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ClanDESTINI (cinquantesima puntata)

Pubblicato il: 07/06/2013 11:26:15 - e


“Gli ho fatto uno scherzo bello prima di ammazzarli ai fratelli americani! Gente venuta su con Gotti. Và rumpiti i cuorna! Ho fatto fare un cannolo che alle due cime aveva la crema di ricotta e dentro cuttuni spusu…ovatta insomma questo scherzo lo facevamo a Carnevale quando eravamo carusi. Uno sballo, hanno morsicato con gusto l’estremità per poi trovare le due sorprese…”
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La videoconferenza criptata durava ancora. Era un’ora che parlavano.

“Perché lo facciamo?”

L’altro lo guardò sul display senza capire.

“Perché ci siamo messi in questo impiccio?” ripeté il primo.

“Per i soldi? I piccioli! Sicuro che nuddo ci sente?”

“Siamo criptati. Quello che mi chiedevo è…Ma perché le cose sono arrivate a questo punto? Perché lavoriamo insieme?”

Una scarica disturbò la ricezione e non si sentì la risposta dell’altro.

“Il quadro generale lo conoscevamo bene, è abbastanza semplice: i colombiani controllano la produzione della droga, mentre la distribuzione, che dà maggiori profitti, è nelle mani dei messicani per la merce diretta negli Usa e della ‘ndrangheta per quella diretta in Europa.”

“Questo che c’entra?”

“C’entra, Gerlando, c’entra. Tutto è cominciato da quando Cosa Nostra ha perso il tradizionale controllo del mercato nazionale e internazionale delle sostanze stupefacenti…”

“Perso, perso…”

L’immagine sul display sparì per un secondo.

“Sono cose che tutti sanno”

“Non proprio perso. Dire perso esagerato è. Considera che tutto avevamo!”

“Lo so bene. Un predominio assoluto, nel tempo che fu, e ora i calabresi vi hanno ridotto ad una mera compartecipazione agli utili.”

“Mi bolle il sangue quando lo sento dire. I calabresi e la camorra! A picca azzuppavamo u’ pani con la droga…”

“Non agitarti che esci dal quadro!” lo avvertì l’ufficiale.

“Va bene così?” chiese Cascio Ferro.

“Sì. Voi eravate i leader mondiali quando la roba veniva dagli USA…”

“L’America era pure cosa nostra allora! Fratelli, il sangue era lo stesso!”

“Col territorio degli Stati Uniti d’America, avevate legami indissolubili… poi con l’aumento della domanda di cocaina…”

“I calabresi ci hanno fottuti!”

“Perché avevano i canali giusti coi trafficanti del Sud America!”

“Sono padroni di tutta la cocaina del mondo! Fino a qualche anno fa i boss statunitensi erano ancora i fondatori delle famiglie o al massimo i figli dei fondatori, adesso ci sono capi famiglia che appartengono alle generazioni successive ai fondatori dei clan, sono nativi degli Stati Uniti…” l’immagine del mafioso scomparve di nuovo “Non conoscono la Sicilia! Non hanno mai mangiato la pasta con le sarde! O i cannoli!” “Non muoverti, spostati a destra. Sai che penso? A parte le sempre più rare eccezioni, Cosa Nostra americana vi considera un’organizzazione come le altre.”

“Sì! Estranei! Facciamo una connection, una botta e via…non ci aiutano per gli affari, non ci fanno mangiare nel piatto loro.”

“Estranei con cui stringere singoli accordi e concludere, se conviene, singoli affari criminali e non più, invece, una ramificazione legata a doppio filo da vincoli di sangue e quindi da privilegiare nei lucrosi affari malavitosi.”

“Non ti ho detto di quando li abbiamo ammazzati? E la colpa è anche un po’ vostra, però! Avete decimato intere famiglie di trafficanti, voi servizi segreti, con le polizie internazionali!”

“È solo il gioco delle parti, non è mica colpa nostra se non vi siete riappropriati della leadership, di un nuovo ruolo internazionale, se posso permettermi di dirlo, ci sarebbero volute nuove alleanze…con gruppi criminali di diversa estrazione!…”

Cascio Ferro sorrise e per un momento si alzò in piedi uscendo dal quadro, poi si rimise a sedere, tornando visibile.

“Gli ho fatto uno scherzo bello prima di ammazzarli ai fratelli americani! Gente venuta su con Gotti. Và rumpiti i cuorna! Ho fatto fare un cannolo che alle due cime aveva la crema di ricotta e dentro cuttuni spusu…ovatta insomma questo scherzo lo facevamo a Carnevale quando eravamo carusi. Uno sballo, hanno morsicato con gusto l’estremità per poi trovare le due sorprese…”

“Due? Qual era la seconda sorpresa?”

“La morte, no? Gli scherzi mi sono sempre piaciuti, questo è americano, viene da un’alga delle Hawai. Ci dà la morte istantanea. Non mi ricordo u’ nome…”

“La palitossina. Uno dei veleni più potenti…”

Il mafioso lo guardò sorpreso che la conoscesse.“Quella roba lì. Ci avevo imbevuto l’ovatta… già da caruso m’era venuto in testa ma… la lupara vuoi mettere? Avevo lasciato perdere. Quelli della ‘ndrangheta, vastasi, il momento storico favorevole hanno sfruttato!”

