“La musica la ingoi con le orecchie”. La quotidianità dell’ascolto fin da piccoli
Questo bell’articolo sull’importanza delle pratiche di educazione alla musica e sulle esperienze di ascolto e produzione rivolte ai piccoli degli atelier dedicati, è arrivato quasi in contemporanea con la pubblicazione dei temi di maturità proposti agli studenti. La traccia tratta dal libro Musicofilia di Oliver Sacks è stato scelto dal 12% di ragazzi/e , un bel segnale di interesse che merita attenzione.
“Tutta la musica si sparge come il profumo”; “La musica va in tutto il corpo, fino a sotto i calzini, sotto le scarpe”; “La musica non la ingoi con la bocca, la ingoi con le orecchie” : così bambini e bambine di quattro e cinque anni hanno rappresentato il loro incontro con la musica nei gruppi conversazionali con gli atelieristi di Reggio Children.
Un metodo essenzialmente partecipativo e attivo, che stimola meraviglia, stupore e entusiasmo, grazie al quale i piccoli alunni, da soli e in gruppo, sono i protagonisti, avvertono coinvolta nel cammino di apprendimento la dimensione corporea e coltivano tutti i sensi: è questo corpo ballerino, questo corpo danzatore, questo corpo che ha orecchio, fiuto, gusto, tatto, che sente la terra, che si stacca dalla terra e che lo fa a modo, secondo il modo. Qual è il modo opportuno? È quello di saper danzare la vita…[1]
Ogni scuola dell’infanzia comunale a Reggio Emilia si avvale della presenza di un atelierista, che guida insegnanti e bambini a creare le condizioni per fermarsi, fare attenzione, darsi tempo, un tempo disteso e non concitato e frammentato, per rendere quotidiano l’incontro con il suono, costruire una routine musicale; per dare, in sintesi, dignità al senso dell’udito, per lo più penalizzato e un po’ trascurato, in un tempo, il nostro, in cui la dimensione visiva è dominante e c’è una richiesta vorace e bulimica di documentazione visiva.
E’ prioritario, innanzitutto, bandire le convinzioni limitanti – ‘Sono stonato…’ – e le umiliazioni avvilenti -‘Sei stonato!!’, che non fanno altro che pregiudicare e inibire le possibilità espressive. Esiste un’educazione dell’orecchio e della voce per tutti, un diritto universale dei bambini e delle bambine alla musica., come esperienza naturale che dà piacere, un diritto a immergersi con piacere nel paesaggio sonoro, ascoltando e facendo insieme, via straordinariamente potente, piacevole e gioiosa per i bambini.
Una prova di ciò è che nell’Europa del Nord, dove il canto corale è praticato in tutte le scuole, quasi nessuno è stonato. Insomma, il canto è come lo sport: i campioni sono rari, ma con una corretta impostazione e con l’esercizio tutti riescono a ottenere livelli accettabili in qualsiasi disciplina.
Reggio Children, leader mondiale in campo pedagogico, ha avuto fin dagli anni Settanta un legame forte con la scuola pedagogica milanese, come ha testimoniato Susanna Mantovani, Professore Onorario di Pedagogia generale e sociale presso l’Università di Milano Bicocca membro della commissione ministeriale per il sistema integrato 0-6, in apertura del recente seminario “Un modello dinamico di educazione musicale”[2], che ha documentato i percorsi musicali nei servizi educativi del Comune di Milano sulla scorta del modello dell’esperienza emiliana.
“Diamo il La”[3] è il nome slogan del progetto-associazione che si propone di aprire le orecchie alla bellezza, di inserire l’ascolto, l’attenzione ai linguaggi sonori e la musica nell’attività quotidiana a partire dai nidi e dalla scuola dell’infanzia milanese.
