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La mixité sociale et scolaire: una questione irrisolta della scuola francese

Pubblicato il: 13/09/2023 06:30:19 -


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Lo scorso 20 luglio il giovane Gabriel Attal è chiamato dal presidente Emmanuel Macron a sostituire Pap Ndiaye all’Éducation nationale. Si chiude così una breve stagione (2022-2023) in cui la mixité sociale et scolaire sembrava essere tornata nell’agenda politica in Francia.

L’iniziativa del ministro Pap Ndiaye[1]

Fin dall’inizio del suo mandato per Pap Ndiaye, ministro dell’Éducation nationale, la mixité sociale è una priorità: “Promouvoir partout la mixité sociale, c’est permettre l’enrichissement de tous, c’est construire un socle commun pour tous, c’est promouvoir l’unité nationale[2]. Il profilo sociale delle scuole è rilevante per la scuola francese, “… l’un des pays de l’OCDE où le lien entre le statut socio-économique et la performance dans PISA est le plus fort (Uno dei paesi OCSE in cui il nesso  tra stato socio-economico e performance in PISA è più marcato.)[3]. La segregazione, inoltre, è una minaccia all’imprinting repubblicano della scuola stessa, strumento per costruire la società. Secondo la legge, peraltro, l’educazione, “veille également à la mixité sociale des publics scolarisés au sein des établissements d’enseignement”. (prende in considerazione  anche la mescolanza sociale dei pubblici scolarizzati e scolarizzabili entro le scuole )[4]

La gestazione dell’intervento del ministro è, tuttavia, stata lunga. Solo nel mese di maggio il Plan mixité é comunicato quasi in sordina ai responsabili amministrativi. Gli obiettivi sono precisi: per il settore statale la riduzione del 20% delle differenze di reclutamento sociale tra le scuole entro il 2027 e per il settore privato contrattualizzato il raddoppio del tasso di borsisti in cinque anni. Le ipotesi di lavoro sono quelle già sperimentate nel recente passato. Pochi giorni dopo il varo del piano il ministro firma un accordo con l’associazione delle scuole cattoliche aprendo una stagione di cooperazione per rafforzare la mixité sociale et scolaire, pur senza prevedere alcun cambiamento in termini di “liberté d’inscription”.

L’iniziativa di Pap Ndiaye, timida secondo alcuni osservatori, riflette la cautela politica di fronte al rischio di resuscitare la guerre de religion scatenata nel 1984 attorno alla legge Savary[5]. Pur sotto traccia la decisione del ministro pareva indicare comunque, una possibile svolta.

Carte scolaire e school choice: la difficile convivenza

Introdotta negli anni 1960 la carte scolaire[6] ha previsto un rigido raccordo tra bacini di utenza e residenza per l’iscrizione alle scuole. Negli anni ha conosciuto vicende travagliate, sottoposta a tentativi di superamento se non di abolizione. A erodere il principio della residenza come criterio è stato soprattutto il movimento per la scelta della scuola con la generalizzazione di deroghe e la transizione dal settore pubblico a quello privato. La spinta neoliberale[7] non ha tuttavia portato a risultati convincenti: la segregazione è andata crescendo, con le possibilità di scelta esercitate soprattutto dalle famiglie di classe agiata. La difficile conciliazione tra un regime di bacini di utenza e le spinte della school choice ha determinato per anni un certo immobilismo politico, non senza un crescente allarme sociale.

Sociologi ed economisti hanno alimentato un ricco flusso di ricerche sulle disuguaglianze educative, sulla segregazione nelle periferie e sulle difficoltà della carte scolaire. Nel 2015 il CNESCO[8] denuncia l’insostenibilità della situazione in una conferenza internazionale con un ricco dossier sullo stato dell’arte. Intensa diventa l’attività di monitoraggio.[9]

La lezione delle sperimentazioni contro la segregazione sociale

Nel 2016 Najat Vallaud-Belkacem, ministra dell’Éducation nationale, lancia una sperimentazione per «renforcer la mixité sociale dans les collèges[10]». La ministra si muove in punta di piedi: «C’est une entreprise de conviction et de démonstration par la preuve (  E’ un’impresa impegnativa  in cui si deve fare opera di persuasione e fornire prove )”.[11] Sono mobilitate le Académies e i servizi dipartimentali a cui fanno capo le richieste di deroga ai bacini di utenza e sono sollecitati i consigli dipartimentali a cui compete la definizione dei settori per i collèges. Partecipano 17 dipartimenti con 56 collèges pilota. La sperimentazione, seguita da un comitato di esperti tra cui Pierre Merle, Agnès Van Zanten e Marie Duru Bellat, mette alla prova diverse ipotesi di lavoro.

