ClanDESTINI (ventiduesima puntata)
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“Ma perché la Mafia dovrebbe uccidere un bambino, anzi più di uno? E che c’entra Didier col padre di Totuccio? Perché doveva ammazzarlo?”. Il giallo a puntate di Education 2.0 ambientato nella scuola in ospedale. La storia di Didier, bambino soldato sfuggito alla guerra e alla morte.
Nell’Ospedale pediatrico di Montelusa tutti i piccoli degenti erano immersi in un sonno profondo, fuori la notte era fredda e le nuvole oscuravano le stelle. Solo le luci d’emergenza nei corridoi dell’ospedale interrompevano il buio fitto.
E in quei tratti di luce cominciò ad apparire una striscia grigia, irregolare, che sembrava muoversi con circospezione a mezz’aria. Il bagliore della fiamma era comparso, invisibile a tutti, nella zona caldaia, senza che il sistema antincendio si fosse risvegliato.
Un’ombra si stava muovendo nel corridoio mentre la striscia di fumo si faceva più spessa.
Didier dormiva profondamente e sognava l’Uomo Mascherato. Provò ad aprir gli occhi.
Sì, Phantom era ancora vicino a lui con la sua calzamaglia rossa, sopra un costume a righe diagonali e un cinturone di cuoio nero con un teschio al centro. Dal cinturone scendevano due grandi fondine per le pistole automatiche.
Le strisce di fumo nel corridoio si erano insinuate nella corsia dov’era ricoverato.
“Svegliati, devo portarti fuori!” Phantom scostò le coperte e sollevò Didier.
“Aspetta” gli disse il bambino “dobbiamo svegliare anche gli altri, devi salvare Kamal e anche Totuccio, tu puoi farcela.”
“Sì, è per Totuccio questo incendio, ma prima devo portare fuori te, Totuccio e gli altri possono muoversi meglio e non gli sarà difficile salvarsi… se gli impedisco di continuare ad appiccar fuoco…”
L’Ombra che cammina si caricò Didier sulle spalle, traversò la camerata e sbucò nel corridoio, dove misto al fumo c’era odore di benzina.
In fondo, al buio, un’altra ombra stava versando un liquido da una tanica.
L’Uomo Mascherato estrasse la sua grande automatica nera dalla fondina sui fianchi.
“Fermo!”
L’altro continuò a versare la benzina lungo la parete.
Didier sentì il BANG rimbombargli nelle orecchie… ma non si svegliò.
Fuori dall’Ospedale si vedevano lingue di fuoco dietro i finestroni… lui era disteso su un prato, senza la forza di parlare.
“Solo tu” gli disse l’Uomo Mascherato “puoi impedire alle navi che sono partite per la Somalia di portare la distruzione del tuo Paese e l’avvelenamento delle coste…”
“Sono già partite?” Riuscì a chiedere Didier.
Phantom si era seduto accanto a lui, i suoi occhi, dietro la maschera nera, fissavano il bambino “Certo, il tempo è arrivato.”
“E allora solo tu” gli replicò Didier “puoi impedire a quelle navi di portare in Africa il loro carico di morte, io che posso fare?”
“Mi puoi dire il porto dove sbarcheranno e poi…”
Stavano ancora parlando quando un cavallo bianco, già sellato, arrivò al galoppo sul prato, accanto a lui correva un grosso cane che sembrava un lupo.
Ma all’improvviso Didier si svegliò per l’odore acre che aveva riempito la corsia e quelle immagini si dispersero nel fumo. La porta della stanza era sbarrata, e l’Uomo Mascherato avrebbe saputo come aprirla.
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FIAMME (DOMATE) ALL’OSPEDALE PEDIATRICO DI MONTELUSA
POTEVA ESSERE UNA TRAGEDIA
Sarebbero partite dalle caldaie le fiamme che hanno provocato l’incendio divampato attorno alle 18,30 all’ospedale SS. Calogero e Gerlando di Montelusa. Dieci bambini ricoverati in terapia intensiva sono stati subito tratti in salvo dagli infermieri e dal personale docente della scuola in ospedale, prima dell’arrivo dei vigili del fuoco. Altri piccoli pazienti sono scappati con le loro gambe, stanno tutti bene. Intossicati invece (uno in modo grave) gli adulti intervenuti per spegnere l’incendio; portantini, medici, maestre e genitori hanno inalato fumo ed esalazioni nocive ma la loro azione è stata fondamentale, come quella di un ancora sconosciuto volontario, per limitare l’effetto del fuoco e portare in salvo i piccoli malati. Tra il panico, le grida e il caos seguiti all’incendio un ex bambino soldato ruandese ha fatto la respirazione bocca a bocca a un italiano “Era diventato blu” ha detto. Probabile corto circuito per una attrezzatura lasciata accesa. I carabinieri hanno escluso l’origine dolosa.
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La maestra Tina e Linda si incontrarono nell’aula, guardavano le pareti annerite, sbaffate di fumo e l’acqua fangosa per terra.
Tina lasciò cadere sulla cattedra i quotidiani con gli articoli evidenziati e sbuffò. “Abbiamo gli onori della cronaca!”
