Home » Tecnologie e ambienti di apprendimento » La guerra in Ucraina: come reagiscono gli studenti  e cosa chiedono alla scuola

La guerra in Ucraina: come reagiscono gli studenti  e cosa chiedono alla scuola

Pubblicato il: 25/04/2022 12:14:19 - e


Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Come fornire una primissima opportunità di riflessione / comunicazione di quello che, a partire fin dai primi giorni, hanno scatenato le notizie e le immagini dei nuovi scenari di guerra? La disponibilità dei colleghi della Associazione Anisa (https://www.anisa.it/) ha permesso a Education2.0  di  rivolgere alcune domande agli studenti che hanno partecipato alla selezione dei candidati delle Olimpiadi del Patrimonio[1], appuntamento già programmato per  il 15 marzo, che  coinvolge gruppi di studenti delle scuole superiori italiane in cui la storia dell’arte è disciplina curricolare. Quindi esattamente, a venti giorni dall’inizio della guerra, Education2.0 ha avuto la possibilità di raccogliere reazioni e riflessioni dei giovani, che hanno risposto volontariamente e secondo la modalità più semplice e immediata cui sono abituati, a due domande. La collaborazione dei venti docenti Anisa, impegnati nella assistenza durante la selezione, ha permesso di raggiungere in tutte le regioni 300 studenti/esse[2] che, senza preavvisi o preparazioni specifica, hanno accettato di rispondere a questa sollecitazione.

Le domande proposte:

Il 24 febbraio è iniziata l’invasione dell’Ucraina e anche la comunità scolastica ha dovuto prendere atto di una situazione di guerra che nessuna credeva fosse così vicina.

  1. Che cosa hai provato quando ti sei reso conto che si sta combattendo una guerra che ci riguarda in quanto esseri umani e cittadini europei?
  2. Ritieni sia importante per te e per i tuoi compagni discutere nell’ambito dell’attività scolastica di questi avvenimenti? Perché?

La consegna indicava esplicitamente: rispondi, se vuoi, molto semplicemente come un tweet.

I docenti che hanno seguito il lavoro ci hanno confermato l’interesse  e l’impegno dei ragazzi, anche se qualche docente ha legittimamente espresso alcune perplessità  circa la collocazione delle due domande a conclusione di una  prova finalizzata alla gara e quindi il  rischio di raccogliere  banalizzazioni e genericità.

Cosa emerge dai testi raccolti

Il numero delle risposte è un risultato che dimostra l’ interesse  degli studenti a misurarsi con queste drammatiche questioni ed a riflettere sul ruolo della scuola come fonte di informazioni, ma non solo.

La modalità richiesta di rispondere in modo estremamente stringato, vicina alla esperienza di comunicazione in uso tra ragazzi, ha mostrato il vantaggio di una proposta che i giovani  hanno sentito abbastanza “agile e consueta”; questo, se ha facilitato l’adesione, ha evidenziato  tuttavia i limiti di una comunicazione lessicalmente  povera, ridotta ad una veloce sintesi e ad una certa ripetitività  di alcuni termini.  Su questo inoltre ha pesato il fatto che i 15 giorni di esposizione ai telegiornali televisivi, le inchieste, i talk show ecc. ha costruito una sorta di “lemmario” che si è via via consolidato e continua a consolidarsi nel nostro paese, non solo tra gli studenti, una sorta di vocabolario d’uso per descrivere sentimenti, emozioni in tempo di guerra. C’è un aspetto, che vale la pena registrare: dalla lettura dei testi non è possibile rilevare differenti reazioni riconducibili al genere, sappiamo che la maggioranza dei concorrenti sono ragazze, abbiamo confrontato i testi dove era possibile riconoscere l’autrice piuttosto che l’autore dalla espressione  sintattico/ grammaticale (sono stata sconvolta, sono preoccupato  ecc.), ma i contenuti e le espressioni stesse risultano  del tutto sovrapponibili.

La reazione di fronte alla notizia della aggressione all’Ucraina e il protrarsi, nei giorni, di questa terribile guerra appare a questi ragazzi come un fatto sconvolgente, inaspettato e incomprensibile, che provoca in loro emozioni forti e grande empatia per chi è coinvolto.

In modo molto efficace in un testo  un/a giovane scrive : Surreale svegliarmi come ogni giorno e vedere che per gli ucraini non era un giorno normale; stavo facendo colazione …. Poi è cambiato tutto. Questa interruzione di normalità si ritrova sempre espressa come angoscia, sconvolgimento, timore, disprezzo per chi non è stato capace di evitare questi disastri, per chi  porta la responsabilità  di non averli saputi prevenire, e, soprattutto, per averne ricavato guadagni.  In qualcuno/a si evidenzia consapevolezza del dibattito in corso (necessità di una soluzione diplomatica, non affidare tutto alle armi). In alcuni/e la distruzione di opere straordinarie, la rovina dello stesso paesaggio si accompagna alla commozione per la sorte dei più fragili. Diffuso è, da un lato, il terrore, il senso di essere vissuti in una sorta di amnesia di quello che è la storia dell’umanità …. Non siamo stati educati a tutto questo e, dall’altro, il rimpianto di quello che stanno perdendo prima la pandemia…. ora la guerra …. Ci  è stata rubata l’adolescenza, come  senso di un tempo che si vanifica nella paura  (citazione di Ungaretti p.e) Stiamo vivendo la nostra adolescenza all’insegna della paura.  E’ presente in tutti/e la consapevolezza che questi sono i problemi con cui dovranno misurarsi quando saranno adulti. In   alcuni/e il terrore e la compassione si esprimono anche come affetti familiari (parenti in Ucraina, uno/a riceve la notizia in macchina, in viaggio verso la Polonia). In tutti/e con diversa intensità c’è il senso, lo sconforto che questo accadimento sia così vicino a noi occidentali, europei, popolazione civilizzata, mentre la rimozione / amnesia  della guerra come continuum dopo la seconda guerra mondiale è  meno presente, anche se si ritrova talora espressa in vari modi.

