L’edilizia scolastica, un’emergenza nazionale
“Nessun ragionamento sarà credibile finché la stabilità delle aule, in cui i nostri figli passano tante ore della loro giornata, non sarà considerata il cuore dell’azione amministrativa e di governo”.
“Dalla crisi si esce con una scommessa sul valore più grande che un Paese può incentivare: educazione, educazione, educazione”. Queste le parole del Presidente del Consiglio nella lettera inviata ai sindaci nel marzo scorso.
“Vogliamo che il 2014 segni l’investimento più significativo mai fatto da un Governo centrale sull’edilizia scolastica”.
Così, il 13 giugno scorso, il consiglio dei ministri ha approvato un DPCM che esclude per due anni dal patto di stabilità interno i comuni che hanno in progetto di costruire nuove scuole.
Si tratta solo di uno degli atti riferiti al piano-scuola preannunciato dal governo, che prevede ben 21.629 interventi e riguarda più del 50% degli edifici scolastici del Paese, coinvolgendo all’incirca 4 milioni di studenti, per un investimento complessivo di un miliardo e 94 milioni di euro.
Il governo ha già avviato due progetti:
1) #scuolebelle, che interessa 17.959 plessi scolastici per lavori di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale delle classi e dei vari servizi;
2) #scuolesicure, che prevede la messa in sicurezza degli edifici, interventi di bonifica dall’amianto e la rimozione delle barriere architettoniche per 2.921 strutture scolastiche. E, a partire dal 2015, la nuova programmazione metterà in gioco tra 2,5 e 4 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i 950 milioni della Banca europea degli investimenti, già previsti dal decreto “Carrozza”, per finanziare nuove costruzioni e interventi più importanti.
Finalmente il tema dell’edilizia scolastica torna al centro dell’iniziativa politica e parlamentare, dopo un ventennio travagliato di annunci e ripensamenti, di fondi prima stanziati e poi distolti, di progetti approvati e poi, solo parzialmente o forse per nulla, realizzati.
“L’edilizia scolastica. Un’emergenza nazionale”, di Osvaldo Roman, edizioni Ediesse, conduce un’analisi dettagliata della normativa che si è intrecciata negli ultimi vent’anni, anche alla luce del recente e importante lavoro d’indagine realizzato dalla Camera dei Deputati.
Qual è lo stato dell’arte di tutti i fondi erogati negli anni passati e dei progetti già in stato di avanzamento?
Ad esempio, che fine ha fatto il “famoso miliardo di euro”, stanziato nel 2009 dal governo Berlusconi e poi progressivamente “fatto sparire” da Tremonti? Se, come si fa nel libro, si leggono le premesse della Delibera CIPE n. 6 del 20 gennaio 2012, si scoprono tutti i tagli lineari che, nel tempo, hanno ridotto perfino gli stanziamenti destinati a investimenti di carattere strutturale e impedito l’avvio dei relativi piani di realizzazione e di spesa.
Il libro illustra la legislazione vigente in Italia in materia di edilizia scolastica e i percorsi amministrativi che hanno definito, nell’ultimo decennio, i relativi piani d’intervento. Per molti di questi piani, i documenti raccolti elencano, regione per regione, provincia per provincia, le singole scuole inserite nella programmazione, con la specificazione delle somme da spendere. Ma nei documenti ministeriali prodotti nel corso dell’indagine parlamentare, sono riportate solo le percentuali di realizzazione dei vari piani; non gli elenchi delle scuole che effettivamente hanno visto completarsi i lavori previsti.
Resta una zona grigia. Sappiamo quanti soldi sono stati spesi, ma non sappiamo cosa sia stato concretamente realizzato.
Per questo il volume diventa, oltre che una bussola per orientarsi in una materia tanto intricata quanto spinosa, uno strumento utile per sostenere un controllo diffuso. L’assetto normativo lo prevede: è l’open government, che spinge le amministrazioni alla massima trasparenza per consentire l’accesso aperto all’informazione, sollecitando l’iniziativa e dei cittadini e la loro interazione con gli apparati dello Stato. La prefazione di Danilo Barbi indica una strada: la messa in campo d’iniziative permanenti sul territorio, ad esempio attraverso la “contrattazione sociale territoriale”, a supporto della cabina di regia istituita dal governo.
Se “nessun ragionamento sarà credibile finché la stabilità delle aule, in cui i nostri figli passano tante ore della loro giornata, non sarà considerata il cuore dell’azione amministrativa e di governo”, allora tutti noi, genitori, studenti, insegnanti siamo chiamati a collaborare.
Per approfondire sul libro di O. Roman “L’edilizia scolastica. Un’emergenza nazionale”, ed. Ediesse, 2014.
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