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Il progetto EDA, “un’opportunità per te una risorsa per Roma”.
C’è voluto un bel po’ di tempo, ma i risultati ci sono, e promettenti. Nel Comune di Roma sono stati costituiti otto Comitati locali per l’educazione degli adulti a cui fanno riferimento i 19 Municipi della città. Promossi dal Campidoglio (che ha utilizzato un finanziamento regionale), i Comitati hanno messo in rete istituti scolastici, CTP, centri di formazione professionale, servizi sociali, centri per l’impiego, associazioni ed enti del privato sociale, università popolari, biblioteche, centri per l’orientamento: tutti gli attori – ma la porta è aperta ad altre adesioni – che entrano in contatto diretto o indiretto con i tanti bisogni formativi degli adulti, ne interpretano e intercettano alcuni, promuovono od organizzano offerte formative e di crescita culturale, formali e non formali.
1) Primo obiettivo, rilevare la domanda, quella esplicita e quella che non si vede, e verificare nelle opportunità che ci sono quello che non basta, non è all’altezza, non funziona, potrebbe migliorare.
2) Secondo obiettivo, utilizzare le diverse risorse dei territori per attivare sportelli efficienti e amichevoli di accoglienza, informazione, consulenza orientativa.
3) Terzo obiettivo, integrare dove serve e dove è possibile i diversi servizi e canali di apprendimento – sempre troppo separati, autoreferenti, talora perfino concorrenti – renderli più flessibili e più articolati secondo i bisogni delle persone; evitare che a rientrare in formazione sia soprattutto o solo chi ha già lavoro, titoli, qualifiche; trovare nuove risorse. Anche dentro le aziende, anche nella formazione promossa dalle parti sociali.
Muoversi, insomma, in direzione di quel sistema di apprendimento permanente che dall’alto ostinatamente non arriva, mettendo in pratica finalità e logiche dell’accordo sull’educazione degli adulti stipulato nel 2000 in Conferenza Unificata che solo in qualche realtà (la Toscana, Bolzano, alcune province dell’Emilia Romagna) ha dato luogo a politiche concrete, generose, lungimiranti. I primi due obiettivi sono raggiunti, il terzo è la mission dei prossimi mesi. Intanto anche la Provincia di Roma – 121 Comuni – si è messa sulla stessa lunghezza d’onda, ed è un buon antidoto alle incertezze del momento: il finanziamento regionale, in effetti, è agli sgoccioli e ovviamente non è dato sapere se e quando ce ne saranno altri, mentre tutto tace da un Campidoglio in cui non è stato ancora approvato il bilancio 2010 e sembra soffiare più forte un vento anti-decentramento. Ma la migliore delle notizie viene dalla serietà con cui i Comitati stanno lavorando, un’impresa complicata che si è misurata con l’abitudine diffusa di ogni istituzione e servizio a operare per suo conto e che ha coinvolto per la prima volta in uno stesso percorso formativo sui temi dell’educazione degli adulti un ampio arco di figure professionali diverse: psicologi, statistici, orientatori, insegnanti, formatori, bibliotecari, operatori delle associazioni, funzionari, volontari. Per la prima volta, viene fuori una lettura chiara dei problemi, e tante indicazioni su come risolverli.
Chi lo direbbe che in tutta la provincia di Roma, con l’eccezione di Civitavecchia, non c’è un solo corso per saldatori, che in tante aree della città dove mordono disoccupazione e bisogni di riconversione non ce ne sono abbastanza per elettricisti, idraulici, meccanici, manutentori di impianti, che sono pochissimi i percorsi integrati di scuola e formazione professionale per giovani adulti senza licenza media e senza qualificazione professionale? Chi lo direbbe che fra scuola pubblica e privato sociale che insegnano l’italiano agli stranieri non si arriva a 20.000 allievi l’anno in una città in cui gli immigrati regolari sono più di 300.000 e in cui è continuo il flusso di rifugiati e di nuovi arrivi? E come si spiega che le scuole per i migranti siano costrette a respingere parte delle domande perché, se trovano insegnanti volontari, non trovano però le aule (neanche nelle scuole deserte nel pomeriggio)? Numeri e statistiche che interpellano le politiche locali, anche quelle dell’amministrazione scolastica. Vediamo per esempio l’VIII Municipio, una volta e mezzo Modena coi suoi 225.000 residenti, dispersione scolastica alle stelle, solo il 3% dei laureati e il 25,7% dei diplomati (contro le medie cittadine del 15% e del 34%), un’altissima percentuale di giovani marginali, tossicodipendenti e con guai giudiziari, disoccupazione e difficoltà abitative molto diffuse. E un suo quartiere, Torbellamonaca, noto alle cronache anche nazionali per episodi di razzismo violento e di conflitti interetnici. Ma le scuole superiori sono solo 4 (contro le 19 del centro di Roma), rari i centri di formazione professionale, scarsissima l’offerta culturale, pochi i CTP, solo 35 i corsi per adulti, compresi quelli di attività sportive, deboli le opportunità di apprendimento dell’italiano lingua 2. Leggere la realtà fa venire in mente un sacco di idee, tante fattibili anche con risorse modeste. Che si siano messe in campo attenzioni e passioni nuove, anche professionali, è un buon inizio.
Fiorella Farinelli