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ClanDESTINI (ventinovesima puntata)

Pubblicato il: 07/10/2011 17:47:27 - e


“Hai l’amicizia con Didier, il bambino che è scomparso insieme con il suo amico Kamal dall’Ospedale. Io devo ritrovarli e tu certamente sai dove possono essersi diretti. Questo mi devi dire.”. Prosegue il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale. La storia di Didier, bambino soldato sfuggito alla guerra e alla morte.
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I due uomini erano seduti su una panchina del giardinetto che circondava l’Ospedale di Montelusa. Dopo aver ascoltato assorto, il dottor Gemito scrollò la testa.

“In questi ultimi giorni Totuccio ha viaggiato sulle montagne russe di sentimenti ed emozioni forti, troppo forti anche per un bambino in buona salute, nelle sue condizioni poi… insomma non vuole proprio dirmi perché deve incontrarlo qui fuori e da solo?”

Il maggiore Hansen sorrise “Non posso… Ci sono troppe orecchie qui da voi, mi sto chiedendo anzi se non sia opportuno trasferirlo fuori Regione, ma non si preoccupi dottore, si tratta di una normale operazione di polizia e il bambino ha dimostrato di saper fronteggiare gli eventi. È un tipo in gamba…”

“Di normale, caro maggiore, io non riesco a vedere niente da molti anni: la sofferenza di piccoli malati è normale? la clandestinità di piccoli esuli è normale? o sono normali gli eserciti con i bambini soldato? e i padri mafiosi sono normali? E allora non mi dica che è normale, a nove anni, dopo una chemioterapia bella forte incontrare lei che lo interroga.”

“Si sbaglia, la vostra scuola in ospedale è normale, le vostre cure sono normali, tenere un libro in mano invece di una pistola è normale. Noi due siamo normali!”

Hansen mentre pronunciava queste parole con enfasi si era alzato e sembrava dominare il primario con la propria autorità. Vide uscire dal portone Totuccio con una vestaglietta a righe azzurre, accompagnato da Costantin.

Gemito fece segno all’infermiere di rientrare.

“Bene, vi lasciamo soli con la vostra normale operazione di polizia, ma se stasera Totuccio avrà la febbre, sarò io a dettare le condizioni per il prossimo incontro. Per me anche le forze dell’ordine vengono dopo la salute dei miei bambini.”

Hansen gli strinse la mano “Giusto, giusto… Non ci sarà nessun altro incontro” lo tranquillizzò.

Totuccio si avvicinava lentamente, con aria indifferente.

Gli mancava la compagnia di Didier, quel ragazzino con la pelle scura, gli occhi grandi, e il mondo nello sguardo. Un mondo fatto di conflitti terribili e senza fine, conflitti grandi come la guerra in Ruanda, e piccoli com’era stato il suo con papà Calogero.

“Siediti, dobbiamo parlare, di tuo padre.”

Totuccio si sistemò guardingo alla fine della panchina, e rimase in silenzio.

“Ma prima dobbiamo avvicinarci di più.” Hansen si accostò al bambino “perché le cose non sono andate come hai sentito in televisione.”

Totuccio lo guardò con un’espressione incredula. “Come?” disse.

Il maggiore si tolse la giacca e la piegò sulle ginocchia, non aveva armi addosso. “Già, tutti devono credere che don Calogero Valaci sia morto in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, così il suo unico figlio non correrà più alcun pericolo. Ma non è morto, questo ti devo dire, non è morto, è in un nascondiglio.”

“Cosa vuoi farmi credere? Che non avete sparato a mio padre?”

Hansen si guardò intorno, c’erano solo loro due tra quelle poche palme assolate, ma erano ancora tanto distanti.

“Proprio così. Ascolta Totuccio, tu sei il solo artefice del pentimento di tuo padre, io mi sono solo limitato a creare le condizioni perché questo potesse avvenire… ma la condizione più importante era la tua salvezza. Certo potrai essere spostato, messo in un ospedale militare, ma tutto è avvenuto così in fretta che abbiamo dovuto prendere decisioni importanti nel giro di pochissime ore.” Il maggiore si voltò verso il bambino e lo guardò dritto negli occhi “Rifletti: tuo padre, un attimo prima era un killer, travestito da clown, con un grosso revolver in mano pronto ad uccidere un piccolo clandestino e l’attimo dopo aver abbracciato suo figlio è diventato un collaboratore di giustizia. Non potevo fare altro che ucciderlo!”

“Ucciderlo?”

“Per finta. Altrimenti in quella stessa corsia d’ospedale sarebbe arrivato un altro killer, magari travestito da infermiere, per uccidere te.”

Gli occhi di Totuccio si stavano riempiendo di lacrime e le parole non riuscivano ad uscirgli di bocca “Ma, ma… dimmi tutto, che cosa è accaduto… e lui dov’è?”

