Esperienza, documentazione ed emozione: il convegno continua
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La scuola si cambia dal basso, lo dimostrano le esperienze che, dal convegno del 23 aprile alla condivisione quotidiana su Education 2.0, raccontano di una scuola autonoma che sa farsi spazio tra le difficoltà.
Dopo ogni convegno ci si chiede se è stato lasciato un segno, se, a distanza di tempo, è rimasto qualcosa. Possiamo tranquillamente affermare che il 23 aprile, all’Istituto degli Innocenti di Firenze, abbiamo inaugurato una nuova tipologia di consesso che potremmo definire “blended conference”. In effetti il confronto sincrono – in presenza – limitato temporalmente alla giornata che abbiamo trascorso insieme a Firenze, non ha esaurito il dibattito che, al contrario, è proseguito in rete attraverso la lettura dei contributi e dei materiali di approfondimento, i commenti e le osservazioni postate sui social network.
A distanza di alcuni mesi, ci proponiamo di mettere in evidenza alcune tematiche che sono state privilegiate dal dibattito, al fine di stimolare nei lettori ulteriori approfondimenti.
Un primo grande ambito di discussione può essere ricondotto alle esperienze proposte degli insegnanti, i quali da un osservatorio privilegiato hanno raccontato una ampia gamma di iniziative didattiche che, nella maggior parte dei casi, tendono a mettere in discussione le gerarchie dei contenuti e la classificazione degli ambiti disciplinari.
All’interno dei contributi, riconducibili a questa prima grande area di dibattito, si è manifestato un filo conduttore ineludibile: il fattore emozionale.
L’emozione non solo caratterizza l’unicità di ogni esperienza didattica “forte”, ma costituisce un “tag” personalizzato che ha il potere di marcare le conoscenze all’interno del nostro apparato mnemonico. Si tratta di marcatori profondi, capaci di stimolare collegamenti operativi e rielaborazioni personali.
Ecco perché molti contributi hanno sottolineato l’utilità dell’apprendimento laboratoriale. Nel laboratorio lo studente assume il ruolo del protagonista e procede verso una conquista personalizzata della conoscenza, fatta di problematizzazioni, esperienze dirette, tentativi ed errori, così come avviene nella vita reale! L’approccio individuale e critico concorre a migliorare la conoscenza di se stessi e a promuovere l’autonomia nelle scelte.
Tra le righe dei contributi si fa strada un secondo aspetto largamente condiviso: i docenti vogliono essere considerati protagonisti del processo di apprendimento, alla pari dei loro studenti.
Nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione il carattere individuale dell’apprendimento, ovvero la necessità di considerare i nostri discenti come gemme preziose, assolutamente diverse l’una dall’altra, eppure quando si parla dei docenti spesso si pensa a un corpo unico e indifferenziato.
L’imponenza numerica del corpo professionale fa sì che l’insegnante venga rappresentato schematicamente, confuso con un apparato di norme cavilloso e ambiguo, oppresso dalla quotidianità amministrativa e da un ruolo sociale tutt’altro che appagante.
Al contrario, in gran parte dei contributi che abbiamo potuto ascoltare nelle sessioni del convegno e leggere on line, su Education 2.0, si coglie l’esigenza incontenibile di una rappresentazione individuale del proprio ruolo professionale. Dal magma indistinto della scuola emergono moltissime valide individualità che chiedono con dignità di essere riconosciute professionalmente. L’elemento coesivo della nostra community in fin dei conti è costituito proprio dall’orgoglio di essere insegnanti, un sentimento di appartenenza che sempre più dovrà essere valorizzato se ci si propone di innovare il nostro sistema scolastico.
Per troppo tempo si è detto che i docenti lavorano isolati e che non sanno collaborare tra loro. Al contrario, le esperienze presentate a Firenze dimostrano che il riconoscimento delle individualità professionali cammina di pari passo con la capacità di sistematizzare i rapporti di rete, siano essi interni alla struttura scolastica o esterni ad essa. La rivoluzione comunicativa affermatasi attraverso le ICT ha sottolineato primariamente il ruolo qualitativo dalla condivisione, dimostrando che le tecnologie di rete facilitano lo scambio delle esperienze e riescono a catalizzare l’interattività, favorendo i rapporti tra tutti i soggetti coinvolti nel processo educativo.
Un ulteriore ambito di discussione può essere rappresentato dai modelli sperimentali descritti nelle esperienze, i quali sono stati testati all’interno di un contesto reale, fatto di strutture organizzative, relazioni, risorse. I modelli sperimentali, raccolti nel corso del seminario fiorentino, sono il risultato di un processo di stratificazione di innumerevoli tentativi, errori e correzioni in itinere. I contesti di riferimento vedevano coinvolte realtà scolastiche diffuse su gran parte del territorio nazionale e comprendevano tutti gli ordini scolastici.
Abbiamo così potuto conoscere un eccezionale dinamismo organizzativo, all’interno del quale sono nate moltissime sperimentazioni innovative, caratterizzate da pratiche permanenti elevate a livello di sistema.
La blended conference ha messo in condizione i lettori di analizzare i contributi attraverso la sistematica riproposizione dei testi su Education 2.0, dilatando i tempi di condivisione e consentendo una proficua sedimentazione degli indicatori di qualità che a suo tempo il comitato scientifico aveva individuato.
Alcune delle sperimentazioni più valide sono risultate quelle che, a seguito di un confronto con la complessità della realtà scolastica, sono riuscite a modificarla ancorandosi al tessuto normativo vigente. In questi casi è possibile riconoscere l’armonizzazione del modello concettuale con il contesto di riferimento. L’innovazione è nata laddove il rispetto delle regole amministrative e la condivisione degli obiettivi – con tutti i soggetti protagonisti – hanno condotto a una radicale trasformazione della quotidianità. Ciò sta a dimostrare come sia possibile muoversi tra le pieghe dell’autonomia per tendere alla costruzione di nuove forme di organizzazione spazio-temporale, più adatte a raccogliere le istanze della società contemporanea.
I modelli innovativi che hanno riscosso maggiore successo sono stati caratterizzati da un rigoroso approccio scientifico, all’interno del quale tutte le modifiche introdotte nel sistema sono state valutate nel medio periodo e, qualora ciò sia risultato necessario, non si è esitato a tornare indietro, apportando elementi correttivi dettati dalla contingenza.
Allo stato di fatto forse è presto per poter dire se alcuni di questi modelli siano o meno generalizzabili, ma certamente possiamo affermare che sono pronti per una sperimentazione a una scala territoriale più ampia!
Carlo Nati