ClanDESTINI (ventunesima puntata)
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“Zone di guerra, zone dove si possono scaricare rifiuti e crocevia dei traffici di droga... Portarci delle armi può essere proficuo! Ma tu” disse Hansen richiudendo il taccuino “hai dedotto tutto questo solo dal fatto che dovevi uccidere un bambino soldato?”. Il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale. La storia di Didier, bambino soldato sfuggito alla guerra e alla morte.
Hansen sussultò. “Armi? Questa sarebbe una informazione notevole…”
“Armi, perché no, quelle sono tutte zone di guerra e ci sono compratori disposti a chiudere gli occhi sui fondali marini solo se qualcuno li rifornisce della merce più richiesta.”
“Zone di guerra, zone dove si possono scaricare rifiuti e crocevia dei traffici di droga… Portarci delle armi può essere proficuo! Ma tu” disse Hansen richiudendo il taccuino “hai dedotto tutto questo solo dal fatto che dovevi uccidere un bambino soldato?”
“Certo, ma anche un particolare mi ha aiutato a convalidare la mia ipotesi, nella scheda c’era il luogo dove avrei trovato il mio piccolo clandestino, il caso ha voluto fosse lo stesso ospedale dov’è ricoverato mio figlio Totuccio. Ho pensato ‘Chi ha dato quest’informazione a Cascio Ferro? Chi sa dove stanno i clandestini?’ Questo qualcuno mi ha dato da ragionare.”
Hansen si concentrò. “Qualcuno che rende sicuri i trasporti e che ha aggiunto il traffico d’armi all’affare delle navi coi rifiuti da affondare.”
“Già. Qualcuno che può impedire ai suoi amici di intercettare le navi. Una cosa la so. C’era qualcuno col Ragioniere al momento dell’accordo definitivo. Lo chiamavano il Venditore Bianco. Il Ragioniere m’ha detto che in caso di arresto avrebbe sempre un’ultima risorsa. Se dovessero metterlo in mezzo lui ha… la chiamava ‘una briscola vestita’, conosce l’identità del Venditore Bianco, mi ha detto anzi che era con lui. Questa informazione può essere una specie di lasciapassare e lui se la giocherebbe.”
“Davvero! Se la giocherebbe se tu lo incastri. E chi sarebbe questo Venditore Bianco?”
“Questo certo Don Gerlando non l’ha detto a me… Di sicuro ora c’è un filo rosso tra la mia collaborazione, voi che incastrate Cascio Ferro e lui che vi svela l’identità del Venditore Bianco.”
Il maggiore alzò gli occhi dal notes e guardò fuori dalla finestra la macchina con il sottufficiale partire.
Don Calogero si rimise seduto, con la testa bassa e si strofinò gli occhi pensieroso.
I due si fissarono per un attimo, poi distolsero lo sguardo.
Fu Valaci che ruppe il silenzio teso che s’era creato. “Sono stanco, mi sento improvvisamente stanco, signor maggiore, per oggi assai abbiamo lavorato e ancora di più dovremo lavorare domani quando sarà presente il pubblico ministero, una pausa facciamo. Lei, magari, riordina i suoi appunti, io mi faccio un sonnellino e poi si vedrà se gli incastri sono tutti giusti o se io non sono nient’altro che un pagliaccio.”
Fine del secondo round, Hansen sapeva per esperienza che con i pentiti bisognava abituarsi ai pagamenti a rate. Perfino le leggi ne tenevano conto. Don Calogero aveva fatto il suo primo versamento, una rata abbastanza sostanziosa e preoccupante, ma da quello che aveva detto sull’improvvisa stanchezza non intendeva tirar fuori nient’altro, per ora. Un altro ragionamento, certo.
“Come mai non mi chiede, signor maggiore, chi è in grado di assicurare un viaggio tranquillo di quelle navi, facendo salire a bordo le casse con le armi?”
“Vuoi dire oltre la mafia? Il fatto è che temo di saperlo.”
“Già! Anch’io lo temo.” Concluse don Calogero chiudendo gli occhi e distendendo le gambe.
