Darwin, Pareto e l’istruzione
In un articolo precedente, dal titolo “La scuola di Gentile e la scuola di massa nei dati OCSE”, pubblicato su questa rivista, ho mostrato quale fosse il senso storicistico dei dati OCSE sull’istruzione. In questo articolo vorrei porre l’accento sulla “contestualizzazione” dei dati OCSE in riferimento allo stato reale della società civile. Intanto, è opportuno ricordare che i dati OCSE sono raccolti con un censimento “istituzionale” dei titoli di studio maturati in ogni Stato dell’Organizzazione. Ciò significa che si calcolano quante persone hanno maturato un titolo di studio piuttosto che un altro. Ne viene fuori un quadro che è quello descritto da un tipico modello gaussiano (“Modello gaussiano dei dati OCSE sull’Istruzione”). L’istruzione cresce a dispetto dei titoli di studio inferiori. Comunque, la crescita dell’istruzione così rappresentata ha indotto seri dubbi sulla sensatezza dei dati OCSE “puri”, semplicemente perché a fronte di un’apparente crescita dei titoli di studio non sembra esserci stata una equivalente crescita culturale dello stato civile. Infatti, i dati del “senso comune” sulla preparazione media dei nostri figli o dei nostri coetanei collima perfettamente con le risultanze delle rilevazioni OCSE-PISA. Inoltre, i dati sulla preparazione culturale della popolazione italiana sono supportati dalla pluriennale ricerca di Tullio De Mauro e Saverio Avveduto che in diversi contesti hanno mostrato il ruolo ineccepibile e sconvolgente dell’analfabetismo di ritorno. Nel “Modello darwiniano dei dati OCSE sull’Istruzione” ho mostrato che il modello De Mauro – Avveduto provvede a un nuovo scenario dei dati OCSE sull’istruzione. Questo scenario è rappresentato in Figura 1.
Figura 1. Diagramma di Pareto
Assumendo che la popolazione italiana sia costituita da due sottopopolazioni: la popolazione degli “istruiti” e la popolazione dei “non istruiti” (in quanto fuori dalle leggi dello Stato, che stabiliscono l’obbligo scolastico al 16° anno di età e cioè al termine del secondo anno delle superiori). Nella referenza citata è stata costruita l’intrigante analogia tra gli elementi della teoria di Darwin sull’evoluzione della specie e quelli dell’evoluzione della popolazione istruita. Quindi, in seguito alla “lotta per la vita” delle nostre due popolazioni durata circa sessant’anni si ha la seguente situazione: il 66% della popolazione non ha istruzione sufficiente (non raggiunge, cioè, il titolo del diploma secondario superiore o di secondo grado); il 25% della popolazione è completamente regredita a un analfabetismo di ritorno; la quasi totalità degli istruiti (23% sul 34%) è semplicemente “non laureata”. Parte dei risultati, in modo indipendente, è stata presentata da Tullio De Mauro a un’intervista di Piero Angela (Superquark, 7 luglio 2011). La Figura 1 è stata chiamata “Diagramma di Pareto” perché nel contesto socio-economico Pareto mostrò che è una sorta di Legge generale quella che porta alle dicotomie rappresentate (ricchezza-povertà, istruzione-analfabetismo ecc.).
Ma questo è solo l’inizio. Lo scenario si complica. Il calcolo della velocità con la quale crescono il numero degli istruiti rispetto ai “non istruiti” è sorprendente. Nel 2001 si ha un’esplosione nella crescita dei “non istruiti”. È una coincidenza che in tale periodo si diffondono in modo capillare le “chat” e le altre tecnologie avanzate della rete? È una coincidenza che si comincia a parlare di nativi digitali (esseri del cyberspazio)? È una coincidenza che la rete diventa il “sistema” in assoluto più efficace per comunicare? Nello stesso 2001 la velocità di crescita degli istruiti comincia a diminuire (si inverte). Nel 2006 la velocità dei “non istruiti” supera quella degli “istruiti” lasciando facilmente prevedere che sarà così per molto tempo. Questo è esattamente quel che si deduce dal diagramma di Pareto, il quale mostra una barriera invisibile di separazione delle due curve di Gauss speculari, entrambe prossime al loro punto critico. Insomma, gli istruiti sembrano aver raggiunto così il loro massimo storico.
Vediamo ora i modelli di scuola che abbiamo vissuto in questa evoluzione storica. Consideriamo il ’71 come linea di demarcazione fra la “scuola Gentile” e la “scuola di massa”. Nel ’71, circa cinquanta anni dopo l’introduzione dei Regi decreti di Giovanni Gentile, la società è costituita da un 60% di diplomati di scuola media inferiore (scuola media) e da un 30% di analfabeti tradizionali, senza introdurre alcun meccanismo di analfabetismo di ritorno (che considero trascurabile anche se ovviamente presente e molto insidioso). Il tasso di crescita dei laureati è dell’1% e dei diplomati alle superiori è del 4% nel ventennio dal 1951 al 1971 (quindi, rispettivamente dello 0,5% e del 2% a decennio). Per la scuola di massa, applicando il modello di De Mauro – Avveduto, quindi la “selezione sociale” indotta dall’analfabetismo, abbiamo una crescita dell’8% dei laureati e del 13% circa dei diplomi in quaranta anni, quindi, rispettivamente, di circa un 2% dei laureati e del 3% dei diplomati a decennio. Percentuali spaventosamente piccole! Quale crescita in sessant’anni? Possiamo pensare di raggiungere ragionevolmente gli obiettivi di Lisbona 2020? Si pensi che la “scuola di massa” ha avuto, almeno dagli anni ottanta in poi, anche l’intervento massiccio dei finanziamenti europei, destinati a combattere i fenomeni dell’analfabetismo di ritorno.
Il futuro è nelle mani di una possibile visione radicale del modo di concepire l’istruzione. I risultati presentati sono la testimonianza che nuove categorie sociali si formano con un diverso modo di vedere e sentire sia il sociale che la stessa cultura (“non istruiti”, nativi digitali…). Questo è un fatto! E i fatti “hanno la testa dura”.
Leggi il saggio “Modello darwiniano per i dati OCSE sull’istruzione” in PDF scaricabile.
Arturo Marcello Allega