Il servizio nella primaria dopo la “cura Gelmini”
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Ragionare sui dati per ripartire e gradualmente ricostruire. Un’analisi de “La scuola in cifre” dal 2008 a oggi.
Nell’anno scolastico 2009-2010 sono entrati in vigore i DPR n. 89 e n. 81 recanti rispettivamente il Regolamento riguardante la revisione ordinamentale, organizzativa e didattica della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e il Regolamento recante norme per la razionalizzazione della rete scolastica [1]. Per quell’anno, per le prime classi si trattava dell’introduzione del cosiddetto “maestro unico” e, per le classi successive, dell’inizio dello smantellamento dei TEAM docenti (in genere tre docenti ogni due classi) e dell’eliminazione delle compresenze nel tempo pieno. Tale nuovo assetto avrebbe dovuto investire progressivamente le classi successive [2].
Per due anni ha cessato di uscire la pubblicazione del MIUR “La scuola in cifre” il cui ultimo numero del 2008 riferiva che nell’anno scolastico 2007/08 su un totale di 2.575.310 studenti 669.101 (26,0%) frequentavano classi di 40 ore settimanali a tempo pieno (due insegnanti con 4 ore di compresenza e 4 a disposizione per la programmazione); 430.770 (16,7%) frequentavano classi con un orario settimanale variante dalle 31 alle 39 ore con mensa (i cosiddetti TEAM); 53.311 (2,1%) frequentavano classi da 31 a 39 ore senza mensa; 1.303.473 (50,6%) frequentavano classi con un orario variante tra le 28 e le 30 ore settimanali e 118.665 (4,6%) frequentavano classi con 27 ore settimanali.
I dati relativi a questo anno scolastico – mai pubblicati ufficialmente dal MIUR e noti solo perché la relativa tabella risulta allegata negli atti parlamentari alla risposta a una mia interrogazione discussa in VII Commissione martedì 24 novembre 2009 – mostrano come nell’anno scolastico 2008-09 (precedente la riforma) gli studenti che frequentavano classi non a tempo pieno ma con un orario settimanale da 31 a 39 ore con mensa erano 446.049, pari al 17,4% del totale degli alunni frequentanti la scuola primaria. Quelli frequentanti lo stesso orario ma senza mensa erano 46.566, pari all’1,8%. In quell’occasione il MIUR dichiarò di non poter ancora disporre dei dati della rilevazione integrativa riguardante l’anno scolastico 2009-10 [3].
Proprio nelle scorse settimane è stata finalmente pubblicata l’ultima edizione di “La scuola in cifre”. Riferita agli anni 2009 e 2010, tratta prevalentemente i dati dell’anno scolastico 2009-2010, rifuggendo però in genere dai confronti con gli anni precedenti [4]. Dall’analisi dei dati, emerge un primo fatto molto significativo: nelle classi dalla seconda alla quinta, non ancora pienamente investite dal riordino, la percentuale degli alunni che hanno frequentato classi a tempo lungo, fino a 39 ore, è precipitata dal 19,2% dell’a.s. 2008-09 all’8,4% dell’anno successivo. Il passaggio a livello nazionale è da 492.674 a 214.935 unità.
Gli alunni frequentanti il tempo pieno a 40 ore settimanali senza compresenze erano nelle prime classi il 34,8% (177.480) e nelle classi dalla seconda alla quinta il 27,9% (571.950) per un totale di 749.430 alunni pari al 29,2% sul totale (nel 2008-09 questi erano stati 685.908 pari al 26,7%). Rispetto all’a.s. 2007-08 tale percentuale risulta invariata.
Il tempo pieno a 40 ore senza compresenze è aumentato sul piano nazionale quindi di 65.682 unità mentre 286.224 alunni non hanno più l’orario lungo in gran parte con mensa.
Se si considerano le percentuali di andamento dei servizi di tempo pieno (TP) e di tempo lungo (TL) per aree geografiche, risulta che nel Nord il TP passa dal 36,9 al 40,8 e il TL dal 24,3 all’11,5. Nel Centro il TP passa dal 36,6 al 39,8 e i TL dal 23,5 al 9,6. Nel Mezzogiorno (Sud e isole) il TP passa dal 7,7 al 10,9 e il TL dal 13,6 al 4,9.