***
Hansen aveva chiamato Salvatore che era entrato nella stanza con un grande blocco da disegno. Lo aveva sistemato sul tavolo in attesa di mettersi all’opera.
Calogero Valaci guardava alternativamente i due uomini, con uno sguardo assente, lontano, come immerso in tutt’altri pensieri.
“Ho deciso” ruppe il silenzio il maggiore “la partita è davvero troppo grossa e oggi dovrai morire.”
Don Calogero sembrò risvegliarsi bruscamente dai suoi pensieri. “Come ha detto, scusi?”
“Oh non si preoccupi, non sentirà alcun dolore” lo rassicurò Salvatore “lei morirà soltanto su un pezzo di carta. Per opera di un disegnatore dilettante.”
“O meglio” precisò Hansen “morirai in effigie, sul giornale di domani mattina. Vedi, da che è arrivato il dottor Argentino, che oltre che essere pubblico ministero si diletta di fumetti, noi ricorriamo a questi disegni. È stata proprio una sua idea, in America lo fanno in tutti i processi in cui non ammettono fotografi… utile specie quando bisogna mettere in atto una misura estrema, come quella che ho in mente per te, data l’importanza delle rivelazioni. A me non piace troppo questo complemento della messa in sicurezza, come prendo in giro la pratica dei disegni… ma… viene utile… in casi come questi, di pericoli molto consistenti, ti rendi conto vero? Da quel che dici la posta in gioco è tanto grossa da avere bisogno di una misura aggiuntiva a quella della protezione sotto falsa identità… Insomma per fortuna il dottor Argentino disegna benissimo, o almeno così dice lui, si presterà di sicuro a preparare la scena per i giornali. Questa sua debolezza ci aiuterà un poco a far passare questa iniziativa un poco anomala…”
“Insomma mi volete dire di che si tratta?”
“Comincia a preparare le basi per il PM, Salvo. Solo la scena e gli ambienti. Il disegno definitivo poi lo farà Argentino.”
Salvatore si era messo all’opera tratteggiando il viso di don Calogero “Adesso io in tre o quattro riquadri preparo i disegni delle scene in cui lei viene ucciso. Proprio una specie di sceneggiatura. Il giudice gradisce il lavoro preparatorio, perché ha sempre troppo da fare. Secondo me non lo sa fare proprio bene come me e se ne è accorto…”
“Appena avrà finito il suo primo interrogatorio Argentino, dopo aver debitamente avvisato il capo della procura e averne ottenuto una particolare autorizzazione che viene rilasciata soltanto nel caso di indagini di grande rilevanza sul crimine organizzato, potrà far il suo capolavoro di matite e carboncino. Non daremo altro ai giornali e cercheremo di non dare molta visibilità e vistosità al fatto. Ci sarà per il giornale locale la nostra versione sulla morte di Calogero Valaci, corredata dai disegni dell’accaduto in modo che s’imprima meglio nella testa degli interessati.”
“Niente è più efficace delle immagini per scambiare il falso col vero!” commentò Salvatore che, con una smorfia, accartocciò il primo foglio.
“Fatemi capire… E il PM s’è inventata questa procedura anche per darsi importanza?”
“Per dare importanza alla sua arte, piuttosto! ‘Disegnare è una competenza che mi serve anche per il lavoro serio…’ dice sempre a tutti i giornalisti. A noi in questo caso ci aiuta, intanto verrà proprio lui, che tiene in mano il capo della procura… È utile che venga lui, anzi, è necessario, per quello che voglio fare.”
“Voi siete pazzi, nessuno crederà ai vostri fumetti e meno che mai il Ragioniere. Capirà il trucco e…”
“Muto!” lo zittì Hansen “So perfettamente quello che faccio, non c’è nulla di più reale di un trucco ben fatto, solo ciò che è scaltramente manipolato diventa vero e dimostrabile quanto un fatto reale.” Hansen guardò Salvatore e gli disse “L’unico volto riconoscibile deve essere quello del qui presente Calogero Valaci. Lo dirò anche al PM. L’altra cosa riconoscibile deve essere quest’arma” prese il sacchetto di plastica con il cartellino e ficcò una matita nella canna del grosso revolver “una Smith Wesson 500” disse tirandolo fuori.
