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Se la scuola è un ambiente di lavoro

Pubblicato il: 15/11/2010 17:08:04 -


Edilizia e qualità ambientale nelle scuole italiane: non solo mancanza di fondi, ma ritardi, sovrapposizioni e lungaggini burocratiche. Inoltre un grave ostacolo: la mancanza di un’unica mappa nazionale degli istituti a rischio.
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“Teoricamente la scuola è un ambiente di lavoro e come tale, in Italia, è regolato ma diverse sono le deroghe per gli ambienti scolatici rispetto agli altri luoghi di lavoro, comprese le procedure di attuazione di misure preventive per la salute”. Questa affermazione si trova all’interno del Rapporto Search, un’indagine del Ministero dell’ambiente-Ispra sulla qualità dell’aria e dell’ambiente nelle scuole. Di fatto, a 14 anni dalla Legge Masini, che istituiva l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, nemmeno il Miur è perfettamente a conoscenza dello stato degli edifici scolastici e, come si vedrà di seguito, sono molte le deroghe alle norme di sicurezza nel caso delle scuole italiane.

Anche quest’anno è stato pubblicato sul sito di Cittadinanzattiva il Rapporto “Sicurezza, qualità e comfort a scuola” 2010. Il monitoraggio, giunto alla sua ottava edizione, nasce dall’Indagine condotta su un campione di 82 edifici scolastici di ogni ordine e grado (dall’infanzia alla secondaria di II grado) appartenenti a 11 Province di 8 Regioni: Piemonte, Lombardia, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Calabria e Sicilia.

I dati emersi dall’indagine sottolineano il deficit di manutenzione (28% delle scuole) e la necessità di interventi manutentivi ordinari (88% dei casi) ma anche di quelli di manutenzione straordinaria (46%).

Per quanto concerne le certificazioni, poco più di 1 scuola su 3 tra quelle monitorate possiede la certificazione di agibilità statica (37%), la certificazione igienico- sanitaria è presente solo nel 25% dei casi (1 scuola su 4), quella di prevenzione incendi in poco meno di una scuola su tre (31%).

La tabella successiva riporta lo stato delle aule. Per quanto riguarda le palestre, 17 scuole (il 21%), non ne dispongono. Laddove esse sono presenti all’interno dell’edificio scolastico, rivelano condizioni di insicurezza e invivibilità: barriere architettoniche (nel 21% dei casi), distacchi di intonaco (10%), segni di fatiscenza (13%), attrezzature danneggiate (11%).

Corridoi, bagni e aule detengono il primato degli ambienti più sporchi. Particolarmente deficitaria la situazione dei bagni: nel 35% manca la carta igienica, nel 39% è assente il sapone, il 68% è sprovvisto di asciugamani.

Questi dati possono essere utilmente integrati con quelli emersi dal progetto SEARCH (School Environment And Respiratory Health of Children) 2010, che valuta l´esposizione ai principali inquinanti all´interno degli edifici scolastici. Le analisi e i sopralluoghi nelle scuole, effettuati in 6 regioni (Lombardia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia ed Emilia Romagna) hanno dimostrato le interazioni esistenti tra inquinamento esterno e indoor: i valori delle polveri sottili (PM10) nelle aule, raggiungono concentrazioni anche superiori agli 80 ?g/m³ (per l’outdoor, la soglia è di 40 ?g/m³). Inoltre, le concentrazioni di formaldeide sono risultate più elevate rispetto alla media delle altre scuole europee, anche se rimangono lontane dai livelli di pericolosità indicati dall’OMS.

Circa il 63% delle scuole dichiara di avere l’impianto elettrico a norma in tutto o in gran parte. Appena la metà degli edifici scolastici monitorati (51%) risulta avere completamente o in gran parte rispettato le norme anti incendio.

Il numero degli incidenti a scuola è in aumento rispetto allo scorso anno (dati INAIL).

Lo studio riporta anche la lista delle 12.000 scuole a rischio, diffusa dal Ministero dell’Istruzione e contenuta in un allegato al Decreto Interministeriale del 23 settembre 2009, con “particolari criticità” e per i quali si consiglia di non innalzare il numero di studenti per classe.

I FONDI STANZIATI

Primo Programma straordinario (Fondi FAS): del miliardo di euro inizialmente previsto, detratti i 230 milioni assegnati alle scuole abruzzesi, con la delibera CIPE del 6 marzo 2009 sono stati ripartiti a oggi tra le regioni solo 360 milioni di euro:

Le Convenzioni sono in corso di stipula, ma non si sa quante siano e quante saranno effettivamente finanziate. Va segnalato però che il CIPE, con la deliberazione del 13 maggio 2010 n. 32 (GU n. 215 del 14-9-2010, s.o. n. 216) prevede che il finanziamento dei progetti sarà erogato agli enti locali secondo modalità temporali compatibili con i vincoli di finanza pubblica correlati all’utilizzo delle risorse FAS.

Fondo per interventi straordinari destinati all’adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici (previsti dalla Finanziaria 2008): con l’ordinanza n. 3864/2010 della Presidenza del Consiglio dei ministri viene ripartita la somma di 20 milioni di euro per l’annualità 2009 a cui si aggiungono 141.397,77 euro che derivano dalle riassegnazioni dell’annualità del 2008 non utilizzate. Viene, inoltre, riassegnata la somma di 595.203,43 euro relativa al 2008, a favore delle Regioni Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Sicilia.

Con l’ordinanza n. 3879/2010 sono stati stanziati 20.000.000 di euro per interventi di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici pubblici o per la costruzione di nuovi edifici scolastici pubblici nei casi in cui sia indispensabile sostituire quelli esistenti per i costi eccessivi dell’adeguamento, per l’annualità 2010.

Questa la ripartizione dei fondi tra le Regioni e le Province Autonome per il 2010:

Infine va segnalato che non c’é traccia del monitoraggio del piano triennale legato al Patto per la Sicurezza siglato nel 2007 dal MPI, dalle Regioni e dagli EE.LL., che avrebbe dovuto impiegare circa 900 milioni.

Il rapporto si sofferma anche sull’indagine della Corte dei Conti di luglio 2010, che ha messo in luce dati assai poco confortanti.

Su 1.593 interventi programmati per mettere in sicurezza le scuole dal rischio terremoti, ne risultano attivati 1.219 (77%) mentre 374 (23%) non avviati. I contratti di mutuo stipulati sono 971 (61%) mentre i lavori risultano aggiudicati o affidati soltanto per 463 cantieri (dunque il 29% del totale). Con riguardo al Primo Piano stralcio (previsto dalla Finanziaria 2003), solo 137 interventi risultano ultimati mentre 39 sono quelli ultimati nel Secondo Piano stralcio. 176 in tutto, l’11% del totale.

Secondo quanto emerge dalla relazione, non si tratterebbe di una mancanza di fondi, quanto invece di ritardi e sovrapposizioni tra diversi enti. Un grave ostacolo è rappresentato dalla mancanza di un’unica mappa degli istituti a rischio. “In definitiva – si legge nella relazione della Corte dei Conti – la programmazione delle opere, negativamente influenzata da mancanza di pianificazione e da progettazione di base carente, ha spesso inseguito solo le disponibilità finanziarie piuttosto che le reali esigenze degli edifici scolastici”.

Del resto senza il completamento dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica una programmazione seria sarà sempre e comunque difficile anche per l’ipotizzata Agenzia Scuola s.p.a.

Rosaria Petrella

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