Quattro i momenti cardine dell’approccio progettuale: l’esplorazione dei suoni e del silenzio, la sperimentazione della voce singola e in coro, il contatto fisico con alcuni semplici strumenti musicali, la scoperta dell’uso delle note e la costruzione di scritture sonore, con una notazione non tradizionale, ma condivisa, che si possono unire di volta in volta alla danza, alla pittura, al canto, al teatro, ai “cento linguaggi dei bambini” di cui parlava Loris Malaguzzi, pedagogista fondatore di Reggio Children:
Il bambino è fatto di cento.
Il bambino ha cento lingue /cento mani/ cento pensieri/cento modi di pensare/di giocare e di parlare
cento sempre cento/ modi di ascoltare/ di stupire di amare/ cento allegrie/ per cantare e capire (…).
Il bambino ha cento lingue/ (e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove (…)[4].
Con il sostegno di pedagogisti, formatori didattici, atelieristi musicali, gli insegnanti vengono coinvolti attraverso un modello non rigido, ma costruito insieme a loro su misura, in base alle esigenze del contesto, formate a stimolare l’attenzione ai vari linguaggi sonori da intrecciare nella quotidianità delle attività scolastiche, sempre partendo dalle esigenze e dalle richieste dei bambini.
Non si tratta di creare piccoli musicisti, piccoli artisti, ma bambini sensibilizzati fin da piccoli a ascoltare e valorizzare la sonorità e a trattare con cura gli strumenti.
“Diamo il La” nasce nel marzo 2015 con il sostegno dell’Assessorato all’Educazione del Comune di Milano, che ha dato credito da subito al progetto, coinvolgendo due scuole pilota; il primo triennio di formazione è stato completato in sedici scuole e quest’anno il progetto ne ha raggiunte ventitré (250 insegnanti e più di 2.000 bambini), con l’obiettivo di coinvolgere tutte le scuole dell’infanzia comunali.
Della rete fanno parte oltre al Comune e a Reggio Children, anche Piano City – manifestazione attraverso la quale la scuola può aprirsi alla città -, l’Istituto Lombardo di Storia Contemporanea – partner per il progetto Musica, libertà e vita civile, da Va’ pensiero a Bella ciao – e il Conservatorio di Milano.
Il Conservatorio, in particolare, ha bisogno che venga formato anche il pubblico di domani, perché non c’è sufficiente attenzione alla cultura musicale e il pubblico ha in prevalenza i capelli grigi o tinti! La figura dell’amatore in Italia c’è poco e se ne sente la mancanza.
La musica per i bambini non è un semplice passatempo, come spesso viene vista, ma uno strumento trasversale di crescita e di sviluppo psicofisico, una disciplina squisitamente formativa della personalità e delle funzioni cognitive e affettive. Il linguaggio sonoro è strumento di aggregazione civica, integrazione sociale, apertura verso culture diverse, coesione nel gruppo classe.
Basta strumenti di scarsa qualità, buttati alla rinfusa in uno scatolone! E avanti con progetti di eccellenza pedagogica e salde sinergie di competenze territoriali per promuovere tanta immersione nella musica fin dalla più tenera età, per un pieno diritto dei bambini e delle bambine all’apprendimento della musica.
Così, valorizzando l’Arte e la Musica, come potenti leve educative e creando ambienti in cui il bambino possa immergersi con tutti i sensi, si realizza un modello di scuola che educa ai sentimenti e alla Bellezza proprio come ci invita a fare il nostro faro in materia, il prof. Luigi Berlinguer[5].
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[1] CARLO SINI, video “Musica come nutrimento della vita”
[2] Milano, Sala Conferenze di Palazzo Moriggia. Museo del Risorgimento, 30 Maggio 2022. https://www.diamoilla.it/
[4] https://www.reggiochildren.it/reggio-emilia-approach/100-linguaggi/
[5] NUTI, Vorrei una scuola con i suoni del mare. Due giorni a Stigliano a colloquio con Luigi Berlinguer, Franco Angeli, 2019.