Un primo approccio è consistito nel tracciare bacini di utenza contenenti più collèges, con l’opzione da parte dei genitori secondo priorità definite dall’amministrazione. Sempre basata su bacini con più collèges una seconda soluzione introduce la rotazione delle classi o l’alternanza degli studenti tra i collèges stessi. Una terza via ha previsto la ridefinizione dei bacini di utenza per riequilibrarne la composizione sociale: per esempio ritirando un collège di Éducation prioritaire (EP) di un quartiere disagiato per collocarlo in un bacino ampliato comprendente un college vicino ma relativamente agiato. In alcuni casi pilota si è scelta una quarta ipotesi chiudendo alcuni colleges e aprendone di nuovi in modo tale da riequilibrare il profilo sociale dei bacini di utenza. Una quinta risposta al problema della segregazione è stata l’istituzione di sezioni con reclutamento specifico (musica, sezioni bilingui, sezioni europee, sezioni internazionali) nei collèges socialmente svantaggiati in modo da accrescerne l’attrattività presso le famiglie agiate riducendo così il rischio di fuga verso il settore privato.

Secondo le valutazioni condotte[12], il rafforzamento della mixité sociale non ha aumentato l’uscita verso il settore privato tra gli studenti dei collèges pilota rispetto a quelli del gruppo di controllo. Allo stesso tempo non ha peggiorato il livello di performance degli studenti di background socialmente ed economicamente elevato. I risultati, inoltre, degli studenti dei collèges a mixité aumentata sono risultati comparabili a quelli del gruppo di controllo considerando sia le valutazioni scolastiche sia i risultati di test standard. Effetti positivi del rafforzamento della mixité sociale si sono variamente manifestati nella crescita dell’autostima e dell’ottimismo, nella qualità delle relazioni amicali e nell’atteggiamento verso la solidarietà e la cooperazione.

Un’ulteriore pista sperimentale è stata la modifica della piattaforma Affelnet (AFFectation des ÉLèves par le NET) (collocazione degli studenti tramite internet). Introdotta nel 2008, la piattaforma nazionale si basa su un algoritmo di abbinamento per distribuire gli studenti tra i licei. I risultati non sono stati, tuttavia, positivi. Con il tempo si sono generati forti contrasti tra i licei d’élite, con un’enorme pressione su alcuni di essi.

Nel 2021 l’Académie di Parigi, d’intesa con il Comune, ha introdotto alcune modifiche per riequilibrare la composizione sociale degli studenti ammessi nei licei: i settori sono stati ritracciati con la previsione di punteggi in funzione della vicinanza all’abitazione, della quota di studenti titolari di borsa di studio e in relazione al profilo sociale del collège di provenienza.

Analisi condotte hanno mostrato che: “…en l’espace de deux ans, la réforme d’Affelnet a permis de faire reculer de 30 à 40 % la ségrégation sociale et scolaire entre les lycées généraux et technologiques publics de la capitale (l’introduzione di Affelnet ha ridotto dal 30 al 40 % la segregazione sociale e scolastica tra i licei pubblici e tecnologici della capitale).  Hanno fatto notare, inoltre, che “À court terme, la réforme n’a pas entraîné de ‘fuite’ vers le privé” e che: “…on ne constate pas de dégradation significative de la composition sociale ou des performances scolaires moyennes des élèves des lycées publics par rapport à ceux du privé (Nel breve periodo,(due anni) la riforma non ha comportato una ‘fuga’ verso il privato” e “. . . non si constata un degrado/peggioramento  significativo della composizione sociale o del rendimento scolastico medio degli alunni delle scuole superiori pubbliche rispetto a quelli delle scuole private.)”[13].

L’indice di posizionamento sociale delle scuole

La pubblicazione dal 2022 in poi, dell’indice di posizionamento sociale delle scuole (IPS), su ingiunzione del tribunale amministrativo di Parigi[14], ha cambiato lo scenario. Creato nel 2016 dai servizi statistici dell’Éducation nationale [15] come strumento di osservazione della segregazione sociale, l’IPS tiene conto delle professions et catégories sociales (PCS) dei genitori unitamente a caratteristiche quali i diplomi, i comportamenti culturali, le condizioni materiali, il capitale culturale e il coinvolgimento dei genitori nella scolarizzazione dei figli.

