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La mia scuola è un piccolo mondo. Forse il mondo di domani sarà come la mia scuola

Pubblicato il: 06/05/2015 21:52:35 -


Con queste parole Marco descrive la sua scuola. Una scuola che vive l’intercultura non solo come valore, ma come un modo per attuare un cambiamento profondo del modo stesso di pensare la scuola.
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Certo, prof., che a scuola nostra è tutto un via vai!”, dice Sabina, mentre si prepara a intervistare i docenti delle scuole francesi, inglesi, belghe e maltesi ospiti presso il nostro Istituto per il Meeting del Progetto Comenius “Move your Buddy”. In loro onore, le scuole del nostro Istituto sono state decorate con disegni e bandiere, pensieri sull’Europa e sulla pace: “La pace ha l’odore dei biscotti della nonna”; “Gli stati d’Europa sono come fratelli: litigano ma si vogliono bene lo stesso”. Durante l’anno scolastico, gli alunni hanno conosciuto i loro coetanei europei tramite skype, hanno cantato insieme nella giornata europea, si sono scambiati cartoline di auguri per Natale e organizzato giochi olimpici.
Le due settimane precedenti all’arrivo della delegazione europea, c’è stata l’accoglienza di dodici alunni e sei professori di Hangzhou, della Wenlan Middle School. Pertanto, accanto alle bandiere dei paesi europei, ci sono messaggi di benvenuto in cinese, un drago rosso fiammante, gli auguri di buon anno e tantissimi disegni. In uno di essi, Alice ha raffigurato il campanile di Giotto e la Oriental Pearl Tower di Shanghai unite da un arcobaleno. Lei li conosce entrambi: è nata qui, ma i suoi nonni vivono in Cina: quell’arcobaleno unisce anche i suoi luoghi del cuore.

La presenza della delegazione cinese non è un evento sporadico: ogni anno, in collaborazione con il Cospe e la Scuola cinese di Firenze, si realizza uno scambio tra gli studenti dell’Istituto e gli alunni di scuole cinesi, prevalentemente di Wenzhou e Hangzhou. In entrambi i casi gli studenti sono ospitati dalle famiglie, vivono in case lontane e tanto diverse dalle loro. È un’esperienza unica, certo non facile, che li porta a orientarsi fuori dal proprio ambiente, mettendo in gioco risorse cognitive e relazionali. “Questo viaggio mi ha fatto crescere e ho imparato a fidarmi degli altri, a distaccarmi dalla nostalgia e ad assaggiare le cose”, scrive Tommaso; “ho imparato a essere più responsabile e indipendente e ho scoperto che sono più forte di quanto credessi”, aggiunge Elisa.

Non occorre, però, compiere viaggi così lunghi per imparare dallo sguardo degli altri, poiché il mondo, ormai, è nelle nostre scuole.
La presenza di alunni stranieri tra gli iscritti è uno degli indicatori positivi utilizzati per la valutazione di Università e Centri di Ricerca, nelle classifiche internazionali. È considerata un indicatore di prestigio e qualità dell’Istituto. Si può dire la stessa cosa delle scuole primarie e secondarie del nostro paese?

Il crescente numero di alunni di origine non italiana è visto, ancora oggi, molto più come un problema che come un’opportunità. Indubbiamente, gli sconsiderati tagli alle risorse destinate alla scuola pubblica degli ultimi anni hanno aumentato le difficoltà, sottraendo risorse preziose per ogni attività, comprese quelle dedicate a una didattica inclusiva. Questo approccio, però, rischia di sottolineare soltanto gli elementi problematici, invece di cogliere gli aspetti più ricchi di potenzialità e di crescita per tutti.
Gli insegnanti, a fronte di questi cambiamenti, rischiano di sentirsi soli, se la scuola non si attrezza adeguatamente, anche perché le consuete strategie per affrontare tali mutamenti non sono sempre utili. Spesso non si tratta, infatti, di rinforzare le consuete modalità di operare, ma di attuare cambiamenti più profondi, di natura sistemica della scuola nel suo complesso, del modo stesso di pensare la scuola.

L’Istituto Comprensivo Gandhi è situato alla periferia nord di Firenze, dove è molto forte la presenza di famiglie immigrate. Oltre il 45% degli alunni è di origine non italiana, la maggior parte è di origine cinese. L’Istituto ha compiuto precise scelte pedagogiche e didattiche, basate su un’idea di scuola aperta al mondo, nella quale ogni diversità è un valore. Una scuola che è un centro di ricerca educativa, dove si sperimentano ogni giorno le buone pratiche teorizzate da decenni.

Il modello è basato su uno sfondo integratore costituito dalle “Life skills” indicate dall’Oms, sviluppate attraverso le discipline, cioè quelle abilità e competenze che consentono di agire da soggetto consapevole, critico e responsabile.
Gli assi portanti di questo modello sono costituiti dal curricolo verticale, attraverso lo sviluppo del lessico settoriale e dell’intercultura, il vero filo rosso che è sotteso a ogni attività didattica, a partire dalle finestre interculturali che vengono aperte per ogni disciplina. In un contesto didattico come quello dell’Istituto, la pluralità di lingue e culture è un dato di fatto, ma avere reso l’intercultura parte integrante delle attività didattiche ne ha disvelato le potenzialità di crescita per tutti.
È all’interno di questo sistema, infatti, che si inseriscono e trovano un senso profondo i contatti con le scuole di altri paesi del mondo, attraverso gli scambi con le scuole cinesi, la partecipazione ai Progetti di partenariato Comenius e le attività di e-Twinning. I viaggi, le lezioni di lingua cinese, le videoconferenze sono volti a favorire la curiosità e la conoscenza di altre culture, la scoperta della varietà delle lingue e la valorizzazione del plurilinguismo. Ognuna di queste attività ha, inoltre, una ricaduta positiva nella vita scolastica, perché vengono poste al centro le emozioni dei ragazzi, in continuo scambio di esperienze con coetanei che provengono o vivono in altri paesi.
Infine, il confronto e lo spiazzamento permettono di guardare la nostra cultura da altri punti di vista, fornendo spunti di discussione nuovi o punti di contatto sorprendenti, aiutandoci così a sviluppare uno sguardo diverso su noi stessi e sul mondo.

Attraverso gli scambi, la piccola scuola della periferia fiorentina è entrata in contatto con il mondo, diventando un laboratorio del futuro. Poiché, come dice Marco: “La mia scuola è come un piccolo mondo. Forse il mondo di domani sarà come la mia scuola”.

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Immagine in testata della Wenlan Middle School di Hangzhou

Patrizia Salvadori

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