Valaci sembrava nervoso. “E i fatti come si sarebbero svolti, insomma come sarei morto?”
“Nella maniera più semplice: hai tentato di uccidere il PM Argentino!” il maggiore Hansen si voltò verso il disegnatore “Nell’ospedale di Montelusa il killer mafioso don Calogero Valaci, travestito da clown per una missione di morte, afferma d’essere rimasto sconvolto alla vista di suo figlio Totuccio. Afferma che già sentiva un oscuro rimorso per la malattia che lo aveva colpito, che si può collegare agli effetti dei rifiuti tossici e radioattivi. Poi decide che Totuccio non doveva più sentirsi il figlio di un mafioso. Così si consegna nelle mani dell’autorità, ma è solo una macchinazione.” si interruppe un attimo “Ben pensato, no? Dunque si è pentito solo per farsi arrestare e venire a contatto con uno dei migliori pubblici ministeri della lotta alla mafia! Argentino si è fatto notare per aver indagato a lungo sui rapporti tra politica, mafia e servizi… Diremo che il vero obiettivo fin dall’inizio era ammazzare lui! E ci voleva Valaci per questo!”
“Ma il Ragioniere lo sa che non è vero!”
“Ma può anche pensare che tu abbia voluto riscattare il debito nei suoi confronti di non aver ucciso Didier, ma avendo l’occasione di uccidere un PM pericoloso, ci hai provato.” Hansen mostrò una manciata di pallottole. “Con queste ricarichi la tua arma che era qui come corpo del reato… gli spari, lo manchi, ma noi ti contraccambiamo colpendoti in faccia, così ti rendiamo irriconoscibile…” guardò il pentito e Salvatore “Che ne dite di questa storia? Oppure c’è l’altra storia: tu ti rendi conto che, nonostante tutti i vantaggi di un pentimento, saresti necessariamente incorso in una lunghissima detenzione irta di pericoli per la sua vita e soprattutto per la stessa vita di Totuccio… Così decidi che solo una fuga può salvarti, tenti di farti strada, magari prendendo come ostaggio Argentino sparando qua e là con la tua gigantesca arma, ma l’ufficiale addetto alla scorta ti ferma con un colpo, purtroppo, mortale…”
Hansen si fermò, guardò ancora gli altri due e proseguì “Ma preferisco la prima storia, funziona meglio, ci vuole una macchinazione per uccidere il pubblico ministero, il suo pericolo di vita per giustificare che ti spariamo… altrimenti qualcuno potrebbe pensar male. Tu ti sei rivolto a noi e finisci ammazzato? Brutto da spiegare…”
“Volete ammazzarmi per meglio ricostruirmi una nuova vita?” Chiese don Calogero “E il corpo?”.
“Ora si dice che perfino il bandito Giuliano si sia salvato così… Credici, può funzionare, il casino maggiore sarà ritirarti fuori… La procura sa che non c’è nessun corpo e il giornalista che ha fatto lo scoop non ha bisogno di nessun corpo, gli basta il disegno di un corpo per terra, in una pozza di sangue.”
“Quanti sono nella stanza con il killer mafioso?” chiese Salvatore. “Ho quasi fatto il lavoro preparatorio.”
“Due, come noi due, ma non ci somigliano.”
Salvatore mostrò i fogli a Hansen e a Valaci. “Che dite basta? Non farei di più che poi il PM si secca.”
“Ma parlate come foste sicuri che viene questo Pubblico Ministero, siete certi che è di turno lui?” chiese il mafioso “E non farà storie?”
“Quando saprà che c’è da disegnare farà di tutto per venire lui!”.
(continua)
(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).
Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini
È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.
Qui le modalità per l’acquisto del libro.
Le puntate precedenti
L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice
La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI
Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)
http://www.luigicalcerano.com
http://www.giuseppefiori.com
Calcerano e Fiori