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Ciò che conosciamo influenza ciò che vediamo

Pubblicato il: 28/10/2013 16:38:05 -


Secondo illustri esperti la visione oculare è influenzata dalla percezione visiva. Secondo un processo celebrale, qui sinteticamente descritto, emerge che “ciò che conosciamo influenza ciò che percepiamo” (L.J. Press)
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Cos’è la visione?

Ai più questa apparirà come una domanda retorica, perché è talmente radicata in noi la funzione del vedere.

Tuttavia in quella domanda c’è molto di più.
C’è la necessità di capire come si svolge la visione, quali siano i suoi meccanismi e come si realizzino gli effetti tipici del vedere.

Eppure, vedere sembra così facile: apri gli occhi e ti guardi intorno. Ma in realtà la situazione non è così ovvia.

Nell’odierna cultura, anche scientifica, gli aspetti fisico-psicofisiologici della visione – nel loro complesso intreccio, ma anche nelle rispettive specificità – spesso sono trascurati, e talora ignorati.

Qui noi vogliamo fare un’esposizione sintetica della visione in riferimento alla percezione visiva, con particolare attenzione alla percezione gestaltica, riservandoci di trattare in un successivo intervento gli aspetti della visione legati alla postura umana.

Secondo G.N. Getman: “La visione è la capacità appresa di vedere per trarre informazioni e performances. La capacità appresa di capire le cose che non si possono toccare, odorare, udire e gustare”.

Inoltre, per R.A. Kraskin la visione è l’atto innescato dalla “Luce, di trarre significato e di dirigere l’azione che ne consegue”.

E L.J. Press aggiunge: “La visione si realizza quando il cervello organizza le informazioni viste, dando loro un significato, spesso rapportandole agli altri sensi e alle esperienze passate”.

La visione ha luogo nella corteccia cerebrale.
Nell’encefalo (il cervello) ci sono 35 aree diverse che hanno il compito di codificare il messaggio elettro-chimico, prodotto dall’interazione fra luce e occhi.

Ora cercheremo, succintamente, di far vedere come l’immagine raggiunge il nostro cervello.

L’occhio è un sistema costituito da 4 diversi elementi rifrangenti:
1. la cornea;
2. l’umor acqueo;
3. il cristallino;
4. l’umor vitreo.

Tutti gli elementi hanno il compito di far convergere sulla retina i raggi luminosi.

Questi sono assorbiti dai coni e dai bastoncelli – neuroni dislocati sulla retina – che li trasformano in segnali bio-elettrici e li trasmettono al cervello, tramite il nervo ottico.
I coni sono responsabili della visione a colori, ma sono sensibili solo a luci piuttosto intense; mentre i bastoncelli sono particolarmente sensibili a basse intensità di luce (ma non ai colori), perciò agevolano la visione notturna.

I fotoni – di cui è composta la luce – sono provenienti dall’oggetto che guardiamo, entrano nel globo oculare attraverso la pupilla, il foro nero situato al centro dell’iride (quest’ultima ha il compito di regolare la quantità di luce che entra nell’occhio restringendo la pupilla in presenza di luce molto forte e dilatandola in presenza di luce debole).

In relazione a quello che è stato affermato da L.J. Press, va precisato che ciò che conosciamo influenza ciò che percepiamo.
Qualunque sia il canale sensoriale interessato, la nostra percezione è influenzata da quello che abbiamo visto, udito, gustato, odorato e toccato.

In definitiva, la nostra percezione è influenzata cognitivamente. Per quel che riguarda la visione, invece, va rilevato che spesso nell’immagine che si forma sulla retina non c’è abbastanza informazione per specificare cosa essa rappresenti del mondo circostante.

Infatti, l’occhio, ben lungi dal poter risolvere da solo questo problema, cerca aiuto dal cervello.
Quest’ultimo acquisisce l’informazione ed elabora un’interpretazione applicando le conoscenze in suo possesso.

Per approfondire:
leggi l’articolo completo

***
Immagine in testata di pixabay (licenza free to share)

Maria Grazia Carlino

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