“Avevate lasciato un vuoto. Già Aristotele diceva che la natura rifugge il vuoto, e perciò lo riempie sempre,” “ Lo spazio nostro hanno occupato! ”

“…il vuoto Cosa Nostra e si sono fatti interlocutori privilegiati degli altri!”

“…dei colombiani…”

“E di numerosi gruppi criminali appartenenti ad etnie diverse, la ‘ndrangheta non è razzista!”

“Minchia, su certe cose neanche noi!” Cascio Ferro si agitò “Pure se… tutti quei negri…la cocaina è una rovina, ci sono bande marocchine, libanesi, nigeriane, tunisine, ghanesi e senegalesi che la trasportano. Sai quando li prendo che gli dico? Un ti sputu picchì ti lavu e un ti cacu picchì t’incipriu! Ma quando tanti capi hanno carcerato, ci abbiamo ragionato meglio…”

“Lo so, con la cattura di tanti capi questa vostra assenza nel narcotraffico è stata ripensata.”

Una nuova scarica disturbò la teleconferenza. “Ci abbiamo ragionato meglio, dicevo…”

“Ci credo! Quasi tutto il livello direttivo di Cosa Nostra è detenuto!”

“Questa è un’esagerazione, ce l’hai cu mia? Non sono della Cupola io?”

“Certo, certo, non volevo…” Hansen si mosse appena sulla seggiola e cambiò discorso “Mi ricordo quando abbiamo sequestrato ad Orte quella mezza tonnellata di cocaina diretta a Palermo, proprio questo ho pensato. Ci hanno ripensato… Ricominciano col narcotraffico!”

“Mai però completamente abbandonato l’abbiamo! Ci serve per il controllo del territorio, e poi…per avere denaro cash, subito in mano… Lo prendi e lo spendi… ci serve per i carcerati e le loro famiglie…”

“E poi così evitate nuovi pentimenti… Comunque avete fatto bene ad allargare l’orizzonte dei traffici, l’Africa è un continente immenso e ricchissimo che ha fatto sempre gola a tanti e ora anche ai cinesi. Con l’operazione congiunta in corso ci riaffacciamo di nuovo su questo scenario. Ognuno per conto suo…Ormai è fatta, dato che Didier è su questa nave, l’ho saputo, e lo stanno cercando dappertutto.”

“Sarà! Come va vediamo…Nun ludari la jurnata si nun scura la sirata.” “Cioè aspetta che finisca tutto bene? Mica dobbiamo usarle noi queste armi, ci pensa Buruli a fare la guerra.”

“Ha scassato la minchia, anche in teleconferenza, che senza la testa di Didier l’affare non si faceva… ora potrà giocare di nuovo a fare il fratelluzzo maggiore della morte.”

Sullo schermo alle spalle di Hansen comparve il nostromo con in mano una spranga di ferro.

Hansen si voltò di scatto “L’avete trovato?” “Sì, era nascosto nella sala macchine…”

“Portalo subito qui davanti alla web camera.”

Altri due marinai trascinarono Didier svenuto con un profondo taglio sulla tempia, da cui usciva un rivolo di sangue.

Cascio Ferro scosse la testa sospirando “Dato che parliamo…del perché lo facciamo…Posso chiedere al Venditore Bianco quali sono i tuoi motivi personali? E i motivi del tuo gruppo? Ho avuto questa curiosità fin dall’inizio dell’operazione all’aeroporto di Kigali, dove io ero il Ragioniere e tu il Venditore Bianco. E dove tutto sembrava una semplice trattativa d’affari. Oppure già da allora era il tredicesimo punto del papello?”

“Il papello aveva solo dodici punti. Non lo devo dire al Ragioniere. Ma per parlarne tranquilli ci dobbiamo vedere, non mi fido fino a questo punto di come criptano queste teleconferenze.” tagliò corto Hansen.

“Vero è. Con Natis che fa scuola d’informatica e chissà che insegna a questi negri…hacker diventano?”

“Di quello che fa Natis in Africa non sono le app che mi preoccupano. Speriamo non ci metta i bastoni tra le ruote… Ci vediamo a Chisimaio? Io lascio le tre navi al largo, davanti al porto somalo, e vengo a terra con una scialuppa a motore. ”

“Ci vediamo domani tardi, prendo il primo volo per Mogadiscio e ti raggiungo. Ci incontriamo a Chez Noautri così finalmente cose di casa mangio. E offriamo pure la cena a quel negretto prima di tagliargli la testa.”

“Già, in fondo a un condannato a morte spetta un ultimo pasto decente. Io però debbo farmi accompagnare da qualcuno”.

(continua)

(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).

TUTTE LE PUNTATE PRECEDENTI


L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice


La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI


Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini

È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.

Qui le modalità per l’acquisto del libro.

Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano

http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)

http://www.luigicalcerano.com

http://www.giuseppefiori.com


GLI EBOOK DI CALCERANNO E FIORI SU PINOCCHIO 2.0
http://www.descrittiva.it/calip/ebook-pinocchio2punto0.htm

***
Immagine in testata di Francesco d’Elia / Flickr (licenza free to share)

Calcerano e Fiori

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