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Fiorella Farinelli intervista Emanuele Crispolti

Pubblicato il: 09/06/2021 05:18:34 -


ricercatore Inapp,  esperto di politiche formative, su problemi e tendenze dell’istruzione e della formazione profession
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Il calo significativo (- 6,8%) del numero degli allievi rispetto al 2017/18 a cosa è dovuto ? E come si spiega che a calare siano gli iscritti ai percorsi attivati negli IPS mentre aumentano quelli degli IF (istituti formativi accreditati)? In questo quadro come valuta la crescita dei percorsi IF in duale?

La linea di sviluppo dei percorsi realizzati dei centri accreditati (155 mila iscritti nel 2018-19 e 157 mila nel 2019-20) mantiene una sostanziale stabilità, anzi registra una crescita, molto graduale, ma costante. Si tratta di percorsi che hanno dimostrato la loro efficacia occupazionale, che risultano interessanti per l’utenza sia per il robusto ancoraggio al lavoro sia per la grande attenzione agli allievi. Formano e qualificano ogni anno sia ragazzi che vi approdano come prima scelta per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e giovani che provengono da precedenti insuccessi scolastici, e che vengono reinseriti nei percorsi formativi attraverso un lavoro di rimotivazione e professionalizzazione. Molti dei Centri di formazione, sia pur in un variegato panorama di offerta, offrono una formazione di grande qualità.

Del tutto diverso il trend di partecipazione di questi ultimi anni per i percorsi IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) svolti dagli Istituti Professionali in regime di sussidiarietà (132 mila iscritti nel 2018-19 e 93 mila nel 2019-20), soprattutto con riferimento alla modalità ‘integrativa’ che ha risentito più delle altre del calo delle iscrizioni. Abbiamo sempre evidenziato come la sussidiarietà integrativa presentasse alcune complessità dal punto di vista dell’iter formativo, prevedendo una qualifica IeFP durante l’iter del percorso quinquennale IP che conduce all’esame di Stato. Il ripensamento di questa tipologia di offerta, operata del Decreto 61/2017, ha portato a disegnare un nuovo modello di percorsi IeFP realizzati dagli Istituti Professionali, con classi specificamente dedicate e l’adozione degli obiettivi formativi regionali. Questo nuovo disegno rende l’utente che opta per questa soluzione maggiormente consapevole di essersi inserito in un percorso IeFP orientato, in prima battuta, alla  qualifica triennale, sia pure con la possibilità poi di proseguire l’iter formativo. Alla luce di questa maggiore chiarezza, la prevalenza dei ragazzi opta per il semplice percorso IP quinquennale e chi sceglie i percorsi in sussidiarietà lo fa con maggiore consapevolezza. Infine, non si può poi escludere che, alla luce della ridefinizione dei percorsi IeFP sussidiari, gli stessi istituti scolastici abbiano una minore spinta nel proporre l’iscrizione a questa tipologia di offerta, ma questa è solo una ipotesi.

La crescita dei numeri del sistema duale, arrivato a coinvolgere oltre 31 mila allievi nell’anno formativo 2018-19 e quasi 38 mila nel 2019-20, è da considerare estremamente positiva poiché si tratta di una risposta importante alla richiesta del mercato di avvicinare presto gli allievi al mondo del lavoro per facilitare, in prospettiva, il loro inserimento occupazionale. La cospicua quota delle 400 ore annue di formazione da svolgere in ambito aziendale costituisce una leva importante per la futura occupabilità dei ragazzi che fanno esperienza, non solo maturando competenze tecniche e  professionali ma imparando anche a inserirsi nelle dinamiche aziendali, ad agire nel rispetto delle regole ma in progressiva autonomia, sviluppando quindi competenze di natura trasversale che risulteranno fondamentali per l’ingresso al lavoro. Va detto che questo sviluppo del sistema duale si deve principalmente alla consolidata esperienza di alternanza dei Centri di formazione professionale. Questa politica si è infatti appoggiata sul fatto che, in molti casi, i corsi IeFP realizzati dai Centri già prevedevano, soprattutto negli ultimi anni di corso, la realizzazione di buona parte del percorso formativo in impresa. Da qui, il passaggio a una soglia così elevata di ore annue di alternanza è stato, se non facile, almeno possibile.  

Ritiene che il IV anno per il diploma  potrebbe, se sostenuto da dispositivi di orientamento e di passaggio alla formazione professionalizzante terziaria (ITS, visto che gli IFTS sono ormai una realtà residuale)  irrobustire tutta la filiera professionalizzante, liberando l’IeFP dalla sua immagine tradizionale di formazione di ultima chance, di cosiddetto ‘canale cieco’ ?

