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Il laboratorio e la discussione: elementi di cambiamento nell’apprendere e nell’insegnare

Pubblicato il: 13/03/2013 16:33:40 - e


L'articolo esamina, tramite l'esperienza del progetto europeo KidsINNscience, l'importanza di lavorare in laboratorio sia per i bambini sia per le insegnanti. “Noi pensiamo che organizzare la classe come un laboratorio, dove si discute insieme ponendosi domande, dovrebbe diventare un modello applicabile all'insegnamento di tutte le discipline”.
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L’osservazione di un fenomeno e il “fare insieme” consentono ai bambini di diventare parte attiva del loro processo di apprendimento, “sollevandoli” dalla paura della valutazione e lasciandoli liberi di provare, sbagliare, confrontarsi.

Anche per le/gli insegnanti è importante creare dei momenti laboratoriali di confronto tra colleghi. Questo non significa uniformarsi: ciascuno/a mantenendo il suo “stile” rimane aperto a riprogettare, aggiustare, grazie agli stimoli ricevuti dalla classe e dal gruppo dei colleghi.

RIFLESSIONE INTRODUTTIVA

Il laboratorio è quello spazio dove la discussione e il fare insieme attivati dall’osservazione di un fenomeno e/o un oggetto anche banale, consentono ai bambini di dare forma ai propri pensieri e costruire idee sul funzionamento delle cose proprio attraverso l’ascolto delle proprie e altrui domande.

Anche gli insegnanti, nei loro momenti di riflessione e progettazione, lavorano come i bambini, osservando un fenomeno che è sia l’oggetto di discussione degli alunni, sia il modo in cui essi guardano al fenomeno stesso e il processo che s’innesta nel loro guardare, cioè l’interazione tra alunni e le loro idee sul funzionamento delle cose.

Per questo anche la discussione periodica tra adulti diventa un laboratorio, dove ciascuno, attraverso le proprie e altrui domande, aggiusta, sistema, mette in ordine quello che ha rilevato guardando il fare-pensare dei bambini.

PROBLEMA

Come lavorare in laboratorio modifica l’approccio all’apprendimento nei bambini e l’approccio all’insegnamento-apprendimento nelle insegnanti.

ESPERIENZA

L’anno scorso abbiamo partecipato al progetto europeo KIS.
Il tema era “La pappa nauseabonda”.

I bambini sono stati messi di fronte a vari “oggetti” (liquidi e solidi), abbastanza familiari, che loro dovevano osservare e manipolare liberamente.

Il fare ha suscitato domande, che hanno portato anche chi non aveva “provato” a utilizzare in vari modi gli oggetti, a fare altrettanto: la domanda di uno diventava l’azione di un altro.
Le domande che scaturivano determinavano il proseguimento del percorso: “e se li mischiamo insieme che succede?”

I bambini cosiddetti “silenziosi”, quei bambini che nelle attività più strutturate non intervengono e sembra che non abbiano interesse su ciò che si sta facendo e dicendo, erano molto in ascolto e accoglievano le proposte operative degli altri.

Verso la fine del percorso quei bambini, avendo fatto esperienza, hanno iniziato anche loro a fare e farsi domande.

Nella discussione in laboratorio in classe, inizialmente, le cose che venivano in mente erano ancora un po’ confuse, perché se ne aveva solo un’esperienza percettiva e non si aveva pratica delle parole adatte a esprimere quello che si sapeva.

Il discutere insieme facendo ha portato i bambini a creare un vocabolario comune.

Il fenomeno osservato diventava il detonatore per mettere in forma quelle Lavorando con i miscugli tra la polvere ottenuta sminuzzando vari tipi di solidi e l’acqua.

I bambini hanno osservato e registrato le loro osservazioni. rappresentazioni mentali che ciascun bambino e bambina avevano sul mondo.

Si parla di ciò che si sa, ma si parla perché si è provocati da quello che si vede, da quello che si fa, da quello che pensano gli altri.

La discussione nasceva perché qualcuno poneva all’evidenza del gruppo un problema e perciò chiedeva il contributo di tutti per dare a esso sia esplicitazione sia, quando possibile, risoluzione.

Discutere insieme su un fenomeno ha consentito a ciascun bambino di esprimersi nella propria originalità di individuo e di poter mostrare abilità differenti acquisite anche attraverso esperienza extrascolastiche.

Il lavoro in classe è stato preceduto e supportato da incontri quindicinali fra noi docenti per stabilire una progettualità comune, per scambiarsi e condividere esperienze, per confrontarsi.
Inoltre diverse volte noi insegnanti siamo state “osservatrici esterne” in una classe che non era la nostra.
Questi sono stati momenti importanti per il gruppo docente che si è sentito realmente gruppo di ricerca.


Ciascuna di noi, pur avendo scelto punti di partenza diversi cui hanno seguito processi di domande originali tra bambini, negli incontri con le altre, discutendo, vedeva emergere questioni, perplessità, intuizioni simili a quelle delle altre, che riuscivano a mettere ordine, a farci avere idee su come andare avanti, perché lo sguardo delle altre, le loro riflessioni e le loro domande diventavano quel grimaldello che ci ha consentito di procedere forti del sostegno, dell’esperienza-pensiero delle altre.

Infatti la progettazione delle attività subiva, di fatto, una continua ripianificazione e aggiustamenti in corso dovuti sia a quel che suggerivano i bambini, sia agli stimoli ricevuti dal gruppo adulto.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

In conclusione noi pensiamo che organizzare la classe come un laboratorio, dove si discute insieme ponendosi domande, dovrebbe diventare un modello applicabile all’insegnamento di tutte le discipline.

Anche il confrontarsi e il porsi domande tra di noi, che significa anche essere disponibili a modificare la nostra idea di fare scuola, è diventata una necessità.

Abbiamo sperimentato che la destrutturazione della lezione frontale in una organizzazione laboratoriale “solleva” il bambino dalla paura della valutazione, rendendolo più libero di sbagliare.

Il bambino si sente soggetto attivo del processo di apprendimento, che egli stesso sente di costruire, e non soltanto produttore di una performance richiesta dall’adulto.

Anche noi insegnanti in questa struttura cambiamo lo sguardo: sappiamo aspettare, osserviamo il percorso del bambino e il processo insito nel suo apprendimento e così siamo più disponibili a raccogliere elementi anche imprevisti, che ci consentono di fare una valutazione più ricca e rispettosa dei tempi e dei modi di apprendimento di ciascun alunno.

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ENGLISH ABSTRACT:
The participation to the European project “KidsINNscience” has emphasized the relevance of working IN A LABORATORY for both children and teachers. Observation of phenomena and a “doing together” approach let pupils become an active part of their learning process. They are “relieved” from the fear of being evaluated and feel free of trying out, making mistakes, comparing with the others. To have a laboratorial learning environment where different views can be peer compared is important also for teachers. Comparing does not entail complying: each teacher keeps his/her own style while being open to re-design and re-adjust thanks to the suggestions coming from the classroom and the colleagues.

Roberta Polimeni e Barbara Esposito

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