Pinocchio 2.0 e i grandi che inventano storie: Un furbacchione di ometto

C’era una volta un ometto che viveva in un villaggio sperduto tra le montagne dell’Himalaya e che, stanco della solita vita e di non avere una donna al suo fianco che lo stimasse per ciò che era, decise di andarsene dal villaggio per girare tutto il mondo in cerca di fortuna e di una compagna adatta a lui; nel luogo in cui viveva, tutte le donne erano della sua stessa statura, e a lui questo non piaceva.

Nel villaggio in cui abitava, era molto rispettato e temuto perché una volta riuscì a uccidere 10 insetti in un solo colpo; questa non era un impresa da poco per un ometto della sua statura!!! Questo avvenimento lo rendeva molto orgoglioso, tanto che si fece confezionare un cappello che portava sempre con sé, in memoria del suo gesto. Sul cappello c’era scritto a lettere molto grandi: “Dieci in un solo colpo”.

Prima di andarsene, cercò in tutta la casa qualcosa che durante il suo cammino gli avrebbe potuto far comodo. In cucina trovò un pezzo di formaggio che si mise in tasca, e fuori dalla porta di casa, incastrato in un cespuglio, scorse un uccellino, che mise in tasca assieme al formaggio. A questo punto cominciò a incamminarsi e, superata la grande catena montuosa che circondava il villaggio, arrivò in una grandissima prateria piena di fiori.

Mentre cercava qualcos’altro di utile per il viaggio, d’un tratto dalla folta prateria si alzò un gigante che stava riposando; era veramente un gigante enorme!
Quest’ultimo si presentò come il gigante piu’ ricco di tutti i giganti.
Allora l’ometto, incuriosito e felice di aver incontrato un nuovo amico, gli chiese se avrebbe voluto girare il mondo con lui. Il gigante accettò, ma a una condizione: l’omino avrebbe dovuto dimostrare di essere alla sua altezza.

A quel punto, il gigante lesse ciò che era ricamato sul cappello e, convinto che si trattasse di uomini e non di insetti, decise di sfidarlo; in pratica, gli chiese di mostrargli tutta quella forza che tanto lo aveva sorpreso.

Il gigante prese un sasso, lo strinse forte e uscì dell’acqua, poi disse all’ometto di fare lo stesso. Se solo ci fosse riuscito! Allora l’ometto, che sapeva bene che non ci sarebbe mai riuscito, con un po’ d’astuzia prese il formaggio che aveva in tasca e lo strizzò, sperando che il gigante credesse fosse un sasso.

Il gigante, che per fortuna non vedeva molto bene, ci cascò, e rimase ancora più affascinato dalla sua forza che volle sfidarlo di nuovo.
Lanciò una pietra più lontano che poteva, e poi chiese all’ometto di fare lo stesso.
Quest’ultimo, ricorrendo sempre alla sua grande astuzia, prese l’uccellino dalla tasca, lo lanciò in aria e questo, magicamente, scomparve nel cielo.

Il gigante non poteva credere a quanto aveva visto o, meglio, a quanto credeva di aver visto. Era tanto piccolo eppure tanto forte, e pensò che fosse l’uomo perfetto da far sposare alla sua unica e adorata figlia. Così i due giovani si conobbero e si piacquero fin dall’inizio, senza dar conto alle apparenze.

Allora l’omino chiese al gigante se poteva farsi accompagnare da sua figlia in giro per il mondo; fu un lungo viaggio in cui il piccolo uomo e la sua nuova compagna vissero felici e contenti, tra le tante meraviglie di un mondo che aspettava solo di essere scoperto.

***
In testa la storia disegnata alla lavagna.

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