Sorprendente è che in nessun testo si registri una qualche assemblea tenuta a scuola e/o la partecipazione a eventi o manifestazioni, che, nei 15 giorni che hanno preceduto la prova, pure ci sono state in varie parti d’Italia; solo una ragazza informa che nella sua scuola si raccolgono fondi ecc. per le vittime di tutte le guerre. Nella formulazione delle due domande si era voluto evitare qualsiasi cenno in proposito, per evitare che questo potesse diventare un distrattore attrattivo, comunque è forse un dato su cui riflettere.

La scuola come spazio di confronto culturale e sociale L’esigenza che tutto quanto sta accadendo entri la quotidianità del lavoro scolastico è chiaramente espressa in tutti i testi raccolti. Questa pressante richiesta si esprime in modi diversi:

  1. la constatazione di non avere gli strumenti conoscitivi e le informazioni, necessarie per capire qualcosa, si accompagna alla osservazione che comunque la storia non ha insegnato nulla, Homo Homini lupus, ancora si pensa che la distruzione dell’altro risolva i problemi… Ma quali?
  2. la necessità di avere spazi, testi e documenti per formarsi opinioni e orientarsi è espressa soprattutto come strumento indispensabile per rielaborare e riflettere sulla tanta informazione da cui si sentono sommersi
  3. la costruzione di un confronto in cui diventa ugualmente utile e interessante la voce del docente e quella di tutti gli studenti ( qualcuno/a pensa che forse il tutto non sarebbe gradito alla dirigente scolastica).
  4. Il fastidio per una scuola che offre solo nozioni che si vanificano quando c’è davvero bisogno di capire
  5. bisognerebbe far studiare la storia delle parti in causa, piuttosto che commentare le dinamiche di una guerra, che quotidianamente riempie le cronache
  6. ma è questa l’educazione alla cittadinanza cui la scuola ci sta preparando? Questa una domanda ricorrente
  7. il problema si allarga come aspirazione a una formazione storica in tutte le scuole, in tutti i paesi, perché tutti, in tutte le scuole del mondo, dovrebbero capire chiaramente la differenza tra democrazia e dittatura, chi insiste su questo dice di essere informato che ci sarebbe una opposizione alla guerra tra i cittadini russi.

Si può concludere con l’osservazione di uno studente, che infastidito forse dall’aver accettato una aggiunta al lavoro richiesto dalla selezione delle Olimpiadi, dice più o meno così. Per rispondere avrei bisogno di un quaderno e non di un tweet, – cosa ho provato? Basta una parola  ”piangere” , ma non so se questa reazione sia “liberatoria”, forse no. Sicuramente a scuola se ne deve parlare perché la scuola deve essere motore di promozione di attualità  e se tutti i professori ne parlassero non staremmo qui a compilare questo test.

Un po’ brusco ma efficace nell’indicare i compiti del lavoro di tutti entro un sistema formativo in un mondo sempre più complesso ed una seria richiesta, perché i giovani si sentono impreparati, incerti e disorientati, ma consapevoli delle responsabilità cui dovranno farsi carico.  Come saprà rispondere la nostra scuola?

——————————–

[1]XVI edizione OLIMPIADI DEL PATRIMONIO 2022. Pompei: Storia, nuove scoperte, recenti restauri Si sono svolte martedì 15 marzo  in tutta Italia le selezioni regionali delle Olimpiadi del Patrimonio, gara a squadra per le scuole secondarie di secondo grado inserita nelle eccellenze del MI, promosse da ANISA, finalmente in presenza, dopo due anni. È stata una grande emozione, hanno partecipato più di 100 scuole italiane: dietro le quinte la nostra infaticabile Teresa Calvano supportata da Tatiana Giovannetti, che è anche un’occasione di confronto e aggiornamento per i docenti. Desideriamo ringraziare anche tutte le Istituzioni culturali che in tutta Italia ci hanno ospitato.

[2]  gli studenti sono  provenienti da  quarte e quinte secondaria superiore  di licei scientifici, scienze applicate, classici, linguistici, scienze umane, Scientifico indirizzo giuridico, alberghiero.

 

Vittoria Gallina, Teresa Calvano (già docente di Storia dell'arte nei Licei Romani, membro del Direttivo ANISA, Referente nazionale delle Olimpiadi del Patrimonio)

56 recommended

Rispondi

0 notes
1533 views
bookmark icon

Rispondi