Autonomia, istruzioni per il montaggio
La conoscenza medica : alla guarigione del malato = la scienza dell’organizzazione : al governo della scuola.
L’art. 1 dell’8 marzo 1999 n. 275 stabilisce: l’autonomia delle istituzioni scolastiche “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana”. Le approssimazioni lessicali e le imprecisioni concettuali ostacolano l’innovazione: per limitare tale rischio si ricorda che
• la progettazione si sostanzia in un processo che attraversa le fasi de
1. l’esplicita enunciazione dei risultati da conseguire;
2. l’individuazione delle risorse disponibili e la specificazione di quelle necessarie;
3. la formulazione di ipotesi;
4. l’elaborazione e l’applicazione di strategie;
5. l’ottenimento di risultati, il loro confronto con i risultati attesi, l’estrazione delle informazioni contenute negli scostamenti rilevati, il loro utilizzo per il miglioramento dell’efficacia del servizio.
Il T.U. 297 del 1994, disegnando la struttura organizzativa della scuola, distribuisce tra diversi organismi le responsabilità progettuali:
1. la progettazione formativa è il mandato affidato al Consiglio di Istituto;
2. la progettazione educativa è il mandato affidato al Collegio dei docenti;
3. la progettazione di interventi d’istruzione si articola in due fasi: la prima è affidata al Consiglio di classe che prefigura percorsi unitari convergenti verso traguardi comuni, espressi in termini di capacità; la seconda caratterizza il lavoro del singolo docente che predispone e gestisce “occasioni di apprendimento”.
• lo sviluppo trae il suo significato dal proprio etimo, origine che richiama quanto disse Galileo Galilei: “Non si può insegnare niente a un uomo. Si può solo aiutarlo a scoprire ciò che ha già dentro di sé”. Si tratta del principio ispiratore della legge 53/2003 che afferma la strumentalità di conoscenze e abilità rispetto al traguardo istituzionale: la promozione e il potenziamento di capacità e di competenze.
Il Consiglio di istituto, che sovraintende al rapporto scuola società, ha la responsabilità di “elaborare e adottare gli indirizzi generali”, funzione che richiede l’esplicitazione delle competenze generali che gli studenti dovranno manifestare al termine dell’itinerario scolastico.
La finalizzazione dei percorsi inizia dalla capitalizzazione delle indicazioni contenute negli allegati alle bozze per il riordino delle superiori.
Ecco, in ordine sparso, alcuni esempi:
1. utilizzo del proprio patrimonio lessicale ed espressivo secondo le esigenze comunicative;
2. riconoscimento, nei diversi campi disciplinari studiati, dei criteri scientifici di affidabilità delle conoscenze e delle conclusioni;
3. utilizzo dell’informatica nella formalizzazione e nella scomposizione dei processi complessi e nell’individuazione di procedimenti risolutivi;
4. analisi, con l’ausilio di strumenti matematici e informatici, di fenomeni economici e sociali;
5. impiego dei linguaggi e delle tecniche della comunicazione visiva, di quella audiovisiva, multimediale e dell’allestimento scenico, di tipo tradizionale e innovativo;
6. utilizzo, in contesti di ricerca applicata, di procedure e tecniche per trovare soluzioni innovative e migliorative.
Il Collegio dei docenti che “cura la programmazione dell’azione educativa”, ha il compito di specificare le capacità necessarie per la conquista delle competenze che il Consiglio d’Istituto ha deliberato: da queste le enucleerà, le ordinerà organicamente, ipotizzerà il percorso pluriennale che conduce alla loro conquista.
Due esempi:
Competenza n° 1 (vedi sopra) Capacità – comunicare efficacemente. Descrittori:
• analizzare il conteso e i caratteri del destinatario;
• specificare i nuclei informativi della comunicazione;
• scegliere le modalità della comunicazione;
• strutturare in modo appropriato il messaggio;
• controllare la validità dell’intervento.
Competenza n° 3 Capacità – progettare. Descrittori:
• assumere un punto di vista funzionale al risultato atteso;
• isolare la situazione dall’ambiente in cui è collocata;
• riconoscere elementi e relazioni;
• precisare la struttura del campo del problema;
• studiare, risolvere e validare separatamente i sottoproblemi;
• pervenire, per ricomposizione, alla soluzione del caso e controllarne la validità.
Corollario finale: il DDL rende impossibile quanto descritto.
Enrico Maranzana