Da domani sarò poeta
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Intervista di Linda Giannini a Giustino Aruta
Secondo lei, quale ruolo e peso ha oggi la poesia nel mondo scolastico, intendo, dalla più tenera età (scuola dell’infanzia e primaria) all’adolescenza (scuola secondaria di primo e secondo grado)?
Oggi sono più numerosi coloro che scrivono che quelli che leggono. E di questi pochi lettori, solo una piccola percentuale si sente attratta dalla poesia. La poesia, invece, dovrebbe ricevere grande attenzione, perché, in chi è in grado di apprezzarla, lascia un segno profondo nella mente e nel cuore. Nella fase della crescita, poi, è particolarmente importante, perché riesce a stimolare la creatività e l’immaginazione e ad educare ai sentimenti che essa produce e rappresenta. Solo la scuola può svolgere questo ruolo ed avvicinare i più giovani ai testi poetici. Ovviamente, servono insegnanti preparati ed in grado di saper selezionare i testi adatti alle varie età, e poi fornire agli alunni gli strumenti per apprezzare la sensibilità del linguaggio poetico e generare in loro una forma di empatia con il testo.
Pensa che l’intelligenza artificiale possa costituire una minaccia per la poesia?
Il dibattito sul tema proposto è molto acceso e difficile da sintetizzare. Il mondo, com’è normale che sia, sta progredendo giorno per giorno, ma mai avrei immaginato che saremmo arrivati ad un tal punto di evoluzione che un’Intelligenza Artificiale sarebbe stata capace di fare cose che nemmeno la mente più evoluta saprebbe fare. Che quest’Intelligenza possa rappresentare una minaccia per la poesia, è possibile, forse probabile, però mi piace pensare che un programma non potrà mai sostituire anche la creatività umana, quella che sollecita l’animo dei lettori e li emoziona. Secondo me, quindi, riprodurre la tecnica poetica, non è la stessa cosa che mettere i propri sentimenti su carta.
Quanto la poesia ha influito nella sua vita?
È da sempre che nutro profonda passione per la poesia. Ho scritto liriche fin da ragazzo, tanto che spesso, mio padre, in occasione di ricorrenze speciali, mi invitava a declamarne qualcuna. Nel corso degli anni ne ho scritte centinaia. Esse sono state – e sono – parte integrante della mia vita e mi hanno aiutato a decifrare i momenti significativi della mia esistenza, come la prosa non sempre è stata in grado di fare.
… e tra quelle studiate quando lei era uno studente, c’è una poesia in particolare che ricorda più volentieri?
Potrei rispondere in molti modi. La prima risposta che mi viene spontanea è “L’Infinito” di G. Leopardi, che ha colpito profondamente la sensibilità di milioni di persone in tutto il mondo. Potrei menzionare anche “I Limoni” di E. Montale, un Autore che mi è caro per la posizione presa contro il regime fascista.
Ma la poesia che sento più mia è “Ed è subito sera” di Quasimodo. In essa ritrovo la dimensione privata dell’autore, il senso inconfondibile di solitudine della condizione umana, resa dolorosamente gioiosa da quei raggi di sole che trafiggono l’animo e che rendono la vita degna di essere vissuta fino al momento della fine ultima. Questa poesia, così breve e così intensa, ha indubbiamente lasciato un segno indelebile in me e, credo, nei componimenti che con la mia sfera di vita privata hanno a che fare.
Cosa rappresenta per lei Dante?
Dante, per me, è maestro non solo di poesia, ma di vita. Sono tanti i valori che ha saputo trasmettermi: la lotta contro l’ineguaglianza sociale, il coraggio di opporsi al potere e di affermare la propria libertà di pensiero, di parola e di azione. Potrà suonare banale, ma, di Dante, sento mia specialmente “La Divina Commedia”, tanto che, nel 700° anniversario della sua morte (2021), per onorarlo, ho composto una lirica (la 2^ del libro) in terzine, di 222 versi endecasillabi. Ma anche “La Vita Nova” mi ha dato tantissimo. In essa mi ci ritrovo totalmente, perché qui, Dante esalta l’amore e l’amicizia; inoltre esprime il grande rispetto e, addirittura, la devozione che devono essere riconosciuti alla donna, che è capace di guidare l’uomo e migliorarlo, completandolo. Nella lirica che chiude il mio libro, non mi discosto da quest’opinione, infatti, apertis verbis, confesso che è stata LEI che ha dato un senso alla mia vita
Come mai il suo un libro di poesie ha per titolo “Da domani sarò poeta”?
Sono tanti, coloro che si definiscono poeti, invece, per me, questa è una parola troppo grossa, infatti faccio fatica a definirmi poeta. Quando nella poesia che schiude il libro dico di essere capace di sfidare e sconfiggere i più grandi poeti della storia, c’è solo tanta ironia; infatti, la lirica si conclude con il verso “ma non ne son sicuro”. Ma l’ironia si evidenzia già nel titolo del libro, che chiarisce al lettore che poeta lo sarò…però solo da domani.
La raccolta di liriche contenute in “Da domani sarò poeta” segue particolari leggi metriche che danno dimensioni musicali al linguaggio – ritmi, accenti, sonorità – svelando molto di lei, sentimenti, suggestioni ed emozioni. Ho apprezzato i temi che vanno da quelli personali ad argomenti di grande attualità. Ce ne vuole parlare?
In questo libro racconto il mio piccolo mondo, fatto di momenti semplici ed a misura d’uomo. È il mondo degli affetti e dei rancori, dei successi e delle delusioni, in cui chiunque può rispecchiarsi e vivere – o rivivere – le emozioni e i sentimenti del tempo presente e di quello andato.
A conclusione di questa intervista, potrebbe donarci un pensiero poetico dedicato al mondo scolastico ed ai lettori di Education 2.0?
La MIA Scuola
Quante bacchettate
Sulle mani
Ho stretto i denti
Ma non ho pianto
Perfin coni di carta
Sulle orecchie
Però ho sempre ascoltato.
Ho preso poi dei sette
E pure qualche trenta
Ma non mi son vantato.
Ho poi scoperto
Quando ho sfidato il mondo
E non ho perso…
Cosa mi ha dato
La Scuola
Linda Giannini intervista Giustino Aruta, giornalista, scrittore e poeta. È stato professore di letteratura e latino ed ha ricoperto il ruolo di dirigente scolastico