Il quarto anno costituisce una realtà ormai molto importante. L’ultima indagine svolta da Inapp sugli esiti occupazionali dei giovani usciti dai percorsi IeFP ci riporta un dato sull’occupazione a tre anni dei qualificati che supera il 62% ma per i diplomati arriva al 69%. È ciò che le imprese chiedono, giovani in possesso di buone competenze tecniche e già dotati di una certa maturità formativa e personale. Si tratta inoltre di un tassello fondamentale della cosiddetta filiera lunga della formazione tecnico-professionale che costituisce il gradino sul quale appoggiare il passaggio verso il sistema della formazione tecnica superiore. Da questo punto di vista registrare il fatto che ancora 6 Regioni non presentano questa tipologia di offerta costituisce un vulnus importante per le opportunità formative e di crescita dei ragazzi che non godono di questa opzione. Si tratta di una situazione che, in ottica di pari opportunità per i giovani di tutto il Paese, non sembra più accettabile. 

Come spiega il permanere di divari territoriali così consistenti, e di un’IeFP più debole proprio nelle aree regionali dove il tasso degli abbandoni scolastici è più alto? Politiche regionali, caratteristiche del mercato del lavoro, o che altro? Incide anche che gran parte della spesa sia a carico delle Regioni  e delle Province autonome ?

Il fatto che ci sia sempre stata una maggiore presenza di offerta IeFP nelle regioni dotate di un tessuto imprenditoriale più vivace è in parte comprensibile. In queste regioni si attiva un circolo virtuoso: più domanda di lavoro, più offerta formativa, più partecipazione, maggiore professionalizzazione delle risorse umane, maggiore contributo da queste offerte allo sviluppo delle imprese del territorio. Al contrario, laddove esiste una minore presenza di imprese vitali rischia di attivarsi un circolo vizioso speculare: meno domanda di lavoro, meno offerta IeFP, meno partecipazione, minor professionalizzazione delle risorse in grado di sviluppare quelle stesse imprese. Bisogna quindi che tutti gli attori istituzionali e territoriali effettuino un investimento per sviluppare un’offerta formativa di qualità nelle regioni dove attualmente è meno presente. Va detto che per molti anni le risorse nazionali hanno previsto rinforzi per le regioni che presentavano un’offerta più debole ma ancora non sembra essersi registrato quel salto di qualità che ci si attendeva. Accanto alla capacità delle imprese di trovare mercato, investire nella formazione delle persone costituisce un fattore centrale per la crescita delle imprese. È chiaro che, in alcune regioni, il costo, apparentemente con minor carico per le Amministrazioni, dei percorsi svolti dagli Istituti Professionali, già finanziati dal Ministero dell’Istruzione, ha giocato un ruolo importante nel far preferire un’offerta sussidiaria che, in qualche caso, non si è dimostrata all’altezza. 

 

Le aree professionali con maggior peso relativo nell’IeFP  –  benessere e ristorazione – non sembrano, per motivi diversi, assicurare  un alto grado di occupabilità. La loro attrattività dipende dall’offerta, dalla domanda, o da entrambe?  In ogni caso come si può assicurare la massima aderenza ai fabbisogni professionali?

L’offerta di formazione e la relativa partecipazione risulta effettivamente molto polarizzata sui due settori principali: ristorazione e benessere. Si tratta di due settori che hanno dato molto lavoro. Il versante del benessere probabilmente continuerà a darlo. Per l’ambito della ristorazione, la terribile frenata del covid-19 difficilmente sarà riassorbita in tempi brevi. Bisogna porre massima attenzione a non orientare l’offerta di formazione solo in base al gradimento dell’utenza. A partire da attente analisi previsionali della domanda di professionalità dei territori, è necessario che le Regioni assumano la responsabilità di indirizzare i finanziamenti verso i percorsi dotati di maggiore potenzialità occupazionale. 

Il lockdown ha determinato uno sviluppo rilevante del settore della logistica, anche attraverso gli acquisti on line. I bonus fiscali previsti in questi anni stanno anche consentendo una crescita del settore dell’edilizia. Il settore della meccanica e quello dei servizi di vendita registrano buone potenzialità occupazionali. Anche in questo caso, l’analisi dei mercati deve orientare l’offerta formativa e le scelte degli utenti, anche attraverso un’importante opera di orientamento dei giovani in ingresso. Inoltre, per rispondere adeguatamente alle richieste del mercato, è indispensabile un lavoro costante di aggiornamento delle figure del repertorio IeFP, IFTS, ITS, cioè di tutti i segmenti della filiera lunga, non soltanto in termini di nuove figure ma anche di contenuti formativi delle figure già in essere, perché il lavoro cambia e l’offerta deve seguire questa evoluzione. 

 

Fiorella Farinelli Politica e saggista,  docente esperta di  istruzione e formazione, componente dell’Osservatorio nazionale per l'Integrazione degli alunni stranieri

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