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Disponibilità e utilizzo di risorse per l’Università

Pubblicato il: 10/10/2014 11:03:46 -


La valutazione della ricerca universitaria è affrontata nel recente libro di Silvia Zanazzi che mette a confronto l’Italia e altri paesi europei.
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Il tema della valutazione della ricerca, attuale e controverso, è stato affrontato nel volume di Silvia Zanazzi, Evaluating and financing university research. A comparative case study: Italy, France, Spain and Germany (2014), confrontando quattro sistemi universitari europei (Italia, Francia, Spagna, Germania) che, pur presentando simili caratteristiche strutturali, si rivelano molto diversi per quanto riguarda le politiche di supporto alla ricerca scientifica.

Il lavoro integra metodologie quantitative e qualitative, riuscendo ad analizzare il problema da molteplici punti di vista e con una duplice sensibilità derivante dalla preparazione in campo economico e pedagogico dell’autrice. Questa duplice sensibilità consente di analizzare i risultati di numerosi studi documentali e quelli delle interviste semi-strutturate (in appendice al volume) realizzate con figure chiave dell’amministrazione degli Atenei, fornendo una visione d’insieme delle condizioni di contesto nelle quali operano le istituzioni e delle scelte prioritarie utilizzate per disegnare le politiche di valutazione e distribuzione delle risorse.

Nella prima parte del volume si raccolgono, attraverso un’indagine campionaria, le opinioni del mondo accademico internazionale su alcuni temi cruciali riguardanti la valutazione, la qualità e il finanziamento della ricerca. Ne emerge una visione per molti aspetti comune, che non lascia spazio ad alcun compromesso nel riconoscere il valore di bene pubblico della ricerca e l’importanza dell’investimento dei governi per garantirne quantità e qualità. Emerge chiaramente la richiesta di valutare i prodotti della ricerca tenendo in considerazione i “contesti” in cui si svolgono le attività e la reazione di “insofferenza” nei confronti di classifiche sterili e fuorvianti. I ricercatori italiani, francesi, spagnoli e tedeschi esprimono sfiducia su i sistemi di valutazione attualmente in uso, ma non escludono la possibilità che si possano disegnarne migliori, in grado di andare oltre i numeri e le misurazioni e cogliere il vero significato della qualità nella ricerca scientifica.

In particolare l’indagine sulle “percezioni” mette in luce anche differenze di approccio su temi controversi quali l’opportunità di privilegiare finanziamenti selettivi rispetto a quelli diffusi o l’affidabilità degli indicatori bibliometrici quali strumenti di misurazione della produttività scientifica. Sulla base delle differenze di opinione riscontrate, l’autrice ha disegnato un’originale tassonomia di modelli di pensiero (efficientista, democratico, scettico) che rappresentano, con un’ampia gamma di sfumature al loro interno, altrettante posizioni rispetto ai temi trattati. Ciascun “modello di pensiero” è descritto e analizzato in profondità; l’analisi è supportata da autorevoli citazioni bibliografiche o spezzoni d’interviste, frutto di un lungo e approfondito lavoro preparatorio di ricerca sul campo.

La seconda parte del volume è dedicata agli studi di caso: cinque Atenei, due italiani e uno rispettivamente per Francia, Spagna e Germania. Ne emerge un quadro che mette in luce l’estrema difficoltà degli Atenei italiani nell’affrontare il tema della valutazione e, allo stesso tempo, ne valorizza i risultati ottenuti nonostante le politiche ostili degli ultimi anni. Per operare un efficace confronto fra i diversi Atenei considerati, l’autrice ha costruito una griglia d’indicatori qualitativi e quantitativi che può rappresentare l’embrione di un modello di valutazione alternativo al tradizionale ranking, perché incorpora le variabili di contesto. È particolarmente interessante il confronto proposto tra i due indicatori di produttività scientifica e un dato strutturale, il rapporto staff accademico/studenti, che sintetizza il carico di lavoro didattico in capo a ciascun docente-ricercatore nei cinque Atenei considerati. Non è sorprendente notare che vi è una relazione inversa tra le due variabili: maggiore è il carico di lavoro didattico, minore sarà il tempo e l’energia da dedicare alla ricerca e, di conseguenza, alla produttività scientifica. Ciò che sorprende è che tali risultati, largamente attesi ma oggi verificati dopo alcuni anni di sperimentazione, non portino a un riesame delle politiche di valutazione della ricerca che rischiano di penalizzare oltre il dovuto la reputazione delle istituzioni e dei paesi che soffrono di condizioni strutturali peggiori di altri. L’Italia è tra questi.

Il lavoro di Silvia Zanazzi mette in luce, da un lato, i limiti all’interno dei quali si muovono i nostri Atenei e ricercatori, dall’altro evidenzia l’enorme potenziale del nostro sistema universitario. Il volume “Evaluating and financing university research. A comparative case study: Italy, France, Spain and Germany” costituisce non solo un importante strumento di consultazione per i ricercatori impegnati sul tema, ma anche un utilissimo punto di riferimento per quei soggetti istituzionali che, a vario titolo, intendono valorizzare i risultati della ricerca quale strumento essenziale per lo sviluppo del paese.

Silvia Zanazzi, Evaluating and financing university research. A comparative case study: Italy, France, Spain and Germany, Edizioni Nuova Cultura, Collana Ricerche Educative Sperimentali, 2014, 20 euro.

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Immagine in testata di Amisticflame

Carlo Magni

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