, non avendo conosciuto nessun’altra, rassegnato e preoccupato per la povera regina, sua madre, decise di sposare la figliastra della perfida contessa.
La regina allora prese il vestito, lo affidò a cento guardie che lo portarono alla promessa sposa. La figliastra della perfida contessa provò l’abito, ma siccome era troppo grassa, non c’era modo di indossarlo. Così la perfida contessa ordinò subito di trovare un sarto nel paese che fosse in grado di modificare l’abito, e offrì, in cambio, una immensa ricchezza.
Nessuno però si fece avanti per paura della maledizione.
In un altro paesino, viveva un povero sarto, solo e anziano. Stava in una taverna fredda e senza luce, l’unica fonte di calore di cui disponeva era un camino, spento da tanto tempo. Quando venne a sapere della ricompensa non fu informato anche del maleficio. Allora decise di andare al castello.
La perfida contessa consegnò il prezioso abito al povero sarto, il quale lo portò nella sua taverna scortato da cento guardie.
Quando il sarto tornò nella sua dimora, per prima cosa accese il camino per riscaldarsi e per fare luce, poi si mise subito al lavoro: per tre giorni e tre notti non si fermò mai. Quando finalmente il suo lavoro giunse a termine, il sarto cadde in un sonno profondo.
Una povera orfanella, passando nel vicoletto, vide la porta della taverna sul retro semi aperta. Attratta dal calore del camino, decise di entrare per scaldarsi un po’. Quando fu dentro, cercò di fare piano, per non svegliare il povero sarto. La giovane fanciulla aveva le mani ghiacciate, le scarpe consumate e il suo cappottino era diventato così piccolo che lo avrebbe potuto indossare un bambino di 7 anni. Dopo essersi scaldata decise di lasciare sulla soglia del camino un pacchetto di fiammiferi, per ringraziare il povero sarto. Poi si voltò e si incamminò verso l’uscita; nel farlo, notò che, sul tavolo da lavoro, c’era il più bel vestito che lei avesse mai visto, pieno di pietre preziose e ricamato con fili d’oro.
Curiosa e incantata non seppe resistere. Lo indossò. Non appena abbottonò l’ultimo bottone, il vestito avvolse la splendida fanciulla in un abbraccio, e come per magia l’abito riprese le sue forme originali, come se non fosse mai stato toccato dal sarto.
La stanza si illuminò così tanto che le cento guardie si avvicinarono alla porta principale. Quando entrarono, videro una splendida principessa dai lunghi capelli dorati. Tutti si inchinarono alla sua vista e decisero di portarla subito dalla regina. Arrivati al palazzo, non appena il principe vide quella splendida fanciulla, subito si innamorò di lei.
Quanto al povero anziano sarto, magicamente si risvegliò. Solo dopo aver trovato il pacchettino di fiammiferi, capì che non era stato solo un sogno quanto gli era apparso durante il sonno profondo.
La regina annunciò a tutto il regno che il suo amato figliolo aveva trovato la sua sposa, e l’anziano sarto fu trasferito a palazzo per cucire tutti gli abiti di corte. Diventò così il sarto più popolare e ricco del reame.
Finalmente la regina aveva trovato la serenità, e il giovane principe l’amore. Lui e la giovane fanciulla si sposarono e tutti vissero felici e per sempre.
***
In testa, Il castello incantato: disegno di Carmine Maiolo, 4 anni.
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Denise Citro