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Cronache dall’ultimo esame di maturità (4)

Pubblicato il: 18/06/2012 14:31:55 -


“Agli orali c’era una giornalista, il primo giorno d’esame fa notizia”. Intervista di Lidia Maria Giannini, studentessa del ginnasio, a Luigi Calcerano.
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Lidia Maria: Aspetta, provo a riascoltare la registrazione per vedere se si sente bene… Perfetto… se vuoi, possiamo continuare. Ma non ricominciare da capo con Greco, magari sintetizza.

Luigi: Certamente. Era sabato ed era l’ultimo scritto: riuscirono a intervallarci, finalmente, ma avemmo lo stesso fortuna, il privatista di mezzo era un vecchio di trent’anni, piuttosto arrugginito ma con una voce tonante. Fu come avere il telefono. La versione era infida. Un brano a tre quarti, con un katà polin che non ho mai saputo cosa significasse realmente. La sera, dopo lo studio, eravamo lessi.

Lidia Maria: E gli orali?

Luigi: La scenografia era cambiata. Le lunghe file di banchi erano scomparse, solo cinque o sei banchi per commissione erano rimasti a fare la guardia. La sottocommissione delle scientifiche era la prima, vicino all’entrata. Moby Dick s’era già accomodata. Vicino si contorceva sulla sedia la commissaria di filosofia. Tremava, ogni tanto sorrideva pure, come per un tic. Il nanerottolo più in la faceva lo spiritoso con ginnastica. Matematica ancora non c’era. A un certo punto guardarono gli orologi e mi chiamarono. Inaugurai Scienze.
“Scrivi qui, sai scrivere almeno?”
“Spero di ricordarmi”, mi permisi “tra scritti di mattina e materie scientifiche da studiare di pomeriggio ho fatto tutto insieme, con una certa fatica”.
“Sei stato ben ammesso, a quanto pare, sei ben preparato?”
Era la fiera delle banalità.
“Ci vuoi dire qualcosa sui ghiacciai?”
Cominciavo bene, non mi ricordavo niente sui ghiacciai, bacini ablativi e compagnia bella. Attaccai con la formazione delle nevi, dilungandomi noiosamente sulle nevi di superficie che sciogliendosi penetrano sotto e si ghiacciano, cioè diventano ghiaccio differente da come lo erano prima. Lui stava segnando sul registro l’argomento e mi interruppe bruscamente.
“Basta, basta, cosa sai di Venere?”
Glielo dissi parzialmente sollevato, cercando di ficcare nel piatto più curiosità possibili. Matematica era arrivato e mentre parlavo dei tipi diversi di lava, con la coda dell’occhio, vidi Luigi I che si sedeva accanto a me e attaccava proprio Matematica.
“I ripassi li abbiamo fatti?” mi chiese ancora “Sono quelli che si fanno di meno e io non manco mai di chiederli”.
Era uno che amava il suo lavoro. Mi attaccò sugli idrocarburi e io, per parare, partii dalla fine, Bergius, il cracking e la benzina sintetica. Raccolte le idee gli propinai la cantilena delle tre famiglie.
Fu allora che, per mera mancanza di tempo smise di accanirsi e mi mandò via. Luigi I se la stava cavando a Fisica, il che per lui voleva dire che la partenza a freddo l’aveva notevolmente penalizzato.

Lidia Maria: Non mi pare che ti giovassi troppo della tua memoria…

Luigi: Forse allora non era poi tanta. Mi misi a sedere in un angolo, a ripassare matematica, filosofia era okay, storia non sapevo da che parte cominciare. Formule e teoremi, nel banco non sapevo che posizione prendere, come fossi improvvisamente cresciuto di statura. Fisica dell’anno prima mi lanciò un messaggio d’ansia e diedi un’occhiata ai tre principi. In quel momento vidi una donna meravigliosa, alta, minigonna, trucco accurato e splendente. Capii dal benessere che emanava che non era una esaminanda. Belle gambe, la seguii finché vidi che si immischiava con la sottocommissione di lettere. Il banco avanti a me era deprimente, pieno dei libri che fino ad allora mi avevano torturato e che di lì a pochi minuti potevano essere abbandonati. Mi alzai e mi diressi verso l’uscita, verso quelli che avrebbero fatto l’esame di lì a qualche giorno. Fu allora che seppi di matematica, aveva avuto non so che catastrofe a casa e s’era quasi rimbambito dal dolore. Pensai distintamente se la cosa avrebbe potuto favorirmi. Diventi così, una bestia. Un incidente stradale la figlia sulla sedia a rotelle e io pensavo se questo lo avrebbe reso di manica larga. Credo che scrissi questa frase da qualche parte, a futura riflessione, ma rimandai la medesima perché volevo dare una ripassata a uno specchietto di date, che serve sempre inframezzarle ai concetti storici, checché se ne dica. Dopo la corsa di Scienze mi lasciarono a bagno per un bel po’. Il corridoio era pieno di curiosi interessati che prendevano appunti sulle domande e chiedevano impressioni sui caratteri e le opinioni degli inquisitori. Il tempo passò molto lentamente, poi finalmente mi chiamarono. Scattai poi mi costrinsi ad affettare competente distensione, mi infilai la giacca e affrontai Filosofia.
L’animale mi guardava attraverso le lenti nere degli occhiali e sorrideva orribilmente mettendo in mostra denti guasti e macchiati.
Tremava peggio che agli scritti e fece un pasticcio per girare dalla mia parte il foglio da firmare. Firmai per Storia e filosofia e preferii togliermi Storia. La visione in minigonna si sedette di lato alla cattedra nell’atteggiamento di chi vuol prendere appunti. Era una giornalista, il primo giorno d’esame fa notizia.

