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Il fascino delle favole

Pubblicato il: 02/04/2010 20:13:56 -


Le favole possono diventare lo spunto per parlare delle contraddizioni di un mondo sempre più violento nel quale il bambino deve adattarsi per non essere schiacciato.
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C’era una volta… iniziavano così quasi tutte le favole che facevano rimanere incantati i bambini nell’ascoltare quelle storie fantastiche avvolte di mistero: le manine a sostegno di un visino incuriosito con la bocca semi aperta e due occhi spalancati, seguivano con viva partecipazione ogni passo del racconto. Favole che avevano il dono di rapire il pensiero per farlo viaggiare nei mondi più lontani popolati da personaggi straordinari che stuzzicavano lo spirito di avventura. Credo che le favole siano uno dei doni più belli che si possano offrire ai bambini, un vero e proprio patrimonio per la loro vita, dove l’esperienza e la fantasia personale si coniugano con l’arte socratica della “maieutica”, ovvero la capacità di far emergere la creatività innata in ciascuno di noi che aspetta solo di essere risvegliata. Erano racconti orali tramandati di generazioni in generazione, per conservare la memoria di avvenimenti o credenze dal sapore regionale e locale. Anticamente le favole servivano o per illuminare la vita grigia dei contadini e dei cacciatori con immagini di racconti mitici, oppure fotografavano la lussuosa vita di corte e dei potenti mettendo a confronto mondi e realtà dai risvolti antitetici che nel corso del racconto trovavano la loro giusta collocazione. Col passare del tempo però, si afferma l’esigenza di un tipo diverso di favola, più critica nei riguardi della società: nasce la favola esopica che, assumendo come protagonisti gli animali, intende rappresentare tipi umani ben individualizzabili: il prepotente e l’insaziabile, il furbo e lo sciocco il vanitoso e il superbo. Un modo indiretto quanto efficace e pungente con il quale si individuava una categoria di buoni e cattivi, di fate e maghi, di ricchi e poveri, di puniti e premiati e se ne indicava il cammino attraverso vicende fantastiche che ne esaltavano il versante intimamente poetico. Sognare e togliere ogni freno all’immaginazione, le favole possono diventare lo spunto per parlare delle contraddizioni di un mondo sempre più violento nel quale il bambino deve adattarsi per non essere schiacciato.

Che bello poter leggere nel libro degli occhi di un bambino! È il testo più profondo e più completo per aiutare i grandi a comprenderne il comportamento e trarne l’insegnamento da offrire loro per vivere meglio in una società che ne riconosca il giusto valore.

Favola come un prezioso gioiello culturale e pedagogico capace di penetrare nel profondo del cuore per toccare i sentimenti più nascosti; favola come luogo nel quale i bambini vedono proiettate le loro paure e le loro speranze ed è proprio attraverso questo fantastico mezzo che si può percorrere un cammino costruttivo di insegnamento abbracciando tutte le sfere dello scibile umano. Dalla Storia alle Scienze, dalla Matematica alla Geografia, dalla Letteratura all’Astronomia. Ogni insegnante può trovarvi materia per tornare sulle linee generali del suo programma. Serge Boimare, direttore pedagogico del centro medico-psico-pedagogico “Claude Bernard” di Parigi, aveva ben compreso come le favole possono sviluppare capacità di associazione immediata anche nei ragazzi difficili. Non è importante il finale della favola, del resto quasi sempre scontato “… e vissero felici e contenti”, quanto il percorso durante il quale vengono opportunamente inseriti argomenti utili per infondere il senso di giustizia, di sicurezza di sé, di forza d’animo per affrontare in maniera equilibrata ogni aspetto che la vita presenta. L’aiuto che deriva da tale insegnamento è per il bambino la conquista della fiducia nelle proprie capacità, la leggerezza nell’affrontare le difficoltà, la disponibilità a riconoscere nel proprio simile un alleato e un amico e non un ostacolo da prevaricare. La favola non descrive un mondo tutto rosa nel quale esistono solo le cose belle. Cenerentola e Bertoldo e Bertolino non solo rivestono ruoli completante diversi in antitesi tra loro, ma fotografano i diversi aspetti della vita che il bambino in fase di crescita e formazione deve essere in grado non solo di riconoscere, ma di saper diligentemente gestire. Ogni bambino si affaccia al mondo in punta di piedi: i grandi sono per lui giganti che possono essere buoni o cattivi a secondo del ruolo che ricoprono e che rappresentano. E sono proprio i grandi a dover utilizzare i mezzi che ritengono più idonei per entrare nel mondo fantastico e puro dei bambini che aspettano solo di essere riconosciuti.

Oggi il modello di vita è cambiato in maniera vertiginosa, i mezzi tecnologici, dalla TV ai cellulari, dal computer a Internet, creano un mondo in cui l’immagine prevale; l’impressione che se ne ricava è di aver messo da parte le favole e le filastrocche. Ma è realmente così? Cenerentola e il Principe azzurro, Biancaneve e i sette nani, il Gatto con gli stivali e Pollicino esistono ancora? Penso che il nostro tempo non abbia perduto il gusto della favola, ma ne ha esaltato il forte contenuto critico, la formidabile valenza simbolica e morale; in questo modo l’ha resa oggetto di studio attraverso le ricerche, le raccolte e le interpretazioni del patrimonio popolare. Le allusioni politiche, con la satira della società attuale si affacciano attraverso la favola moderna che continua a perseguire anche oggi lo scopo per cui è nata: ammonire divertendo, l’antico “castigat ridendo mores”. Le fiabe sono importanti strumenti pedagogici, fortunatamente ancora in uso, forse manca il sufficiente tempo che si vorrebbe avere per leggerle insieme ai propri figli. Spesso i bambini rimangono da soli e scelgono come compagni della loro solitudine la maestra TV o i giochi ipnotizzanti delle varie consolle; e quando prendono un libro tra le mani, spesso lo fanno da soli, senza nessuna guida adulta che fornisca loro gli strumenti per poter integrare quel mondo fantastico, senza poter condividere con alcuno pensieri e dubbi. Le fiabe avranno, sicuramente, ancora vita lunga e gli animali continueranno a insegnare la vita ai bambini, probabilmente come accade ormai da diversi anni attraverso la TV per arrivare al cuore dei più piccoli. Oggi la maggior parte sono portate sul piccolo e sul grande schermo E ai bambini non dispiace questo nuovo modo di leggerle in movimento, purché la TV sia gestita e progettata a misura di bambino. Ne sono un esempio i film d’animazione della Walt Disney. La diversità raccontata nelle favole non va considerata un elemento negativo, non deve spaventare, ma deve essere conosciuta e valorizzata. Questo permetterà al bambino di riconoscere, accetterà e condividere lo stato di diversità di un compagno affetto da disabilità o semplicemente differente da lui per colore o religione, origine o ceto sociale: uniti da un comune percorso di crescita. Le favole sono servite e serviranno a vivere un mondo dove i sogni, le speranze e l’altruismo sono biglietti da visita per amare a fondo la vita che va tenuta e custodita come un preziosissimo quadro d’autore.

Anna Letizia Galasso

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