Il maggiore posò la giacca sulla panchina e iniziò il suo racconto, sudava e la camicia si stava bagnando sotto le ascelle “… quindi, della messinscena, di come sono andate le cose, siamo a conoscenza solo io e il mio braccio destro Salvatore Macrì che avrebbe esploso il colpo mortale per difendermi da un killer incerto nel suo pentimento, più il giudice Argentino, consapevole dell’importanza dell’operazione.”

“E il giornalista di TeleIsolanostra? Quello che è venuto a intervistarmi dopo aver visto pubblicata sul giornale la mia lettera?”

“Ho letto anch’io ‘Papà era un mafioso, lo tradisco’. Giornali e TV non debbono saper nulla, conoscono solo il mio comunicato ufficiale, non possono immaginare niente. Una menzogna ben architettata spesso vale più di una verità scadente.”

Totuccio si accostò all’uomo impercettibilmente “Ma papà dov’è, ha letto la mia lettera aperta? E quel povero giudice perché l’hanno ucciso con i suoi due coraggiosi uomini della scorta?”

“Non lo so… stava venendo da me, aveva l’autorizzazione per tutta l’operazione, e doveva interrogare tuo padre… certo lui era già nel mirino delle cosche. Ora a sapere la verità siamo solo noi.”

“Perché non me l’hai detto prima! Ancora vivo! Stamattina era morto e adesso è ancora vivo! Mi gira la testa. Mi sento svenire. No, no, sto bene! Dove l’hai nascosto?”

“Non posso dirtelo, anzi non avrei dovuto dirti niente e non puoi sperare di rivederlo molto presto, è entrato nel programma di protezione dei pentiti. Ma sono cose che tu non puoi capire… Ora non lo puoi vedere, ma devi credermi. È vivo e mi chiede sempre di te!”

“Io ti credo” sbottò Totuccio alzandosi a fatica e piantandosi davanti all’ufficiale “ma sono troppe le cose che non capisco.”

“Che cosa non capisci Totuccio?”

“Ecco prima fra tutte: perché sei venuto a dirmelo? Se non lo posso neanche vedere… Poi perché non me l’hai detto prima?”

Il maggiore lo prese per le braccia. “Ti dico la verità. Perché voglio una cosa da te e per averla dovevo conquistare la tua fiducia con la verità sulla morte di tuo padre.”

“Adesso capisco… sennò non me l’avresti detto? E poi, e poi…Che cosa ho io, che tu puoi volere?”

Hansen sospirò si alzò dalla panchina e si rinfilò la giacca, poi prese per mano Totuccio e si avviò verso l’Ospedale.

“Hai l’amicizia con Didier, il bambino che è scomparso insieme con il suo amico Kamal dall’Ospedale. Io devo ritrovarli e tu certamente sai dove possono essersi diretti. Questo mi devi dire.”

Totuccio lo guardò incerto “Perché vuoi trovare Didier, per arrestarlo?”

Il maggiore sorrise “No, perché lui è la chiave di tutta questa vicenda, me ne sono reso conto tardi… Loro hanno ordinato a tuo padre di uccidere un bambino soldato ruandese e nel suo primo interrogatorio tuo padre ha squarciato il velo sul traffico di armi e veleni che proprio in questi giorni sta viaggiando verso l’Africa… con sei navi… Una consegna di armi e veleno… se non riusciremo a impedirlo!”

“Vuoi impedirlo. Anche i miei due amici. Mio padre ti ha detto perché Didier doveva morire?”

Hansen lo guardò. “È la prima cosa di cui abbiamo parlato, perché l’affare con l’Africa è colossale, adesso con quello che mi ha detto tuo padre e quello che mi dirai tu, io riuscirò a fermarli. Così anche tu farai la tua parte per riscattare la tua famiglia.”

Costantin apparve sul portone dell’Ospedale assieme a Linda e alla maestra Marta, i due si voltarono e ritornarono verso la panchina.

“Allora Totuccio, dove sono diretti Didier e Kamal?”

Il bambino si strinse la cinta della vestaglia e si rimise seduto.

“Voglio vedere mio padre!”

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Le puntate precedenti

Prima puntata

Seconda puntata

Terza puntata

Quarta puntata

Quinta puntata

Sesta puntata

Settima puntata

Ottava puntata

Nona puntata

Decima puntata

Undicesima puntata

Dodicesima puntata

Tredicesima puntata

Quattordicesima puntata

Quindicesima puntata

Sedicesima puntata

Diciassettesima puntata

Diciottesima puntata

Diciannovesima puntata

Ventesima puntata

Ventunesima puntata

Ventiduesima puntata

Ventitreesima puntata

Ventiquattresima puntata

Venticinquesima puntata

Ventiseiesima puntata

Ventisettesima puntata

Ventottesima puntata

L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com

Calcerano e Fiori

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