Come documentare i progetti? L’esperienza su I-Care
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Documentare per cosa? Per gestire la parte amministrativa di un progetto o in futura memoria per i docenti e magari anche per gli studenti?
Diverse scuole in Italia hanno partecipato a un’iniziativa denominata I-Care, un progetto finalizzato ad affrontare il tema del disagio all’interno della scuola. Così è stato anche per una rete di scuole in Sardegna (scuola capofila è l’attuale I.C. Manno-Alziator di Cagliari e partecipanti la Direzione didattica Satta di via G. M. Angioy, il I e il II circolo didattico di Pirri – Cagliari), per le quali c’è stato poi il compito di “documentare” l’attività svolta. Documentare per cosa? Per gestire la parte amministrativa del progetto o in futura memoria per i docenti e magari gli studenti? L’opportunità di doversi concentrare su questo aspetto ha imposto di ricercare una soluzione d’avanguardia nella quale l’intento è stato di documentare quanto fatto ricreando al contempo le condizioni non solo per poter rivivere le esperienze svolte, ma anche per abilitare nuove iniziative, partendo da quanto già fatto.
Lo si è voluto fare attraverso un “ambiente” in rete, già per questo utile per poter condividere la documentazione, i contatti, i riferimenti bibliografici. È stato deciso che quest’ambiente fosse un mondo virtuale, dentro cui gli spazi sono stati destinati ai vari aspetti dell’attività svolta. Con gli insegnanti coinvolti, gran parte di sostegno, si sono sviluppati e approfonditi in particolare due aspetti.
1) Il primo tipicamente di natura teorica, ha permesso di valutare le diverse forme di disagio nel loro manifestarsi e nel come affrontarle, scoprendo il ruolo degli aspetti psicologici, fisici, di accessibilità, dei fattori sociali e relazionali di natura interpersonale. Sono ovviamente emersi problemi dove era necessario confrontarsi con esperti, spesso non conosciuti, dove il ruolo della famiglia, dei compagni, dell’atteggiamento del docente erano fattore abilitante o disabilitante per il superamento dei problemi o per la loro attenuazione. Li abbiamo raccolti, gli abbiamo dato spazio nell’architettura virtuale messa a disposizione per questa attività.
2) Il secondo aspetto invece è stato quello di valorizzare le esperienze: qui sono state di grande interesse “le narrazioni” dei casi specifici, come anche quelle di valenza generale che hanno aiutato a dare risposte al disagio. Così ogni esperienza ha avuto uno spazio virtuale che ha permesso non solo di essere documentata, ma si è potuto ripercorrere il tragitto vissuto, i passi fondamentali, il risultato ottenuto. Abbiamo ricostruito l’esperienza basata sull’attività in cucina con il focus di far prendere coscienza ai ragazzi coinvolti dei processi e delle sequenze operative delle attività culinarie. Analogamente l’azione basata sull’adozione della tecnica del pastello, fonte di inaspettate espressività modulate dall’assenza dei colori piatti del pennarello, come anche l’esperienza della musicoterapica, attraverso la “spazializzazione” dei momenti di accoglienza, di sintonia musicale, di riflessione e di rilassamento tipiche del metodo. Documentazione, spunti di riflessione sono a portata di chi vuole proseguire questa esperienza. I brani musicali sono lì a disposizione per poterli riutilizzare. E ancora l’attività svolta dai ragazzi di una classe sui Promessi Sposi, in cui i ragazzi hanno rielaborato l’opera del Manzoni per i compagni con più difficoltà nell’esperienza letteraria. L’attività didattica con tutta la classe è stata sviluppata attraverso l’elaborazione di una presentazione semplificata e non per questo meno efficace. Un’esperienza di produzione di un documento finalizzato a un target preciso, direbbero gli esperti di comunicazione, che ha avuto il grande merito di svolgere una didattica nel pieno spirito dell’integrazione dei diversamente dotati. All’esperienza è stata assegnata una sala virtuale dove “la proiezione” è a disposizione dei visitatori virtuali.
Altri spazi sono stati allestiti come una sala incontri o spazi all’aperto con giardini.
Alla fine di questa attività di testimonianza rimane certamente un risultato: la scoperta che documentare qualcosa, sia essa un’attività didattica o un’altra esperienza ha significato se può essere rivissuta nella sua dimensione informativa ma anche emotiva. Non solo per vedere quanto è stato fatto e quindi ha avuto valore nel passato, ma soprattutto come occasione per rilanciare verso il futuro ulteriori esperienze. Questo è il motivo per cui i mondi virtuali possono essere intesi come “artefatti emo-cognitivi”, spazi interattivi dinamicamente ricostruibili, capaci di rigenerare occasioni di crescita, di scambio e di arricchimento progressivo di una comunità che apprende ed esplora il mondo: quello reale, anche attraverso un suo alter ego virtuale.
Accesso al mondo I-Care attraverso il browser presente in www.mondidinamici.com. Contact ccresp@tiscali.it
Carlo Crespellani Porcella