Sul portale ministeriale (Data.education.gouv.fr), l’IPS è riportato per ogni scuola, pubblica e privata sotto contratto, con l’indicazione della dispersione rispetto ai valori medi. L’ineguaglianza tra le scuole[16] si rivelano in tutta la sua drammatica evidenza, unitamente al livello di segregazione proprio di ciascuna scuola.[17] Marker del livello di mixité sociale di immediata lettura, l’IPS facilita il confronto tra le istituzioni scolastiche, registra le oscillazioni tra scuole pubbliche e scuole private contrattualizzate e sottolinea le criticità di realtà specifiche quali quelle appartenenti a una rete di educazione prioritaria (REP) o a una rete di educazione prioritaria potenziata(REP+).

I valori dell’IPS nei collèges  oscillanti da 45 a 185 con una media pari a 114 confermano la ripartizione degli studenti secondo l’origine sociale. Ai più avvantaggiati sul piano culturale, sociale ed economico che vivono in quartieri agiati corrispondono scuole con un IPS superiore a 110; per le scuole dei meno favoriti dei quartieri popolari l’IPS è inferiore a 90. Tra i due estremi ci sono scuole con livelli normali di mixité sociale (IPS tra 90 e 110). i valori medi dei collèges privati contrattualizzati sono nettamente più elevati di quelli del settore pubblico. All’interno, inoltre del settore pubblico una forte disparità si manifesta in caso di appartenenza alle reti REP o REP+, rispettivamente con valori pari a 85 e 74, a fronte di un IPS degli studenti del settore pubblico non EP pari a 106.

L’IPS fotografa anche la forte variabilità territoriale, con un IPS medio inferiore a 95 in dipartimenti socialmente svantaggiati a fronte di valori superiori a 110 in altri dipartimenti.  I valori dell’IPS sono fortemente correlati ai redditi medi delle famiglie con forti contrasti tra le aree urbane e quelle rurali.[18]

Considerando l’indice di eterogeneità dato dalla dispersione interna dell’IPS degli studenti i collèges nelle reti REP+ sono quelli meno socialmente eterogenei. Così sono meno eterogenei i collèges del settore privato con IPS elevato. Al contrario i collèges pubblici non inclusi nelle aree EP hanno studenti di background sociale più diversificato. l’IPS di un collège, inoltre, è fortemente correlato con il tasso di conseguimento del Diplôme National de Brevet che raggiunge il 97% quando l’IPS supera i 130 punti, superiore di ben 18 punti ai valori registrati nei collèges con IPS inferiore a 80. L’andamento del valore aggiunto, invece, sembra prescindere dall’IPS.

La strategia del potere discreto

Con l’avvicendamento ai vertici dell’Éducation nationale è venuto meno il banco di prova della strategia di potere discreto adottata da Pap Ndiaye. L’esperienza delle sperimentazioni di de-segregazione e la disponibilità di misure collaudate del profilo sociale delle scuole sono risorse decisive per l’azione pubblica, ma non sufficienti per determinare le scelte del governo. Inoltre, dato il livello di decentramento delle decisioni relative all’assegnazione degli studenti alle scuole, l’intervento ministeriale può operare solamente in modo indiretto attraverso le proprie strutture sul territorio per far decollare esperienze innovative nei diversi dipartimenti. L’iniziativa del ministro, d’altra parte, è subito apparsa fortemente condizionata dal clima politico generale poco favorevole a decisioni incisive sul settore privato, variabile chiave per una politica a favore della mixitè. La forza di persuasione nei confronti delle scuole private sotto contratto, peraltro, è smorzata dall’autonomia delle istituzioni che lo compongono.

Non va dimenticato, inoltre, che le sperimentazioni hanno riguardato un numero molto limitato di istituzioni, per lo più collocate in contesti a forte criticità sociale, escludendo quartieri di segregazione consolidata. Informazioni pertinenti come l’IPS sono comunque strumenti importanti per il monitoraggio della segregazione e fonti proficue per la ricerca sociologica. Meno chiaro è l’impatto sulle scelte della scuola da parte delle famiglie non tutte per cultura e per risorse a disposizione in condizione di esercitare opzioni informate.

La risonanza sui media sembra confermare un interesse radicato nell’opinione pubblica sulla mixité che appartiene alla scuola della repubblica ma che appare politicamente sfumata nell’arcipelago attuale della società francese.