Quello che rappresentava un servizio molto richiesto e qualificato della scuola primaria, già dopo il primo anno, ha subito un calo vistosissimo che si ridistribuisce con un aumento di circa il 3% di un tempo pieno ridotto a 40 ore senza compresenze (e talvolta messo insieme con una pluralità di docenti) e con un incremento dell’orario ridotto settimanale di 30 o di 27 ore. Non ha un particolare rilievo, se non a dimostrarne l’assoluta inconsistenza culturale e di servizio per le famiglie, il fatto che, in tutta Italia, siano stati 3.591 gli alunni pari allo 0,2% che si sono avvalsi del cosiddetto maestro unico a 24 ore di lezione settimanali [5].
Altri dati anche più significativi si possono ricavare dalle tabelle riportate nel dossier, specie con riferimento alle aree del Sud del paese e all’incremento del numero degli alunni frequentanti con orari brevi di 24, 27 e 30 ore.
Poiché il tempo pieno si è ormai stabilizzato con l’assorbimento di una quota degli orari lunghi, è importante conoscere la situazione determinatasi nell’anno scolastico 2010-2011 e quella in atto nell’anno scolastico in corso. Pur in mancanza di dati ufficiali, non è però difficile prevedere l’azzeramento di quella fascia di oltre 492 mila alunni frequentanti nel 2008-09 il tempo lungo con mensa.
Analisi di questo tipo evidenziano il grave impoverimento della capacità educativa e della riduzione del ruolo di decondizionamento sociale che la scuola primaria ha sempre saputo interpretare nel nostro paese.
Tutto ciò però non deve rappresentare solo un ricordo di un felice passato. Va bensì tenuto ben presente per ripartire e gradualmente ricostruire.
PER APPROFONDIRE:
• Il dossier di Osvaldo Roman sulla “Scuola in cifre” dal 2008 a oggi
[1] In particolare già allora si preannunciavano come assai rilevanti per l’incidenza sulla natura e sull’organizzazione del servizio scolastico reso ai cittadini, le modifiche introdotte nel funzionamento della scuola primaria. Di qui il manifestarsi di una particolare attenzione per le modifiche riguardanti il tempo pieno e l’organizzazione didattica delle classi investite dal riordino.
[2] Per i docenti la riduzione dell’organico, nel triennio 2009-10; 2010-11: 2011-12, ha riguardato circa 30 mila posti di cui 9.260 solo nell’anno scolastico 2011-2012. Altre riduzioni di organico, tra l’altro non contemplate dalla normativa (art.64. legge 133/08) si verificheranno negli anni 2012-13 e 2013-14 con il suo passaggio alle quarte e quinte classi.
[3] Fino ad oggi nulla é dato ufficialmente conoscere del reale destino dei circa 492.815 alunni che frequentavano, nell’anno 2008-09 classi da 31 a 39 ore al 90,5% con mensa.
[4] Per operare un confronto con i dati dei due anni scolastici precedenti si è dovuto tenere conto, operando gli opportuni adeguamenti, che quelli riportati nella citata pubblicazione del SISTAN-MIUR del 2009-10 riguardano un numero di classi che si riferiscono al totale della scuola primaria e quindi comprendono anche quelli delle scuole paritarie e delle scuole delle Regioni autonome della Val D’Aosta e del T. Alto Adige (definite scuole a carattere statale). I dati riguardanti l’orario di frequenza invece comprendono solo la scuola statale e quella a carattere statale. Pertanto il numero di studenti delle scuole statali a cui riferire correttamente il confronto nelle percentuali che vengono ricavate é in totale di 2.560 mila. Quelli iscritti al primo anno sono 510 mila e quelli frequentanti le classi dalla seconda alla quinta sono 2.050 mila.
[5] Le statistiche ministeriali non recano traccia delle notizie sul servizio di mensa pur presenti nella scheda di rilevamento statistico di quell’anno. Le riduzioni operate, a partire dal 2010, nei trasferimenti comunali in nome del federalismo fiscale lasciano presagire quale sarà stato l’andamento di tale fenomeno nei due anni successivi.
Osvaldo Roman