Lidia Maria: La ricordi bene quella giornalista; l’hai più rivista?

Luigi: No. Si chiamava Francesca Raspini. Mi chiesero il famoso argomento a piacere. Avevo preparato un sacco di roba, il II impero, le influenze del riformismo del 700 nei primi moti carbonari, la guerra di secessione americana nei suoi risvolti in Europa.

Lidia Maria: Ah! Perché questo strano argomento, nei suoi risvolti in Europa…

Luigi: Il motivo era che avevo sentito una trasmissione sul Terzo, alla Radio e che volevo stupirli con qualcosa che neanche sapevano, come se avessi fatto ricerche in biblioteca.

Lidia Maria: E ti ricordi ancora questo argomento a piacere?

Luigi: L’Inghilterra teneva per il Sud, per motivi economici, era libero-scambista mentre il Nord era protezionista, e per diminuire il potere delle ex colonie divise. Anche la Francia tifava Sud, per gli stessi motivi e perché l’imperatore ex-carbonaro, romantico, amava sentirsi chiamare padre delle nuove nazioni. Non l’appoggia a causa dello schiavismo, contrario ai suoi principi, ma mette piede in Messico. Per il cointeresse all’impresa messicana anche l’Austria è sulle stesse posizioni, mentre la Prussia è per il Nord, le sue tendenze accentratrici e unitarie attiravano la simpatia di Bismarck, per il principio che il nemico del mio nemico è mio amico, tifava per il Nord anche la Russia. Erano Francia e Inghilterra che, nazioni marinare, potevano aiutare il Sud, ma non se ne fece niente per lo schiavismo che agitava le Trade Unions e poi turbava lo stesso piccolo Napoleone. Non sapevo quasi nient’altro, avevo fatto un effettone, ma la prof voleva far bella figura con la giornalista.
“Ma senta” mi dice “invece di parlarmi di queste cose, interessanti magari ma lontane dai nostri tempi…” e si volta verso la fata e comincia a parlare con lei dei programmi da ridimensionare, di quello che secondo lei sarebbe necessario insegnare e del mio argomento, segno della mentalità che viene formata nella scuola. ”Mi parli invece dei riflessi odierni della guerra di Secessione”. Me la ricordo bene tremolare felice della sua trovata mentre io le auguravo di morire stuprata da un sudista.

Lidia Maria: Eri tanto in imbarazzo?

Luigi: L’unica cosa che mi veniva in mente era il problema razziale, ma possibile che si volesse far dire una banalità simile? O c’era qualche altra cosa che mi doveva saltare agli occhi?

Lidia Maria: E c’era?

Luigi: Non potevo perdere tempo, cominciai un cauto discorso in cui misi in mezzo a un certo punto la discriminazione razziale.

Lidia Maria: Era quella?

Luigi: Si può sempre contare sulla banalità dei docenti. Saltò in piedi e si mise a ballare uno specie di shake. Ecco, ecco, diceva e riusciva appena ad articolar parola, mentre l’altra che aveva mangiato la foglia aveva smesso di annotare sul notes civettuolo. Comunque smisi di parlare e feci appena in tempo a riprendere animo che mi incastrò una domanda di Educazione Civica, il primo articolo della costituzione. Anche Matematica, disoccupato, s’era messo a sentire. Ricordavo il primo articolo, l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ma lei mi fa “Non è mica tutto sa? Lo commenti fin qui” e ammicca con chissà quale intenzione a sinistra. Comunque improvviso e non ricordo bene cosa dissi.

Lidia Maria: Peccato, non saprò mai che articolo scrisse su di te.

Luigi: L’articolo? Quello me lo ricordo. “L’insegnante di Storia e Filosofia che esamina gli studenti dell’Augusto viene considerata terribile. È severissima, ci dicono, fa domande strane e chiede molte cose di Educazione Civica che noi invece abbiamo fatto superficialmente (leggi: per niente)”.

Lidia Maria: Ti ricordi il testo dell’articolo, naturale, chissà quanto lo avrai riletto, parlava della tua interrogazione, no?

Luigi: Letto e riletto. “Il ragazzo è molto preparato”, dice: “il cittadino si confonde col lavoratore e il lavoro dev’essere un diritto e non un dovere. La professoressa precisa: ‘alla luce della battaglie studentesche questa frase può avere un senso? L’esaminando ribatte che sul piano scolastico può significare diritto allo studio per tutti e considerazione dello studio come lavoro, quindi presalario ecc. ecc’. Per un caso per una capacità individuale, per una particolare intesa, l’interrogazione perde il suo carattere di interrogatorio, di negazione di tutto ciò che è didattica. Si parla degli effetti della guerra di secessione nella attuale situazione americana, del Black Power, del rapporto tra calvinismo e capitalismo”.

Lidia Maria: Davvero hai parlato di tutto questo?

Luigi: Se lo hanno scritto sul giornale. Di me ha detto, alla fine “Parla con interesse e serenità”. Poi feci subito Matematica e Fisica. Dopo una ventina di minuti avevo finito. Fuori, l’aria profumata e il sole mi fecero tornare lentamente il calore nel corpo. Non me ne importava più niente.

Lidia Maria: Finiamola qui 🙂

Luigi: Non vuoi che ti racconti di Storia dell’Arte e di come chiesero a Luigi I l’ultima pagina dell’Elettra, che s’era rifiutato di ripassare?

Lidia Maria: No. Stavolta magari no… ma prometti di tornare a raccontarmi…

L’INTERVISTA COMPLETA

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