Tullio De Mauro, il linguaggio della democrazia

Pubblicato il: 13/01/2025 10:03:33 -


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A 8 anni dalla sua scomparsa, ricordare  oggi Tullio De Mauro, gli importanti studi di linguistica, ma non solo, il suo  continuo impegno politico e  la grande lezione di democrazia che ci ha lasciato, significa  ripercorrere i vari  aspetti di un lavoro continuo e attento “sempre” a trovare gli strumenti e le parole adatti ad  indicare i tanti percorsi necessari per  garantire i diritti,  entro comunità capaci di dare a tutti il senso di una ricca e democratica convivenza.

Nel 2015 la rivista LEUSSEIN ( rivista di studi umanistici – anno VIII n. 3) costruì un intero fascicolo dal titolo il “teatro della democrazia”  che, a partire dal significato e valore educativo dell’esperienza del teatro greco, guarda ai problemi della società attuale ed ai bisogni, che si manifestano continuamente, quando si cerca di garantire a tutti le parole per esprimersi e per cogliere significati e valori. 

Quel fascicolo, che fu poi presentato nell’ottobre del 2016 dallo stesso De Mauro con un intervento intitolato “Da Platone agli analfabeti”, raccolse un’importante intervista fatta al professore dalla studiosa Roberta Mocerino, una conversazione su lingua e istruzione e democrazia, che si conclude con parole che, ancora oggi  appaiono valide e attuali.

De Mauro aveva fatto una analisi della drammatica  situazione in cui versa, versava, l’università italiana e ne indicava i punti di crisi. In conclusione l’intervistatrice  gli pone una domanda, anzi gli chiede di presentare “una proposta, in via del tutto utopica e sperimentale per scuola e università nel nostro paese”.

Queste le parole con cui Tullio De Mauro conclude :

Bella domanda. Pochi si rendono conto che la situazione linguistica e culturale di cui abbiamo parlato grava pesantemente sulla nostra vita sociale ed economica e sulla realtà della nostra democrazia. Quei pochi vorrebbero poter parlare ai molti che subiscono le conseguenze peggiori della situazione. Ma è proprio questo, che è la situazione stessa, che rende difficile. Forse Lei ricorda la poesia di Rodari, la sua Lettera ai bambini

E’ difficile fare le cose difficili:

parlare al sordo,

mostrare la rosa al cieco.

Bambini imparate a fare le cose difficili:

dare la mano al cieco,

cantare per il sordo, 

liberare gli schiavi 

che si credono liberi

 Dobbiamo insistere, non scoraggiarci. Studiare e capire le cose, imparare a raccontarle, cercare, passo dopo passo, di cambiare quelle che nel nostro immediato possiamo e sappiamo cambiare. Troveremo insieme il modo di parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco e, alla fine, liberare gli schiavi che si credono liberi.

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