L’8 marzo e le competenze crescenti delle giovani donne
L’otto marzo e le performance in matematica delle ragazze e delle giovani donne italiane nella lettura dei dati OCSE PISA e PIACC.
Il focus dell’OCSE PISA (03, 2015), relativo ai risultati in numeracy delle ragazze quindicenni, arriva opportunamente alla vigilia dell’otto marzo e consente qualche ragionamento utile, per osservare quanto accade nella scuola italiana, ma non solo nella scuola, quando si ragiona su apprendimento, formazione, contenuti, metodi e discipline. Il focus PISA evidenzia che dovunque le ragazze conseguono in numeracy risultati più modesti di quelli dei maschi, ma in Italia questa differenza è molto marcata.
PISA affianca ai dati della indagine sui risultati di ragazzi e ragazze nei diversi “compiti” di numeracy, un interessante approfondimento sulle opinioni dei genitori, dal quale emergono, in Italia soprattutto, pregiudizi di genere ancora molto robusti.Padri e madri, qui purtroppo senza differenze significative, non sembrano sognare per le figlie percorsi che le collochino in impegnative carriere tecnico scientifiche; i genitori italiani al massimo sembrano soddisfatti/e di garantire alle figlie quella stanza tutta per sé, per citare Virginia Woolf, utile per coltivare studi e professioni, variamente declinate, legate alle humanities, alla cura, allo insegnamento, ecc.
Per salvarsi l’anima con le pari opportunità, in Italia, ci bastano allora gli esempi di eccellenza? la Giannotti al CERN, la Cristoforetti nella navicella spaziale? Questi sono i dati che ci offre l’informazione e che, sicuramente, aiutano le ragazze a costruirsi idee nuove e modelli innovativi, ma ci sono altre informazioni che forse ci danno qualche speranza e anche qualche responsabilità in più.
I risultati dell’indagine OCSE PIAAC sulle competenze della popolazione adulta 16-25anni, resi pubblici lo scorso anno, hanno messo bene in luce che le giovani donne italiane hanno migliorato molto le loro posizioni rispetto ai maschi (per la prima volta in literacy le giovani, che sono molto più brave dei coetanei maschi, compensano con la loro bravura le performance modeste delle donne anziane, meno scolarizzate, meno occupate ecc. delle giovani, tanto che il punteggio medio italiano di litercy non evidenzia le tradizionali differenze tra uomini e donne ).
Ma soprattutto e, questo è il dato che ci interessa, nella fascia di età 16-25 anni, l’età in cui in genere si completa la formazione iniziale, le ragazze superano nelle prove di numeracy, anche se di poco, i coetanei maschi, evidenziando potenzialità e abilità che, stando ai dati PISA, le quindicenni non sono ancora in grado di rivelare. Questo è un punto molto interessante che conferma l’effetto positivo dell’importante crescita della scolarizzazione femminile e, nello stesso tempo, richiama l’attenzione sulla necessità di studiare meglio processi cognitivi ed emotivi che, nell’adolescenza, non possono essere definiti entro rigide classi di età, nelle quali si dovrebbero incasellare stili di apprendimento in germoglio, riconoscimento di identità, auto valorizzazione di successi ed elaborazione di difficoltà.
Gli studi sul life span in età molto giovane opportunamente evidenziano le differenze nei processi di cambiamento, che la scuola, e non solo, dovrebbe tener presente in un’ ottica di genere. Non si tratta di costruire nuove categorie di bisogni formativi speciali, ma misurare i contenuti di studio al peso delle domande che interrogano i ragazzi e le ragazze tra i 10 e i 16 anni, uno dei momenti più complessi nella vita di uomini e donne.
I risultati di PIAAC sembrano essere rassicuranti, con più tempo le ragazze stanno al passo con i coetanei anche in quel tipo di saperi che, genericamente, chiamiamo conoscenze ed uso di linguaggi formalizzati,ma a costo di quale prezzo ? Gli stessi risultati PIAAC in questa fascia di età registrano la distanza dei punteggi italiani da quelli dei coetanei dei paesi OCSE e la penalizzazione che subiscono di fatto i giovani e le giovani del Sud.
Il fatto che oggi, osservando le qualifiche dei docenti precari da assumere, si nota la mancanza di molti docenti di matematica e materie scientifiche, potrebbe essere l’occasione buona per ripensare davvero il profilo di questo docente, senza inventare paradossali e cervellotici accorpamenti di materie/discipline/lauree “affini” (?), ma costruendo e valorizzando precorsi adeguati a professionisti specificamente preparati.
Per approfondire:
– OECD 2013 SkillsOutlook: First Results from the Survey of Adult Skills.
– ISFOL 2013 PIAAC-OCSE Rapporto nazionale sulle Competenze degli Adulti.
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Immagine in testata di Imprendi News
Vittora Gallina