Home » Community » Peanuts, un microcosmo senza adulti

Peanuts, un microcosmo senza adulti

Pubblicato il: 14/12/2022 02:17:01 -


Charlie Brown e compagni, a cento anni dalla nascita del loro creatore, sono personaggi immutabili, un microcosmo di bambini per lettori di tutte le età, di generazione in generazione.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Charles Monroe Schulz, di cui ricorre il centenario della nascita, ha disegnato, nella sua vita, in quasi 18000 strisce un microcosmo di bambini per lettori di tutte le età. Un microcosmo che esclude l’intervento degli adulti, salvo supporre, solo in maniera sporadica, l’esistenza di un genitore o di una maestra, senza che mai si materializzi la loro presenza, con le voci fuori campo soltanto riferite e con tutti i personaggi compresi in uno spazio i cui confini sono segnati da un tempo infantile.

L’immutabilità delle vicende di Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy, Woodstock, Sally, Schroeder, Piperita Patty e degli altri è la chiave che ha reso possibile la loro continua riproposizione ancora oggi nel mondo dei social, come a nessun fumetto era mai accaduto.

In quelle eterne commediole in quattro quadri riusciamo, evidentemente, a intravedere anche qualche nostro tratto come se Charlie Brown e gli altri fossero stati nostri compagni di classe.

Forse il segreto di mister Schulz è stato proprio quello di creare un gruppo classe – molto variegato e con grande attenzione a ogni singolo studente – che è rimasto cristallizzato nel tempo e nello spazio chiuso di un cortile, di un giardino, o in quello di un’aula. Ecco perché la scuola non è esclusa – e come potrebbe? – nelle piccole avventure dei personaggi di Schulz, anche se il loro mondo sembra tutto incentrato sulle loro dinamiche interne.

“Ma la scuola di ogni ordine e grado” ha ricordato recentemente Magris nell’articolo sul Corriere Compagni di scuola, sempre “trasmette, dovrebbe trasmettere, anche valori e avventure umane, un’esperienza epica dell’incontro con tanti altri, che vengono magari da lontano ma sui banchi sono vicini e si trovano dunque a vivere parte delle loro giornate tra porte e finestre più aperte”.

Fino a diventare memoria, quindi reinvenzione e poi immaginazione… E ci scopriamo, come Snoopy sul tettuccio di una cuccia, a scrivere le nostre storie e quelle dei nostri compagni.

Nel mondo dei Peanuts Snoopy è un bracchetto che sembra  vivere insieme al suo premuroso padrone nel mondo reale, ma è anche lo scrittore di un interminabile romanzo (con il famoso incipit “Era una notte buia e tempestosa”) e, in altri momenti, il pilota di numerose battaglie aeree in un cielo immaginario.

Quanto queste situazioni siano il frutto di ibridazioni tra realtà supposta e immaginazione vissuta è provato dal tetto della sua cuccia, dove poggia la sua macchina da scrivere e dove guida il suo aereo da combattimento: su quel tetto ci sono proprio i buchi dei proiettili sparati dal Barone Rosso.

Fortis immaginatio generat casum o quasi !

A questo proposito sentiamo direttamente le parole di Schulz (in Appunti autobiografici) “Un’altra cosa che spesso mi domando è perché a Snoopy piaccia trascorrere così tanto tempo sdraiato sul tetto della sua cuccia. Come fa a non rotolare giù ? Mi ricordo che un veterinario una volta mi disse che quando un uccello si addormenta sul ramo di un albero, il suo cervello è in grado di inviare un messaggio alle zampe ordinandogli di stringere il ramo, cosicché l’uccello non cade. Perciò ho finito per convincermi che forse lo stesso succede con le orecchie di Snoopy. Mi immagino che, quando si addormenta, le sue orecchie si aggrappino al tetto della cuccia.