“Constantin e Lio sono stati dimessi assieme a me. Non so chi fosse quello più grave… magari hanno esagerato…” Linda, che le aveva preso di mano il giornale si strinse nelle spalle “Macchè corto circuito! Per me qualcuno voleva far fuori Didier…”
“O Totuccio…”
“Pare ci sia stato anche un colpo di pistola!”
“Ma perché la Mafia dovrebbe uccidere un bambino, anzi più di uno? E che c’entra Didier col padre di Totuccio? Perché doveva ammazzarlo?” chiese Tina.
“Una cosa so. Non sarebbe la prima volta che uccidono bambini innocenti.”
“Che poi Didier, un bambino soldato, proprio innocente non sarà, a dirla tutta! Ma allora perché don Calogero, prima s’era travestito da clown per ucciderlo e poi non ne ha fatto più niente?”
“Hai visto il figlio? Gli era andato in braccio… il comportamento di Totuccio deve aver dissuaso il padre… chissà” rifletté la maestra Tina “cosa succederà ancora, volevano dare un avvertimento a don Calogero e impaurirlo per impedirgli di parlare. Il nostro maggiore Hansen se lo curava da tempo… ce lo disse quando ci fece sentire quell’intercettazione.”
“Ci sarà ancora rischio?” disse Linda “Continuo a pensare che è la scuola quello di cui hanno più bisogno! All’età di andare a scuola fanno da corrieri alla mafia… capissero che vogliamo fare… sottrarli alla violenza, dargli l’opportunità di studiare, di imparare a leggere scrivere e far di conto e insieme l’opportunità di crescere liberi.”
“Hai ripetuto le parole di don Puglisi, vero?… Io non so se hanno davvero bisogno della nostra scuola, al dunque non so proprio di che parlar loro in classe. Ce la lasceranno fare, poi, la scuola con quello che è successo?” Tina tacque un attimo “L’incendio dicono non sia stato doloso… il pistolone non ha sparato… Sai che ti dico? Potremmo fare pedagogia dell’ospitalità.” Linda ci pensò un po’ su “Bella ospitalità, però, il padre di un tuo compagno di classe che vuole ucciderti! Se ti bruciano la corsia!”
“Sai invece che dovremmo fare? Lasciar perdere questi due incidenti e partire da una notizia. Il Ruanda e l’Italia… per mostrare che non è detto che…” tirò fuori un altro giornale con un articolo segnato dall’evidenziatore “Questa è la graduatoria che ogni anno l’Associazione Transparency International fa per la corruzione nella pubblica amministrazione, l’Italia ha perso quattro posizioni…”
“Ci avviciniamo al Ruanda?”
Linda la guardò con aria enigmatica “Siamo al 67° posto su 178 nazioni! In Europa precediamo solo Grecia, Romania e Bulgaria, solo un gradino sopra la Georgia…”
“E il Ruanda?”
“Ecco qui il paese di Didier ci batte, è 66°!”
Tina aprì la bocca per replicare, poi la richiuse e decise di cambiare discorso.
“L’ho visto sul cinico internet: per ora l’unico sistema affidabile di ‘smaltire’ le scorie radioattive è quello di affidarle alla Mafia, perché ce le porti via… le prende e le mette in navi-carretta, da far colare a picco, nottetempo…”
“Mi fai venire i brividi.”
Tina la ignorò “Mi sono scaricata una bella tabellina, che mette a confronto la cosiddetta emivita di diversi isotopi radioattivi, l’emivita è il periodo necessario al dimezzamento della radioattività emessa. Funziona ancora la lavagna?”
“Credo. Qui le fiamme non sono arrivate.”
Tina manovrò la lavagna interattiva e fece apparire una serie di informazioni su isotopi e anni per dimezzare la radioattività emessa.
ISOTOPI———–ANNI
Plutonio 239—-24.100
Uranio 234——245.000
Uranio 235——710.000.000
“Non ti pare però troppo arida e demoralizzante? Interessante ma…” Linda cercò nella borsa una serie di pagine stampate da tutte e due le parti: “Non ce li catturi i ragazzini così. Dobbiamo interessarli con una prospettiva: queste sono notizie di cui non conosco l’attendibilità, ma… Giudica tu. Scienziati israeliani pare siano riusciti a trasformare i rifiuti radioattivi, i più pericolosi, in vetro ed energia elettrica. Una ditta di quelle parti, in tre anni, ha costruito un impianto nel quale i materiali radioattivi e i rifiuti solidi urbani vengono, di fatto, vetrificati. La Mafia rimane dietro la finestra!”
Si misero a ridere.
“Dai Tina, che è come per il pizzo, se ti metti in gioco riesci a non pagarlo e a fargli fare un passo indietro.”
Tina raccolse le sue cose per andare via. “Me ne vado… sai com’è, la cena e il resto…” si fermò con gli occhi che guardavano verso la parete annerita “Ora, oltre a Didier anche Totuccio corre dei rischi, se ne sarà reso conto Hansen?”.
(continua)
(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).
Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini
È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.
Qui le modalità per l’acquisto del libro.
Le puntate precedenti
L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice
La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI
Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)
http://www.luigicalcerano.com
http://www.giuseppefiori.com
Calcerano e Fiori