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Uno spazio europeo per l’education

Pubblicato il: 12/10/2010 15:58:20 -


È ancora lunga la strada per superare e rimuovere gli ostacoli che si frappongono non solo alla piena e condivisa armonizzazione dei sistemi universitari in Europa, ma soprattutto alla concreta integrazione culturale europea.
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Si è tenuto a Bologna il 15 settembre l’importante Convegno dal titolo “Lo Spazio europeo per l’istruzione superiore: proposte per il futuro”, organizzato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dall’Alma Mater Studiorum di Bologna e dall’Observatory Magna Charta Universitatum. L’incontro si è svolto all’interno di una settimana di eventi internazionali promossi per celebrare sia il XXII anniversario della firma della Magna Charta – il documento che enuncia i principi fondamentali di libertà di pensiero, di conoscenza, di ricerca e di insegnamento dell’università – sia il decennale del “Bologna Process”, la riforma degli atenei europei suddivisa per cicli, laurea triennale, specialistica e dottorato. Ma è stata soprattutto l’occasione per riflettere sull’intero processo di integrazione e internazionalizzazione dell’accademia in Europa e nel mondo.

La manifestazione si è aperta con i saluti del rappresentante del MIUR, del Rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi, e con le relazioni del Presidente Onorario dell’Osservatorio della Magna Charta, Fabio Roversi Monaco, e dell’Ambasciatore Sergio Romano. Nelle successive tre tavole rotonde dedicate ai temi del ruolo della comunità accademica rispetto alla società, al mondo economico, alle istituzioni politiche nazionali e internazionali, sono intervenuti, tra gli altri, per il Parlamento europeo, l’On. Luigi Berlinguer, ex ministro e fondatore del Bologna Process, esponenti dell’European University Association, di istituzioni italiane, europee ed extra-europee, con l’intento di mostrare luci ed ombre a dieci anni dalla Dichiarazione di Bologna.

Dalla discussione sulla valutazione dello stato di realizzazione degli obiettivi fissati dal Bologna Process, in tutti i soggetti è emersa con chiarezza la necessità di superare e rimuovere gli ostacoli che ancora si frappongono non solo alla piena e condivisa armonizzazione dei sistemi universitari in Europa, ma soprattutto alla concreta integrazione culturale europea oltre quella economica e politica. L’impegno inderogabile a lavorare per la costruzione di uno Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore, analizzandone i punti di criticità e di successo, significa innanzitutto migliorare un modello europeo universitario competitivo, cui il resto del mondo guarda da tempo con interesse come esempio di cooperazione transfrontaliera; in secondo luogo promuovere una formazione universitaria che risponda alle esigenze del mercato del lavoro per far fronte al rallentamento della crescita economica; in terzo luogo, proporre un sistema di istruzione che pone la centralità dello studente, e che fa propria la necessità di coniugare l’incentivazione dei migliori con una formazione di qualità a molti.

Ma c’è di più: è apparso a tutti i partecipanti che sviluppare lo Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore, inteso come spazio di incontro tra esperienze differenti, come aggregazione di storie diverse, possibili anche dalla promozione della mobilità internazionale di studenti e docenti, vuol dire soprattutto realizzare in concreto la consapevolezza di una identità culturale europea, che oltrepassi i confini nazionali.

Tuttavia, per creare le condizioni affinché si diffonda una sensibilità comune europea, occorre accendere quel bisogno di conoscenza reciproca fin dalla scuola: “Poca favilla gran fiamma seconda”, per stare alle parole dantesche. Da un’indagine condotta nel 2008 dal ministero della Cultura francese per accertare quanto sanno della cultura altrui i popoli europei a livello scolastico, risulta che i cittadini del vecchio continente conoscono ben poco gli uni degli altri: solo il 10% dei francesi ha idea di chi fosse Dante, mentre il 40% degli italiani non sa citare neppure un personaggio storico d’oltralpe, e il 32% dei tedeschi non ricorda nessuna figura storica francese. I risultati allarmanti mostrano dunque un’Europa unita dall’ignoranza, chiusa nel proprio villaggio, o comunque ancora un’“Europe des patries”, secondo l’espressione cara a De Gaulle.

È necessario allora che la scuola promuova in modo incisivo e convinto un’education aperta ad altri saperi e contesti di appartenenza, incrementando lo studio delle lingue, favorendo la conoscenza reciproca in ambito storico, politico, economico, culturale, anche attraverso scambi interculturali e soggiorni all’estero. Solo attraverso la definizione di un canone culturale comune europeo sarà possibile costruire concretamente lo spazio europeo dell’education e quindi garantire una reale identità europea, pur nel riconoscimento e rispetto delle differenze nazionali – si sa, l’Europa è una e molteplice – in cui l’Europa ha bisogno oggi, più che in passato, di riconoscersi e farsi riconoscere.

In questo senso, allora, l’educazione risponderà appieno al suo significato etimologico e alla sua mission, vale a dire condurre i giovani al di fuori dei propri confini per varcare nuove frontiere in termini di sapere e cittadinanza.

Carla Guetti

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