E naturalmente mi meraviglio delle straordinarie avventure di Snoopy. D’accordo, è plausibile che abbia questi sogni a occhi aperti in cui immagina di essere di volta in volta un chirurgo o uno scrittore di fama mondiale, o, soprattutto un famoso asso dell’aviazione della prima guerra mondiale. Credo che un cane, costretto a trascorrere giornate abbastanza noiose, abbia il diritto di rifugiarsi in un mondo fantastico per passare il tempo. Ma la domanda che mi assilla è questa: dove diavolo ha trovato il casco e gli occhialoni da aviatore ?”

Perché Charles Schulz, nonostante sia stato il primo disegnatore a mettere in bocca a bambini parole come “depresso” e “sfoghi emotivi”, non ha mai smesso di essere divertente, risolvendo spesso i dati del reale con un arguto motto di spirito. 

Con Schulz i problemi esistenziali tipici dell’età adolescenziale fanno il loro ingresso nei fumetti. Charlie Brown è spesso melanconico, insicuro, coltiva poche illusioni che si trasformano, per l’intervento di Lucy, in immediate delusioni. Finisce, però, con l’appartenere a quella gloriosa galleria che, nell’arco del Novecento, hanno interpretato il personaggio dell’eroe mite al cinema, nei fumetti e nei romanzi. 

La “depressione” di Charlie Brown è anche il termine preferito dal Giovane Holden “E per molti versi” scriveva in un articolo di venti anni fa Adam Gopnik “ Charlie Brown potrebbe essere Holden Caulfield sei o sette anni prima che scappi da scuola.”

Linus è fragile, la coperta che tiene sempre a portata di mano ha tranquillizzato generazioni di lettori, che non hanno mai avuto il coraggio di confessare di tenere a disposizione l’equivalente della “coperta di Linus” per le loro piccole nevrosi.

Lucy ha lo sgradevole compito di demitizzare tutto il contesto: anzitutto il Baseball e il Grande Cocomero senza farli mai scomparire dal mondo dei Peanuts – un mondo composto dalle 17897 strisce che Schulz, giorno dopo giorno, ha disegnato nella sua vita – anzi sono i due grandi temi in cui s’intrecciano pensieri e azioni dei personaggi principali. E’ scorbutica: quando Charlie Brown torna a casa dalle vacanze in colonia grida a Lucy “Sono tornato!”,  Lucy gli lancia un’occhiata annoiata dicendo “Sei stato via?”

Una metafora presa di sana pianta dal baseball è quella della palla curva.

“La vita mi ha lanciato una palla curva”, cioè ti capita qualcosa di inaspettato e che richiede una reazione immediata per controllare la sorpresa, qualcosa che mette alla prova Charlie Brown e noi che tifiamo per lui.

Indubbiamente il Grande Cocomero – di cui Linus è un seguace – è una zucca per la festa Halloween, ma sarebbe oltremodo riduttivo rinchiudere la relazione di Linus con il Grande Cocomero nella logica di “dolcetto o scherzetto”. Il suo è un rapporto stralunato, sorprendente, quasi metafisico, insomma una palla curva tirata al lettore.

Personalmente credo che con il Grande Cocomero Schulz alludesse, sia pure nel contesto festivo e giocoso di Halloween, a un viaggio immaginario di Linus oltre i confini del suo orto.

Nei Peanuts il feeling è rigorosamente a senso unico. Schroeder, che con il suo pianoforte giocattolo suona Beethoven, è indifferente nei confronti di Lucy, distesa ed estasiata ai suoi piedi. Sally Brown ama il flemmatico Linus, Marcie è infatuata per l’ultima arrivata, Piperita Patty, che marca distanza, e Charlie Brown non ha speranze con la fantomatica ragazzina dai capelli rossi.

Ognuno di questi straordinari compagni di classe lotta, in maniera diversa, con un’inadeguatezza suprema rispetto ai ruoli che vorrebbe interpretare, ma l’ironia contenuta in quel senso di inadeguatezza sembra riscattarlo, anche se solo in parte e comunque per la durata di una striscia. 

Giuseppe Fiori

306 recommended

Rispondi

0 notes
1597 views
bookmark icon

Rispondi