L’uovo, l’autonomia e la gallina: esperimenti di Europa attiva nell’agrorurale
Può un territorio agromontano gestire lo sviluppo sostenibile se la scuola locale non ne insegna modi e tempi?
Parto per il mio nuovo lavoro di dirigente nel settembre 2007 armata di buone leggi e di qualche certezza europea: eco compatibilità, energia rinnovabile, ambiente. Decido che il mio futuro sarà uno scenario rurale – due istituti agro ambientali in montagna e uno storico e decaduto istituto agrario alla periferia di Bologna. A mio parere ci sono tutte le condizioni per sperimentare alcune sponde poco esplorate dell’autonomia (come la flessibilità dell’impiego del personale, le reti di scuole e il network con il territorio, previsti dagli articoli 7 e 11 del DPR 275) e per praticare le fondamentali direttive europee di Lisbona 2010 e dei programmi per l’occupazione.
Le tre scuole hanno sede in aree comunali, i muri sono provinciali, i docenti ministeriali, i mediatori provengono da cooperative, gli aiuti sono volontari, di associazioni che nell’agro industriale e nell’ambientale si sono inventati tutte le possibili declinazioni di arcaici mestieri recuperati e di percorsi nell’Appennino integrati in master universitari, per difendere il valore del territorio. Dove si pratica la logica del capacity building e del dialogo con tutte le parti sociali, il valore delle reti e della mobilità intellettuale. Gli scenari locali tuttavia, in territorio dove sono presenti le comunità montane, presentano un sistema di relazioni ad alta complessità al cui interno confluiscono ampi spettri di differenze, e le esigenze della vita collettiva complicano il campo dell’intervento pubblico. Le forme di governo si concentrano su pochi attori e su competenze definite in maniera settoriale: sono inadeguate. La grande risorsa per il cambiamento consiste tanto nella disponibilità da parte dei privati (genitori, imprese) a mobilitarsi attorno a questioni di interesse pubblico, e nel dovere da parte di docenti ed educatori di ripensare il proprio ruolo e la responsabilità personale.
Una delle priorità dell’Unione europea è quella di garantire maggiore sicurezza di approvvigionamento energetico a imprese e consumatori europei, possibilmente a prezzi più bassi. Questa politica, che passa per una maggiore apertura del mercato dell’energia e maggiori investimenti in infrastrutture, fa parte della più ampia strategia messa in campo dall’Europa all’inizio del 2007 per promuovere la lotta ai cambiamenti climatici.
Decidiamo di sperimentare nelle scuole nuove attività didattiche relative al compostaggio di biomasse provenienti dalla gestione dell’azienda agraria e delle aree a verde ornamentale dell’istituto. Gli studenti, coordinati dagli insegnanti e con la partecipazione di unità del personale ATA, svolgono ed eseguono il monitoraggio delle varie fasi del processo di compostaggio: la raccolta di biomasse compostabili (sfalci, foglie, potature ecc.); la preparazione dei cumuli per l’avvio del compostaggio con esecuzione delle periodiche operazioni di gestione e monitoraggio. Il compost serve a produrre 5000 piante nel vivaio. Diventano stelle di natale e azalee vendute dall’ANT e dalla Lega italiana tumori.
Le attività sono condotte con approccio interdisciplinare e consentono di approfondire contenuti di varie materie di studio quali Chimica Agraria, Scienze e Tecniche di Produzione Vegetale, Tecnica e Produzioni Vivaistiche, contestualizzando la realizzazione dei programmi ministeriali nell’ambito di tematiche di interesse ambientale di notevole attualità. I nuovi studi sul paesaggismo urbano entrano trionfalmente nei programmi tradizionali. Vinciamo così due edizioni di Scuole Aperte: la prima con un progetto Compost per il quale intrecciamo intese con Vigili del Fuoco e con il comune di Bologna (che nel dicembre 2007 adotta una delibera che apre la città a nuove forme di risparmio energetico e cooperative della vicina Granarolo), il secondo con un progetto di Eco Parco Storico da aprire alla cittadinanza.
E per coronare il nostro sogno europeo all’insegna di questi temi inauguriamo nel maggio 2008 con Europe Direct dell’assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna un punto EuropEducation all’Agrario Serpieri. Entriamo nella rete europea di 490 uffici della Commissione Europea per la quale coltiviamo un raro fiore: il corso EJJ European Junior Journalist affinchè gli studenti del Serpieri e di molte altre scuole imparino a documentare l’Europa.
Lucia Cucciarelli