Modelli, ambienti di Apprendimento e loro sinergie
Un saggio in pdf del professor Carlo Crespellani Porcella sulle forme dell'apprendimento. Di seguito l'abstract e in calce l'articolo completo.
Molte sono le sollecitazioni che troviamo a livello globale e a livello locale che ci spingono a rivedere e rielaborare costantemente i riferimenti concettuali dell’apprendimento. Tra queste, per rimanere nel contesto nazionale, non possiamo non annoverare il prossimo ritorno al maestro unico (o prevalente), l’aumento della dimensione numerica delle classi e la volontà di consolidare su un unico soggetto (l’insegnante prevalente appunto) le diverse competenze disciplinari. Allo stesso tempo, a livello globale risulta emergente lo sviluppo delle tecnologie dell’Information & Communication & Media Technology verso modelli di rete legati ai social media e ai social network che stanno segnando lo sviluppo di quello che viene definito web 2.0. Fenomeno questo che pone al centro dell’attenzione l’utente, non solo attraverso nuove interfacce come quelle immersive, ma anche valorizzando i suoi contributi, la possibilità di influenzare, di produrre “tendenze” e contenuti e soprattutto generare nuove relazioni. Un avvenimento quest’ultimo che ha già influenzato la società (quella dell’informazione innanzitutto), le imprese (primariamente quella dei media, dell’intrattenimento, della comunicazione e del terziario avanzato), incidendo sempre più profondamente sulle modalità di fruizione e di organizzazione del sapere.
Non sembra pertanto fuori luogo porsi il problema di come l’apprendimento è sempre più condizionato da atteggiamenti, relazioni, supportati e abilitati da ambienti e community di varia natura (i media, gli artefatti cognitivi ed emotivi).
Riferendoci ai modelli costruttivistici l’attenzione è valorizzare il soggetto che apprende e che risulta essere l’obiettivo primario dell’azione didattica. In questo contesto l’azione delle tecnologie dei media, combinate a quelle delle reti hanno ulteriormente spostato il baricentro dell’attenzione. Da quello del singolo soggetto, inserito in una classe che apprende, a quello messo in atto da più comunità di soggetti che si formano, attraverso visioni multiple, esperienze e conoscenze articolate e complesse, più difficili nella gestione e nella valutazione dell’efficacia rispetto a quello di apprendimento individuale isolato. Fenomeno che investe non solo i saperi veicolati dalla scuola ma quanto caratterizza i saperi della società, i comparti produttivi e industriali, i territori interi.
La stessa sempre più tumultuosa organizzazione della conoscenza, dal canto suo manifesta l’esigenza di porre attenzione non solo sulle specifiche discipline (facilmente identificabili, formalizzabili e accessibili), ma anche di scoprire come interpretare e inquadrare nuovi e vecchi saperi, normalmente più critici da definire e da categorizzare. Saperi articolati, che si alimentano di contributi anche dalla prassi (di informatica e comunicazione) e che emergono attraverso intelligenze che identificano nuovi approcci, schemi e modi di operare messi costantemente a punto. Questo è ciò che sta alla base della crescente importanza delle conoscenze definite trasversali (forse meglio dire transdisciplinari) che permettono e favoriscono e in certi casi abilitano l’apprendimento: le competenze linguistiche e di comunicazione, di problem solving, le capacità di saper apprendere, le logiche della metacomunicazione (con metacomunicazione intendiamo i meccanismi che stanno al di sopra della comunicazione e che influenzano le logiche della comunicazione stessa), epistemologia, strumenti per pensare, per agire.
Questi saperi, più che alle specifiche conoscenze pure, sono in buona parte legati al saper fare e quindi all’operativizzazione. Permettono di passare dalle semplici conoscenze teoriche a quelle definite competenze (es. quelle di cittadinanza europea), capaci di saperle declinare e applicare alla realtà, sapendo mettere in atto le azioni pertinenti per un determinato contesto. Ebbene è necessario soffermarsi su quei fattori che maggiormente influenzano il loro sviluppo come l’ambiente, ovvero quel luogo “di relazione” e di contesto capace di generare le condizioni in cui un soggetto e altri soggetti insieme (ma non necessariamente sempre negli stessi momenti) apprendono.
Questo spostamento di attenzione diventa cruciale alla luce della distanza tra gli attuali ambienti di apprendimento (normalmente classi chiuse su se stesse, su discipline monodimensionali) e la realtà vissuta nella vita quotidiana, sempre più basata sull’accesso all’informazione multicanale, fatta non più solo da editoria stampata, ma da una televisione pervasiva, telefonia mobile, dispositivi digitali (lettori mp3, palmari ecc.), videogiochi e soprattutto da una crescente multimedialità fruibile sempre più attraverso il web, secondo logiche di interscambio esponenziale, interconnessione relazionale e di conoscenze condivise. Aspetti certamente affascinanti che però devono essere velocemente sedimentati per poter guidare la loro gestione, la progettualità, valorizzare le loro peculiarità e ridurre le immancabili distorsioni.
In questo contesto è necessario definire cos’è un ambiente di apprendimento e come esso si può estrinsecare. Una definizione, che può essere presa come punto di partenza è quella secondo la quale l’ambiente di apprendimento è ciò che permette di abilitare “percorsi investigativi variegati e multipli basati sulla costante raccolta, selezione e riorganizzazione di informazioni e dati relativi al tema che si vuole trattare. Allo stesso tempo si devono poter affermare, confutare o contraddire gli schemi (le idee, le ipotesi), le scelte e le azioni proprie e altrui. Il tutto attraverso un mix intelligente di momenti di elaborazione individuale e collettiva, per mezzo dei quali condividere le esperienze ed elaborare presentazioni, documenti e artefatti in genere, degli argomenti e dei lavori che consolidino visioni e informazioni. Non meno importante è interconnettere l’attività svolta con altre correlate (apertura verso l’esterno), mantenendo però sempre chiaro a quali domande e problemi si sta cercando di fornire una risposta”.
Le forme di apprendimento che emergono sono quindi articolate e tra loro correlate.
Nell’allegato vengono approfondite le diverse forme di apprendimento: da quella soggettiva a quelle di tipo intersoggettivo distinte in apprendimento collettivo, di gruppo e connettivo).
Il saggio Le diverse forme di apprendimento di Carlo Crespellani Porcella
Carlo Crespellani Porcella