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Roma può ripartire dalle sue scuole?

Pubblicato il: 12/02/2020 07:29:05 -


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Alcune settimane fa l’Osservatorio “Roma! Puoi dirlo Forte” ha presentato un’indagine sulle scuole romane. Lo studio è stato commissionato all’Istituto Piepoli e compara la percezione di studenti e genitori dell’Urbe con quella dei colleghi in altre quattro capitali dell’Europa continentale: Berlino, Madrid, Parigi e Vienna. Nel frattempo, molte cose sono accadute. Innanzitutto, il Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti (romano) si è dimesso per protesta contro la carenza di fondi, nella manovra di Governo, a scuola e ricerca. Una dimostrazione dell’importanza e dell’urgenza del tema che stiamo affrontando.

Prima di guardare la ricerca nel dettaglio, una domanda: perché ci siamo impegnati in questo lavoro? L’Osservatorio ha l’obiettivo di monitorare gli indicatori della qualità della vita della Capitale, raccogliere dati e tendenze, sviluppare studi e ricerche in grado di delineare i cambiamenti sociali e culturali della comunità cittadina, produrre proposte per un programma di crescita e sviluppo della città. La scuola non era mai entrata nei nostri radar. Perché cominciare proprio ora? L’esigenza di partire dalla scuola è fortemente connessa allo stato di crisi della nostra città. Un vecchio organizzatore della società civile americana – Saul Alinsky, l’inventore del Community Organizing – avviava il suo lavoro di “sindacalista” dei territori in crisi individuando delle “istituzioni àncora”. Gli scogli ai quali le comunità si aggrappano per mantenere aggregazione sociale – nel suo caso anche i luoghi di culto, le società sportive e tutto quello rappresentava solidità associativa – per ricostruire comunità e reinvestire in progettualità condivisa.

In questo quadro di crisi permanente, la scuola è un’àncora.

L’indagine (cliccare qui per leggerla interamente) è stata condotta su un campione rappresentativo di genitori (figli 4-15 anni) e studenti (16-19 anni) nelle cinque città citate. Solamente per Roma è stato anche esaminato un campione di genitori di figli da 0 a 3 anni, in modo da ragionare anche di asili nido.

Lo studio si è concentrato su alcuni temi fondamentali: lo studio dell’inglese; la preparazione al mondo del lavoro; il percorso per la formazione del cittadino; la violenza; gli insegnanti; la condizione degli edifici e delle infrastrutture; l’uso dei plessi al di fuori dell’orario curricolare; il rapporto tra scuola pubblica e privata; la questione delle vacanze estive e la mobilità nel tragitto da e per la propria abitazione.

Rispetto alla professionalizzazione, ben sei genitori romani su dieci, e più di sei ragazzi su dieci, sono convinti che la scuola non fornisca strumenti sufficienti. É interessante notare che questa sfiducia sia maggiore tra i ragazzi che tra i genitori, persino sulle conoscenze informatiche in cui sono certamente più ferrati.

Quattro ragazzi su dieci ritengono di non essere pronti per la vita comunitaria (!) al termine del proprio percorso scolastico. La risposta – in linea con quella dei coetanei europei e con quella dei genitori – configura quasi un “dato generazionale” europeo. Una sorta di pessimismo dei giovani, che non li porta solo a diffidare della speranza di avere un’opportunità, ma persino di essere buoni cittadini.

Il giudizio sugli insegnanti è globalmente molto positivo, e anzi gli studenti romani sono quelli che più dei colleghi europei stimano i propri docenti. Il dato è assai significativo: in assenza di fiducia in sé stessi (i giovani) e nelle proprie capacità di genitori (gli adulti), ci si affida ai professori in cerca di un principio di autorità, pronti peraltro a negarlo non appena questi diventano severi nei confronti del pargolo. In ogni caso, la valutazione degli “utenti” mostra di apprezzare lo sforzo quotidiano di moltissimi maestri e dirigenti scolastici, che mettono a disposizione il massimo dell’impegno a fronte di stipendi bassi e considerazione sociale scarsa.

Il giudizio dei genitori romani sulla qualità degli edifici, delle attrezzature, della pulizia e persino della sicurezza degli edifici scolastici è sistematicamente e largamente inferiore a quello dei loro colleghi europei. Un dato allarmante e purtroppo conferma a una rapida verifica empirica della situazione. Se poi si considera il trend, in tutte le altre città i genitori ritengono che la condizione delle infrastrutture sia in via di miglioramento, e Roma è l’unica città dove si mostrano pessimisti.

Adulti e giovani romani hanno un’enorme considerazione per scuola pubblica, con una prevalenza netta rispetto ai loro colleghi europei e una, significativa, dei ragazzi sui genitori: nonostante i tagli, questa è vista come una grande risorsa di riscatto personale.

Per quanto riguarda le vacanze estive, un genitore romano su due ritiene che siano troppo lunghe. Tutti concordano, e con percentuali altissime, che gli edifici scolastici potrebbero proficuamente essere messi a disposizione per attività formative e ricreative, nel pomeriggio (come già accade) e in estate.

Infine, ben tre genitori su quattro accompagnano i figli a scuola in automobile, un dato estremamente più alto rispetto alle altre città europee. Se a ciò aggiungiamo che presumibilmente i romani siano meno propensi a mandare i bambini a scuola da soli – un fatto tutto sommato positivo, espressione di amore genitoriale – e siano affezionati al rituale mattutino automobilistico, si spiega bene la congestione mattutina del traffico romano, superiore in questo orario rispetto alle altre città europee.

La ricerca restituisce una rappresentazione della scuola in chiaro-scuro. Ci sono problemi sulle infrastrutture, sulle mense, sulla manutenzione che le famiglie percepiscono e denunciano, ma c’è anche una grande richiesta di scuola, una fiducia che pare addirittura sproporzionata: famiglie e studenti credono nei docenti, chiedono più ore di inglese, informatica ed educazione civica e più attività nelle strutture. Mentre la città “rema contro”, e nonostante tutti i problemi, la scuola rimane un presidio territoriale di riferimento.

Non ci siamo fermati all’analisi. Abbiamo avanzato alcune proposte sulla gestione estiva degli istituti nonché sulla mobilità sostenibile da e verso le scuole. In più, nelle settimane successive abbiamo lanciato un concorso per migliorare la vita scolastica: “Roma si progetta a scuola”. Si possono ancora caricare progetti sull’apposita piattaforma www.romasiprogettaascuola.it e ottenere un premio fino a venti mila euro. Per noi, è stata l’occasione di un viaggio attraverso le scuole romane. Piene di guai, ma anche di energie e soluzioni per guardare al futuro della città con maggiore coraggio e speranza.

 

Tobia Zevi, presidente Osservatorio “Roma! Puoi dirlo forte”

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