Pinocchio, le faine e la corruzione

Linda Giannini intervista Savino Roggia, scrittore e farmacista.

D: Savino Roggia, nel suo Pinocchio ritrovato, sottolinea un burattino alle prese con la corruzione. Perché?
R: Per la trama matura di un Pinocchio che riconosciutosi burattino in una società montata al contrario decide di riordinarla, è inevitabile l’incontro con la corruzione, con le faine perfezionate a rubare il pollaio del contadino, il tesoro della società stessa.

D: Cos’è la corruzione?
R: È il frutto di un uomo egoista e materialista, vittima di un’ideologia difensiva radicata in un cuore arroccato nel compiacimento della sua autosufficienza e che non permette a nessuno di mettere in discussione il suo pensiero.

D: Con quale animo Pinocchio incontra le faine?
R: Da fustigatore della società, che invece di cercare la soluzione nel tessuto umano, si affida a tagliole e cani guardia per non farsi rubare l’uva e le galline. La illumina circa la giustizia costruita sulla legge del taglione, la quale accorpando processo e sentenza lontani dal pubblico, rinunciando alle testimonianze e al movente, la riduce a un fatto privato tra il danneggiato (il contadino) e il presunto danneggiante (Pinocchio): tutto si gioca sul corpo del reato – l’essere preso nella tagliola -, sulla ritorsione la cui sentenza massimizzata sarà sancita dal più forte e, visto il contesto malandrino, per punire il singolo e ammaestrare la moltitudine.

D: Cosa simboleggia la tagliola?
R: È l’instrumentum per riflettere sul diritto a sfamarsi, diritto alla proprietà e diritto alla giustizia. Dipinge, all’“affamato” Pinocchio, quanto il desiderio sconfinato a insoddisfazione perenne, lo porterebbe al furto quale via di appagamento; e al contadino come l’uso della tagliola, del ricorso alla rivalsa per ripagarsi dell’uva, della roba rubata alimenterebbe ulteriore infelicità. La vendetta ha in sé il seme dello sconvolgimento sociale: prepara le condizioni per nutrire istituzioni farabutte che raccolgono e mantengono il potere sugli uomini ricorrendo alla coercizione della frusta, la quale, vedi caso, mentre “purifica” l’individuo ne promuove la riduzione a marionetta.

D: Quale rapporto lega le faine?
R: Anche se Collodi le definisce compagne, il significato rimanda ad un uomo guastato che vive di e per se stesso. Più che sugli amici, può contare su complici resi subalterni attraverso un abile processo di pigmeizzazione. La corruzione frantuma le relazioni e il tessuto sociale.

D: Come si giustifica il corruttore?
R: Non si giustifica: vive la corruzione come atto scontato e coerente. Cerca il proprio simile solo per imbastire un malaffare. Difatti, “una di queste faine, staccandosi dalle sue compagne, andò alla buca del casotto e disse sottovoce: ‘Buona sera, Melampo’”. Il corrotto è una persona dai chiari limiti morali, fondamentalista, antiquato, impenetrabile e fuori dal tempo.

D: Come Pinocchio imbriglia le faine?
R: Entrando nella mischia, facendo il cane da guardia della polis con una coscienza indignabile. Pinocchio sa della possibile retrocessione sociale, e non la desidera, non vuole ritornare al pezzo di legno da catasta. Sta al gioco: le faine non erano ancora finite d’entrare nel pollaio, che chiuse alle loro spalle la porticina. E non contento di averle richiuse, vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra, la sua prima pietra da cittadino ligio ai doveri e determinato a esercitare i suoi diritti, e a guisa di puntello a sostegno della società.

D: Il punto di forza per prevenire le moderne faine?
R: Risvegliare il Pinocchio che ogni cittadino si porta dentro; aver fede nella propria e altrui perfettibilità; essere caritatevoli nel riconoscimento cosciente del prossimo fino a mettere in pratica atti di benevolenza e amore per aiutarlo e soccorrerlo; e nutrire la speranza nel prodotto della fede e della carità.

D: In quali personaggi scopriamo questi successi?
R: Nel cane Melampo: da inseguitore di Pinocchio si trasforma in suo amico. E nel monello Eugenio, svenuto perché abbagliato dal contenuto del libro di aritmetica del burattino.

D: La differenza tra l’errare di Pinocchio e delle faine?
R: Il primo erra per il suo e altrui bene e piange, chiede perdono; quindi è un soggetto perdonabile. Le seconde, no e mai potrebbero. Sanno solo rubare. E, poi, non saprebbero a chi chiedere il perdono. Sopra di esse non esiste altro.

D: Oggi, chi è il corrotto?
R: La signora scippata che invoca determinazione alle autorità nell’attuare misure adeguate e sorvola sul marito mentre raggira lo Stato o il personale dipendente.

ENGLISH ABSTRACT
The interview with Savino Roggia, author of “Pinocchio rediscovered, the courage of recognizing oneself as a pupper” (Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino), Tecniche Nuove Ed, Milano 2012), offers a view of 19th century corruption. Yesterday, like today, it remains one of the most disaggregating elements of society. The weasels that set about ransacking the chicken coup recourse to a justice based on the law of retaliation. In contrast, Collodi promotes a man with a conscience, Pinocchio, the puppet who having understood how much his predicament depends on a society turned upside-down, sets about changing it by charming dishonesty with the honesty on a man on the path of enlightenment.

Note sull’autore
Savino Roggia, a 14 anni, da Orta Nova giunge a Milano. Tra lavoro e studio serale si laurea in farmacia. Nel 1980 lascia l’attività di ricercatore farmaceutico per quella di titolare di farmacia in Vernante tra le Alpi di Cuneo. È giornalista pubblicista scrive su settimanali e nel 1998 pubblica “Salute, farmacia e informazione” (II edizione Ed. Gribaudo, 1998).

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Linda Giannini