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Ad Alberto Manzi non sarebbe piaciuto…

Pubblicato il: 24/04/2024 05:39:58 -


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Da nord a sud in nove regioni italiane ci sono dieci istituzioni scolastiche, tra cui tre Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, intitolate ad Alberto Manzi.

In occasione del centenario della nascita, partiamo da questo dato per parlare dell’eredità di Manzi al quale, come ha raccontato chi lo ha conosciuto e chi ha lavorato con lui, non sarebbe piaciuto il tono celebrativo della sua persona, né l’essere ricordato solo come il maestro della televisione. 

Lo ha sottolineato Sonia Boni Manzi in chiusura dalla Tavola rotonda “Alberto Manzi: alfabetizzatore, scrittore, formatore” che si è svolta il 3 aprile scorso a Roma presso la biblioteca Vallicelliana. L’evento, organizzato dal Centro provinciale per l’istruzione degli adulti di Roma n. 3 e dall’Unione Italiana per la lotta all’analfabetismo, ha voluto ricordare Manzi nelle sue molteplici identità.

Schivo ai limiti della timidezza, riservato e poco incline alla visibilità, Manzi, suo malgrado, è conosciuto soprattutto per aver condotto negli anni Sessanta la trasmissione “Non è mai troppo tardi” sul canale Rai.

I dati del successo del programma sono noti: quasi un milione e mezzo di italiani imparò a leggere e a scrivere grazie alla innovativa e brillante conduzione di Manzi.

La trasmissione andò in onda dal 1960 al 1968. Come racconta lo stesso Manzi nella sua ultima intervista rilasciata nel mese di giugno 1997, pochi mesi prima della morte avvenuta il 4 dicembre dello stesso anno, si trovò a fare il maestro in televisione dopo aver fatto un provino al quale fu inviato dal suo direttore didattico. 

Per il suo lavoro in Rai, Manzi è stato spesso indicato come precursore della didattica a distanza. 

Di fatto, egli visse questa esperienza con entusiasmo ma con il forte senso di realtà che gli apparteneva, senza mai abusare della sua popolarità e mantenendo l’integrità morale che lo ha sempre contraddistinto. Il suo rigore e il suo rispetto per l’altro, soprattutto per i più fragili, lo portò anche a scontrarsi con i vertici del Ministero della Pubblica Istruzione, quando, nel 1981, si rifiutò di compilare la scheda di valutazione. Il suo gesto gli causò una sanzione disciplinare con la sospensione del servizio e dallo stipendio per tre mesi

Alberto Manzi, lo ricordiamo, insegnava nella scuola primaria dal 1946 quando ebbe l’incarico presso il carcere minorile romano per un anno e dal 1950 fino alla pensione fu in servizio nella scuola elementare Fratelli Bandiera di Roma.

Manzi è stato anche un autore di numerosi libri per l’infanzia tra i quali il primo “Grogh,, storia di un castoro”, nato durante l’esperienza nel carcere minorile. Il racconto vinse nel 1948 il Premio Collodi ed è stato tradotto in 28 lingue. 

Manzi attraverso le sue opere narrative voleva educare a pensare senza sacrificare il fine pedagogico a quello estetico., 

Tuttavia, gli studi dedicati alle sue opere narrative sono rari. Si è finora parlato poco, per esempio della scelta narrativa di Manzi di eliminare il lieto fine consolatorio nei romani per ragazzi. La scelta di far morire i protagonisti aveva l’intento suscitare nel lettore la riflessione sul senso della storia e della fine del protagonista. 

Tra i tanti romanzi, uno tra i più noti è Orzowei, pubblicato nel 1955 e dal quale è stata tratta l’omonima serie televisiva, è stato tradotto in 32 lingue. 

In occasione della Fiera del Libro di Torino 2024, sarà presentato la riedizione di Terra rossa, edito da Bompiani nel 1957 e introvabile e la nuova edizione di Orzowei per Rizzoli.

Ada Maurizio Dirigente Cpia 3 Roma

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