 

[1] Pap Ndiaye (presidenza Macron, nel 2022  ministro dell’educazione nazionale francese nel governo di Élisabeth Borne, sostituito da Gabriel Attal luglio 2023)

[2]Cfr. https://www.education.gouv.fr/favoriser-la-mixite-sociale-et-scolaire-dans-L’enseignement-378134,maggio 2023. “Promuovere ovunque la mescolanza sociale significa permettere l’arricchimento di tutti, significa costruire una base comune per tutti, significa promuovere l’unità nazionale”

[3] OCDE, “Programme International Pour le suivi acquis des élèves (PISA) Résultats du PISA 2018”,  Note Par Pays France, OCDE 2019, p.1.

[4] Cfr. Loi d’orientation et de programmation pour la refondation de l’école de la République, n° 2013-595 dell’ 8 luglio 2013.

[5] Alain Savary  (Presidenza Mitterand  Legge n ° 84-52 del 26 gennaio 1984 sull’istruzione superiore

2016 Najat Vallaud-Belkacem, ministra dell’Éducation nationale, (2014-17 presidenza Hollande)

[6] mappa delle scuole presenti nel territorio diplôme national du brevet diploma alla fine del collège ( terza media)

[7] Per un’analisi sociologica dell’impatto della carte scolaire, cfr. Oberti,M.,  L’école dans la ville: Ségrégation – mixité – carte scolaire, Presses de Sciences Po, Parigi 2007. Per il fallimento della politica di alleggerimento della carte scolaire nel 2007 adottata dal governo di Nicolas Sarkozy nel 2007 cfr.  Ben Ayed,C., La mixité sociale à l’école, Armand Colin, Paris 2015.

[8] CNESCO ( Le Centre national d’étude des systèmes scolaires  già Conseil national d’évaluation du système scolaire, istanza indipendente incaricata di valutare il sistema scolastico francese)

[9] Ministère de l’Éducation nationale et de la Jeunesse, “Évolution de la mixité sociale des collèges“, Note d’Information -ISSN 2431-7632.n° 22.26 – luglio 2022.

[10] Collège  – dura 4 anni -da 11 a 15anni   età,  organizzato in 3 cicli: il primo anno ciclo di consolidamento, il secondo e terzo anno ciclo centrale, il quarto anno il ciclo di orientamento. Due tipologie: liceo generale o tecnologico  si conclude  con l’esame di maturità bacalauréat, bac; liceo professionale: 2 anni per un ciclo corto, 4 anni per arrivare fino alla maturità professionale. Prepara al mondo del lavoro. Académies ( direzioni decentrate del MEN ministero dell’educazione nazionale sono  28, 1 per regione). Dipartimenti dipartimenti  sono la suddivisione territoriale di secondo livello del Paese, dopo le regioni, e sono 101, di cui 96 metropolitani e 5 d’oltremare (DROM, Départements et régions d’Outre-Mer).

[11] Najat Vallaud Belkacem, “J’avais affronté et géré les résistances, il suffisait de poursuivre sur la lancée”, Le Café pédagogique, 12 maggio 2023.

[12] Grenet, J., Huillery, É., Souidi, Y., “Mixité sociale au collège: premiers résultats des expérimentations menées en France” Note du CSEN, n.9 Aprile Parigi 2023.

[13] Charousset, P. e J. Grenet, “La réforme d’Affelnet-lycée à Paris : une mixité sociale et scolaire en forte progression dans les lycées publicsNotes IPP n°88 febbraio 2023..

[14] Morin, V., “L’éducation nationale condamnée à révéler l’indice de position sociale des collèges et des CM2”, Le Monde, 15 luglio 2022.

[15] Cfr. Givord, P., Guillerm, M., Monso, O. e Murat, F., “Comment mesurer la ségrégation dans le système éducatif? Une étude de la composition sociale des collèges français”, Éducation et Formation, 91, 2016.

[16] Dauphant F., Evain F., Guillerm M., Simon C., Rocher T., “L’indice de position sociale: un outil statistique pour décrire les inégalités sociales entre établissements. Focus sur les collèges”, DEPP, Note d’information, n.23.16, marzo 2023.

[17] Givord P., Guillerm M., Monso O. et al., 2016, « Comment mesurer la ségrégation dans le système éducatif ? Une étude de la composition sociale des collèges français », Éducation & formations, no 91, p. 21-51.

[18] Genevois, S.” IPS, le regard du géographe“, Le café pédagogique, 17 febbraio 2023.

Mario Giacomo Dutto MIUR - già Direttore Generale saggista, esperto politiche formative

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