Home » Politiche educative » Sei buone ragioni per dire “no” alle commissioni interne per gli esami di maturità

Sei buone ragioni per dire “no” alle commissioni interne per gli esami di maturità

Pubblicato il: 21/10/2014 11:44:40 -


Ci opponiamo fermamente alla proposta del Governo di abolire le commissioni esterne agli esami di maturità, per almeno sei buone ragioni. Questo non perché riteniamo che il sistema attuale sia perfetto, ma perché se lo si vuole migliorare la strada da percorrere è diametralmente opposta a quella seguita dal Governo.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Il disegno di legge di stabilità presentato dal Governo abolisce le commissioni esterne agli esami di maturità per ritornare alle commissioni interne; verrà affidato a ciascun consiglio di classe il compito di scegliere i suoi sei commissari, mentre il presidente di Commissione esterno dovrà gestire due classi, e dunque dovrà saltare da un tavolo all’altro, potendo evidentemente limitarsi a controllare solo gli aspetti formali della procedura.

A questa proposta ci opponiamo fermamente, per almeno sei buone ragioni:

1) Il disegno di legge rispolvera un provvedimento già preso dal Ministro Moratti nel 2002 e successivamente abolito da Fioroni nel 2006, per oggettiva inadeguatezza assoluta; ovvero, come ha detto un’insegnante, perché chiunque ci avesse lavorato aveva potuto constatare, nel giro di pochissimo tempo, come quella soluzione fosse diventata una farsa indegna, umiliante dal punto di vista psicologico, e completamente fallimentare dal punto di vista didattico.

2) In questo modo viene abolito l’unico momento significativo di
verifica esterna rispetto al percorso di valutazione degli alunni. Si tratta di una norma che disattende la regola fondamentale della certificazione, che richiede l’intervento di esaminatori esterni al momento dell’esame, e non considera le evidenze che emergono dalla ricerca e dalle indagini internazionali, come quelle condotte da OCSE Pisa, che indicano che autonomia delle scuole e verifica esterna dei risultati degli alunni devono camminare insieme, per produrre buoni risultati di apprendimento, a evitare, dicono testualmente le ricerche condotte sui dati OCSE, “comportamenti opportunistici”. Non ha senso giustificare questo provvedimento con le altissime percentuali di promozione dei candidati, perché non si pretende un sistema che debba per forza bocciare gli studenti ma è necessario mantenere un elemento di regolazione per i docenti, che sanno che i loro standard di insegnamento saranno alla fine verificati da terzi. E, inoltre, se la media delle bocciature supera di poco l’1% bisogna considerare che in molte scuole non statali questa percentuale si alza considerevolmente; è forse questo che dà fastidio?

3) Si tratta di un provvedimento che contraddice profondamente quanto scritto nel documento sulla Buona Scuola, che individuando come obiettivo strategico il rafforzamento dell’autonomia per le scuole afferma: “Non c’è vera autonomia senza responsabilità”, e “Non c’è responsabilità senza valutazione” ed infine “Autonomia è il contrario di
autoreferenzialità
” (pagg. 63 e 64).

4) La commissione esterna costituisce un fattore di equità ed equilibrio del sistema, temperando le difformità di valutazione esistenti tra scuole e classi, già attualmente molto forti, come dimostrano i dati Invalsi e Miur, e destinate inevitabilmente ad ampliarsi.

5) La valutazione congiunta tra docenti interni ed esterni rappresenta un momento importante di confronto tra insegnanti; abolendo questo confronto viene ancora più esaltata l’autoreferenzialità della scuola.

6) L’esame con la commissione tutta interna è assolutamente inutile dal punto di vista formativo perché non abitua i ragazzi a superare il disagio di essere valutati da persone che non conoscono, che è la situazione “normale” nella vita dopo la scuola. Come è stato scritto: i professori saranno chiamati, ancora di più di quanto siano oggi, a essere materni. Il ruolo terzo della scuola nel patto educativo si perderà. La relazione scolastica diventerà promiscua: un pregiudizio negativo o positivo su uno studente continuerà a rimanere fino all’uscita dei quadri. Nessun ragazzo avrà diritto a capire quanto veramente vale, al di là del buon rapporto con il professore. Togliere un esame serio ai ragazzi è quanto di peggiore si possa fare loro.

Per tutte queste ragioni è sembrato necessario opporsi a questa normativa, predisponendo una Petizione da presentare al Ministero dell’Istruzione e agli altri soggetti politici più coinvolti nella preparazione di questa proposta, e che sarà anche inoltrata alle Commissioni Istruzione di Camera e Senato, perché ne tengano conto nel corso della discussione del disegno di legge.



Al momento di scrivere questo contributo la Petizione ha raccolto in 5 giorni oltre 3500 adesioni, provenienti anche da studiosi ed esperti come Alessandro Cavalli, Gian Candido De Martin, Andrea Gavosto, Giorgio Israel, Mario Fierli, Vittoria Gallina, Piero Lucisano, Mariangela Bastico, Stefano Ceccanti, Maurizio Tiriticco e tanti altri. Ha inoltre ufficialmente aderito l’Associazione Nazionale Presidi. Si tratta di persone e associazioni di orientamento molto diverso, ma tutte accomunate dall’attenzione alla serietà e alla dignità della scuola, sia pubblica che privata, perché anche le scuole paritarie hanno tutto l’interesse ad essere valutate seriamente per dimostrare che non sono solo dei diplomifici.

Non si tratta, come spesso succede, della solita raccolta di firme per difendere privilegi personali, interessi corporativi o attaccare avversari politici. Al contrario chi ha firmato e firma questa petizione, in grandissima parte insegnanti e presidi, lo fa per richiedere che i risultati del proprio lavoro con gli studenti al termine dei 5 anni di corso vengano verificati da altri colleghi, senza passare per scorciatoie o facili autoassoluzioni.

Si tratta dunque di una forte testimonianza di serietà e di etica professionale che proviene da una componente significativa del mondo della scuola. E questo non perché si ritenga che il sistema attuale sia perfetto, ma perché se lo si vuole migliorare la strada da percorrere è diametralmente opposta a quella seguita dal Governo.

Correlati:
Perché accanirsi contro l’Esame di Stato?, di Vittoria Gallina
Archiviata un’altra maturità, di Gian Carlo Sacchi
Maturità: l’incubo dei privatisti e l’atteggiamento vincente, di Veronica Navarra
Maturita’, che ansia! video di Carlo Nati
Luciano e la maturita’ del futuro, di Cristina Dell’Acqua
Maturità sulle tracce dei temi 2014, di Vittoria Gallina
Cronache dall’ultimo esame di maturità (4), di Lidia Maria Giannini e Luigi Calcerano

***
Immagine in testata di New Era (licenza free to share)

Giorgio Allulli

65 recommended

Rispondi

0 notes
1067 views
bookmark icon

Rispondi